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Call of Duty: Black Ops 6 va sul Game Pass e potrebbe essere un bene e un male allo stesso tempo

Cerchiamo di chiarire come mai l'arrivo su Game Pass di Call of Duty: Black Ops 6 è una buona e una cattiva notizia allo stesso tempo.

NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   28/05/2024
Un soldato di Call of Duty: Black Ops 6

Oggi Microsoft ha annunciato che Call of Duty: Black Ops 6 sarà lanciato da subito anche sul Game Pass, il suo servizio in abbonamento attualmente al centro del dibattito riguardante l'ecosistema Xbox. Per qualcuno l'aggiunta di un gioco simile al catalogo dal primo giorno di disponibilità è considerabile il segno che la casa di Redmond ci crede ancora (del resto ci ha investito sopra miliardi di dollari) e che è disposta a quello che possiamo considerare un investimento enorme per supportarlo. Quindi è sostenibile? Ragioniamoci un attimo sopra.

Chiedersi se il Game Pass sia sostenibile o meno non ha in realtà molto senso, almeno non in questi termini. Semplicemente il Game Pass diventa sostenibile nel momento in cui la crescita degli abbonati è in linea con le stime di Microsoft, mentre diventa insostenibile quando questi numeri rallentano o si fermano completamente. Ultimamente pare che lo scenario sia il secondo, quindi qualche dubbio è legittimo averlo, ma non è comunque possibile determinare un principio di sostenibilità o insostenibilità assoluto.

Se vogliamo è una banalità, ma è così che stanno le cose. Prima di lanciare il servizio Microsoft avrà fatto i suoi conti, sperando che l'offerta attirasse un certo numero di persone e che quelle persone aumentassero costantemente anno dopo anno, fino a raggiungere una certa quota, stabilita all'interno di un margine più o meno ampio. Il resto sono discorsi che lasciano un po' il tempo che trovano, come quello sul calo delle vendite dei giochi inclusi nel servizio, che non riguardano tanto la sostenibilità dello stesso, ma appunto quella dei giochi stessi.

Un grosso investimento

Il lancio di Call of Duty: Black Ops 6 dal day one su Game Pass può avere molti risvolti. Uno sicuramente positivo per il servizio, perché può portare a una crescita sostenuta degli abbonati, considerando l'attrattiva del titolo. Allo stesso tempo però, sarà un banco di prova importante, perché se neanche un nuovo Call of Duty riuscisse a dare al Game Pass la spinta che cerca da anni, allora Microsoft potrebbe davvero ripensarlo in qualche modo, anche profondamente, riducendo ulteriormente gli investimenti su di esso.

Un Monte Rushmore in stile Call of Duty: Black Ops 6
Un Monte Rushmore in stile Call of Duty: Black Ops 6

Per quanto non tutti amino la serie Call of Duty, è davvero difficile pensare a un gioco più forte da dare in pasto agli abbonati, quindi immagino che Microsoft si aspetti dei risultati importanti, con riscontri non tanto da chi è già abbonato, ma soprattutto da chi ancora non lo è. Non voglio darvi l'idea che sia l'ultima spiaggia del Game Pass, ma sicuramente intorno ai numeri di Call of Duty si giocherà buona parte del suo futuro. Microsoft non vuole rinunciare al Game Pass senza lottare, ma in caso di insuccesso rimarrà disarmata, con Phil Spencer (il capo della divisione gaming della compagnia) e i suoi che avranno perso un argomento fondamentale per difenderne l'esistenza (almeno nella forma attuale).

Questo è un editoriale scritto da un membro della redazione e non è necessariamente rappresentativo della linea editoriale di Multiplayer.it.