Il Guardian ha intervistato Gary Bowser, ovvero l'hacker al centro di una delle più discusse operazioni anti-pirateria, il quale ha raccontato il dramma della sua situazione, per la quale si trova adesso a dover restituire 14 milioni di dollari a Nintendo, dopo il carcere.
Il personaggio in questione sembra avere una visione piuttosto ottimistica, a dire il vero, sostenendo che "potrebbe andare molto peggio", e che ha sperimentato situazioni effettivamente peggiori come quando ha vissuto da homeless poco dopo i vent'anni. La storia è nota da tempo: Bowser, il cui nome è incredibilmente calzante, è stato considerato una figura chiave del Team Xecuter, un gruppo che ha prodotto hardware e software in grado di favorire la pirateria sulle piattaforme Nintendo.
Per questo motivo, è stato arrestato, ha passato alcuni mesi in carcere e ora è libero, ma dovrà dare alla compagnia il 30% dei suoi guadagni per tutta la vita, per cercare di ripagare il risarcimento da 14 milioni di dollari richiesto dalla casa di Kyoto. L'articolo del Guardian non vuole ovviamente riabilitare Bowser, il quale è ben consapevole dei crimini commessi, ma ne emerge un ritratto particolare, oltre a mettere in evidenza la situazione un po' kafkiana in cui si trova attualmente, in base alla pena comminatagli.
Una vita complicata, ma "potrebbe andare peggio"
Dopo una vita passata a riparare hardware di vario tipo e gestire un internet cafe, nel 2010 si spostò nella Repubblica Dominicana e successivamente entrò in contatto con il Team Xecuter, per il quale ufficialmente veniva pagato solo per aggiornare il sito internet (per poche centinaia di dollari) ma che diventò poi una sorta di intermediario tra i produttori di hardware e software e i tester, diventando sempre più coinvolto nella questione.
Per questo motivo il suo nome probabilmente è emerso in maniera più chiara rispetto ad altri membri del team con responsabilità più elevate, e divenne suo malgrado l'elemento centrale della spettacolare operazione di polizia diventata una delle maggiori nell'ambito della lotta alla pirateria: "Il giorno in cui accadde, stavo dormendo nel mio letto, alle quattro del mattino e avevo bevuto tutta la notte", racconta Bowser, "All'improvviso mi sveglio e vedo tre persone intorno al mio letto, che mi puntano fucili alla testa. Mi hanno trascinato fuori, messo su un camion e portato all'ufficio della Interpol".
Venne arrestato proprio nel pieno periodo della pandemia da Covid, che complicò alquanto le cose anche perché si ammalò piuttosto gravemente della malattia in questione durante il periodo in custodia. Il caso di Bowser, a detta della stessa Nintendo, doveva essere esemplare, lanciare un messaggio in modo che tutte le persone coinvolte con la pirateria sapessero cosa poteva succedere loro, e per questo il trattamento è stato particolarmente severo, anche in rapporto con il suo effettivo ruolo all'interno del Team Xecuter, per il quale ufficialmente era solo responsabile degli aggiornamenti sul sito.
Bowser ha spiegato che avrebbe potuto probabilmente controbattere a buona parte delle accuse, ma combattere per vie legali contro 13 imputazioni sarebbe costato troppo, in termini di tempo e soldi, dunque giudicò più semplice dichiararsi colpevole ed essere accusato di due imputazioni, che hanno comunque finito per richiedere 14 milioni di dollari di risarcimento.
La lunga e impossibile strada per il risarcimento
Bowser ha iniziato a ripagare Nintendo già dal carcere, dove è rimasto solo 14 mesi dei 40 previsti grazie alla buona condotta, inviando alla compagnia circa 25 dollari al mese, raccolti attraverso i lavori socialmente utili effettuati direttamente nel penitenziario, ma dovrà continuare a versare circa il 30% dei suoi guadagni a Nintendo per il resto della vita, al di fuori delle spese necessarie per la sopravvivenza.
"Li pagherò con quello che posso, che non saranno molti soldi, questo è sicuro", ha riferito Bowser, il quale continua comunque a pensare che "potrebbe andare peggio", considerando che è riuscito a trovare una casa in affitto e riesce ogni mese a ricavare i soldi per la sopravvivenza, sebbene questo sia complicato anche dalla sua precaria situazione di salute, con necessità di fisioterapia a causa della sua elefantiasi a una gamba, per la quale riesce a pagare anche grazie a un'iniziativa su GoFundMe a suo nome.