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Epic Games denuncia Google e Samsung per l'Auto Blocker: nuova battaglia in tribunale

Epic Games ancora contro Google e questa volta anche Samsung per l'utilizzo del sistema Auto Blocker che controlla le installazioni da store di terze parti: nuova battaglia in tribunale.

NOTIZIA di Giorgio Melani   —   30/09/2024
Un'immagine di Fortnite
Fortnite
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Epic Games ha deciso di denunciare Google e Samsung per l'utilizzo dell'Auto Blocker, un sistema che, in base a quanto riferito dai produttori, dovrebbe proteggere gli utenti dall'eventuale installazione di malware ma che, secondo la compagnia videoludica, si limita a bloccare tutto il software che non passi attraverso gli store ufficiali.

Si tratta, in definitiva, di un'altra puntata della lunga guerra di Epic Games agli store proprietari e ai "walled garden" proposti dai grandi produttori di hardware e software, che a detta della compagnia di Tim Sweeney impediscono una concorrenza leale attraverso sistemi non regolari, oltretutto in combutta tra Google e Samsung in questo caso.

Se da una parte la prima è ormai uno storico avversario di Epic Games, la seconda giunge nuova anche perché era emersa come una sorta di alleato all'epoca delle prime schermaglie legali contro Google e Apple, cosa che rende il caso piuttosto curioso.

Fortnite sotto attacco?

L'oggetto del contendere è dunque l'Auto Blocker, per Google e Samsung uno strumento di sicurezza per gli utenti, mentre per Epic Games solo un altro metodo per impedire il libero accesso a contenuti che esulano dagli store standard.

Questo, ovviamente, va a colpire anche i prodotti di Epic come Fortnite, visto che è richiesto il blocco del software in questione per poter procedere all'installazione di questo.

Samsung, in particolare, ha recentemente introdotto l'Auto Blocker per impedire il side-load di software, risultando però in un ostacolo anche all'installazione di Fortnite, in quanto blocca tutti i software che non provengono dal Samsung Store o dal Google Store.

Secondo Tim Sweeney ed Epic Games, questo sarebbe un comportamento anti-concorrenziale, perché sebbene ponga un problema facilmente risolvibile, rappresenta comunque un ostacolo alla libera concorrenza, e pone anche dubbi, negli utenti, sulla sicurezza del software di terze parti. A questo punto, attendiamo di vedere come si svilupperà la questione in ambito legale.