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Caso Metro Exodus: le esclusive sui singoli store stimolano la concorrenza o l'ammazzano?

Qualche pensiero sparso sulla recente manovra di Epic Games Store per assicurarsi l'esclusiva di Metro Exodus su PC.

NOTIZIA di Giorgio Melani   —   29/01/2019
Metro Exodus
Metro Exodus
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Il caso del giorno è sicuramente l'esclusiva di Metro: Exodus affidata ad Epic Games Store, una decisione arrivata all'improvviso a poche settimane dalla data di uscita del gioco e quando già in diversi utenti si erano organizzati per l'acquisto su store diversi. L'effetto maggiore ovviamente è ricaduto su Steam, anche perché sullo store di Valve il gioco era disponibile in pre-order da tempo, cosa che ha creato lo strano caso di un'esclusiva azzoppata, in quanto coloro che hanno effettuato la prenotazione, giustamente, otterranno comunque il gioco sullo store in questione, a prescindere dall'accordo preso successivamente da Deep Silver con Epic per l'esclusiva. Quest'ultima a quanto pare sarà temporale, dunque Metro: Exodus sarà poi messo a disposizione anche sugli altri store ma non ci sono ancora informazioni precise sulle tempistiche di questa apertura agli altri digital delivery. Al di là della scarsa eleganza (per usare un eufemismo) dimostrata nel finalizzare un accordo del genere a qualche giorno dal lancio del gioco sul mercato, questa vicenda crea un notevole precedente.

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Non siamo abituati a questo genere di iniziative in ambito videoludico, dove solitamente le esclusive sono associate a intere piattaforme e servono appunto a caratterizzare quest'ultime e spingerne le vendite, non a singoli store riferiti ad una piattaforma in particolare (nella fattispecie il PC, ovviamente). Si tratta invece di una situazione che si trova abitualmente con altri media, come in ambito musicale, televisivo e cinematografico, anche se spesso in questi ultimi casi le condizioni sono diverse, in quanto si tratta spesso di esclusive legate a servizi su abbonamento, assimilabili dunque alla fruizione "sistemica" dei contenuti. Nel caso dell'Epic Games Store invece si crea una situazione un po' diversa, perché si limita la possibilità di acquistare un prodotto all'interno di un singolo luogo laddove solitamente si può godere di diverse possibilità di scelta, salvo ovviamente per quanto riguarda quei titoli che vengono direttamente distribuiti da un'etichetta che si occupa anche della rivendita (come spesso accade con gli indie su Steam).

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Non si tratta infatti di una semplice guerra tra Epic e Valve, ma dell'esclusione anche di tutti gli altri canali di vendita online, in quanto Metro Exodus si troverà solamente all'interno dell'Epic Games Store. In un certo senso, è come se venisse meno uno degli elementi vantaggiosi del gaming su PC, ovvero la possibilità di scegliere la modalità di acquisto e la maggiore libertà lasciata al giocatore di personalizzare la propria esperienza di gioco. In questo modo, la situazione è simile a quella degli store digitali sulle console, essendo questi univocamente legati ai singoli produttori hardware, condizione che tuttavia è insita nella scelta stessa della console. Abbiamo tutti salutato l'arrivo del nuovo store targato Epic come un'ottima notizia, un evento in grado di arricchire il panorama PC ed evolvere il mercato attraverso una sana e agguerrita concorrenza, di cui peraltro si sentiva il bisogno visto lo strapotere di Steam, ma manovre di questo tipo instillano comunque qualche dubbio sui reali vantaggi che possono andare al consumatore.

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La stessa THQ Nordic, pur schierandosi dietro a un opportuno "no comment", è sembrata prendere le distanze piuttosto nettamente dalla decisione, che a quanto pare è ricaduta interamente sulle spalle di Koch Media. "Vogliamo sicuramente che i giocatori possano scegliere la piattaforma che preferiscono e rendere il nostro portfolio disponibile a quanti più rivenditori possibile", si legge infatti nella comunicazione ufficiale del publisher. Effettivamente, una manovra del genere va in contrasto con i presunti vantaggi della concorrenza tra store digitali su PC, che dovrebbe normalmente portare a una competizione basata su prezzi, vantaggi per gli sviluppatori e su preferenze di utilizzo in termini di interfaccia, client e community, questi ultimi peraltro che rappresentano elementi su cui l'Epic Games Store ha ancora un po' da lavorare. D'altra parte, è possibile che si tratti di tattiche necessarie ad Epic per imporsi velocemente in un mercato già fortemente strutturato, da utilizzare in un primo periodo di inserimento per poi essere abbandonate sul lungo termine (anche perché immaginiamo che possano rappresentare accordi onerosi per Epic), dunque potrebbe non essere il caso di preoccuparsi di questa situazione come di una tendenza destinata ad affermarsi.