Google ha perso la causa con Epic Games: alcune ore fa una giuria federale ha dichiarato che il Play Store è un monopolio illegale, che mette in atto pratiche anticoncorrenziali nei confronti degli sviluppatori per quanto concerne la distribuzione e i pagamenti dei loro prodotti.
Come ricorderete, lo scorso aprile è successo esattamente il contrario con Apple, che ha vinto in appello con Epic Games perché per i giudici l'App Store non è un monopolio. In questo caso la giuria ha riscontrato irregolarità nel rapporto fra Play Store e sistema di pagamento, nonché negli accordi con le aziende per non competere con la piattaforma, definiti anticoncorrenziali.
Proprio quest'ultimo aspetto sembra aver fatto la differenza rispetto alla causa con Apple, che producendo i propri dispositivi non ha dovuto trovare accordi con altre aziende perché evitassero di lanciare un proprio store come invece ha appunto fatto Google, pagando Samsung e altri sviluppatori in tal senso.
Google non si arrende
Sentito il verdetto della giuria federale, Google ha dichiarato che ricorrerà in appello. "Android e Google Play offrono più scelta e apertura di qualsiasi altra grande piattaforma mobile", ha dichiarato Wilson White, vicepresidente degli affari governativi e delle politiche pubbliche di Google.
"Il processo ha chiarito che siamo in forte concorrenza con Apple e il suo App Store, oltre che con gli app store dei dispositivi Android e delle console di gioco. Continueremo a difendere il modello di business di Android e rimarremo profondamente impegnati nei confronti dei nostri utenti, dei nostri partner e dell'intero ecosistema Android."
Il comunicato di Epic Games
"Il verdetto di oggi rappresenta una vittoria per tutti gli sviluppatori di app e per gli utenti di tutto il mondo", ha scritto Epic Games. "Dimostra che le pratiche di Google in materia di app store sono illegali e che abusano del loro monopolio per estorcere tariffe esorbitanti, soffocare la concorrenza e ridurre l'innovazione."
"Nel corso del processo sono emerse le prove che Google era disposta a spendere miliardi di dollari per soffocare gli app store alternativi, pagando gli sviluppatori per abbandonare i loro store e qualsiasi piano di distribuzione diretta, e offrendo accordi altamente lucrativi con i produttori di dispositivi in cambio dell'esclusione degli app store concorrenti."
"Questi accordi avevano lo scopo di consolidare il dominio di Google come unico app store disponibile, e hanno funzionato. Oltre il 95% delle app viene distribuito attraverso il Play Store su Android. Google impone una tassa del 30% agli sviluppatori semplicemente perché ha impedito che emergessero concorrenti validi in grado di offrire offerte migliori."
Il comunicato si conclude con un importante auspicio: "Le prove presentate in questo caso dimostrano l'urgente necessità di una legislazione e di regolamenti che affrontino la morsa di Apple e Google sugli smartphone, anche grazie alla promettente legislazione in corso con il Digital Markets, Competition and Consumer Bill nel Regno Unito e il Digital Markets Act nell'UE."