Donald Trump, presidente degli USA, ha puntato il dito contro i videogiochi violenti in merito alle sparatorie che si sono verificate negli scorsi giorni a Dayton (Ohio) ed El Paso (Texas), in cui si contano oltre ottanta persone fra morti e feriti.
"Dobbiamo porre un freno alla glorificazione della violenza nella nostra società. Ciò include i videogiochi violenti e macabri divenuti di uso comune", ha detto Trump. "È troppo facile al giorno d'oggi, per un giovane problematico, circondarsi di una cultura che celebra la violenza."
"Dobbiamo fermare e ridurre in maniera sostanziale questo fenomeno, a cominciare da subito. I cambiamenti culturali sono complessi, ma ognuno di noi può contribuire alla creazione di un contesto in cui vengano celebrati la dignità e il valore di ogni vita umana."
Parole che nei fatti stridono con quella che è la comunicazione politica di Donald Trump e con la sua strenua difesa della libera commercializzazione delle armi, inclusi i fucili automatici utilizzati per le ultime sparatorie: solo quest'anno negli Stati Uniti ce ne sono state ben 249.
La Entertainment Software Association ha risposto alle parole del presidente ricordandogli un incontro dello scorso anno in cui sono stati prodotti numerosi studi scientifici che hanno stabilito la mancata correlazione fra videogiochi e violenza.
Max Schaefer, uno degli autori di Torchlight, è intervenuto sulla questione dicendo che Trump "incoraggia e promuove apertamente l'odio e la violenza nei suoi comizi. In tutti i paesi ci sono i videogiochi, in tutti i paesi ci sono problemi legati alle malattie mentali, ma solo negli USA si verificano queste sparatorie."
Anche Reggie Fils-Aime, ex presidente di Nintendo of America, ha voluto dire la sua, pubblicando un grafico piuttosto eloquente che evidenzia come non ci sia alcuna correlazione fra videogiochi e sparatorie.