Alcuni giocatori professionisti della serie Gran Turismo, recentemente usati per attirare il pubblico su Gran Turismo 7, sono stanchi di essere pagati in visibilità e stanno abbandonando il gioco e la serie, come Lewis Bentley che ha raccontato alla testata Jalopnik di tutti i problemi che i piloti virtuali devono affrontare costantemente.
Bentley ha iniziato raccontando della sua vittoria, con susseguente cocente delusione, nella corsa Pro/Am di Salzburg nel 2019 per il FIA-Certified Gran Turismo Championships (FIA GTC), competizione in cui i piloti migliori venivano accoppiati a degli influncer per scopi promozionali. Bene, nonostante la gara sia stata sostanzialmente vinta da Bentley, che salì sul palco insieme al suo collega, usato più come specchietto per le allodole, impugnando il Thrustmaster T-GT come premio, spente le telecamere il costoso volante gli fu tolto e gli venne detto che il premio sarebbe andato solo all'influencer.
Per il pilota virtuale fu un vero schiaffo in faccia, che gli fece pesare non poco tutto il tempo trascorso ad allenarsi per diventare uno dei tre piloti di Gran Turismo più veloci al mondo.
Dopo Bentley, anche altri hanno raccontato la loro esperienza, facendo emergere un sistema basato su premi spesso futili e non in grado di mantenere le carriere dei piloti. Ad esempio i vincitori della Nations Cup and Manufacturer Series sono stati invitati a una cerimonia di premiazione della FIA per figurare accanto a dei piloti professionisti, come Lewis Hamilton e Sébastien Ogier. Il pilota migliore ha ricevuto dei regali dai partner di Gran Turismo, come degli orologi della TAG Heuer o dei volanti della BBS, ma niente soldi.
Tutti i piloti virtuali concordano nel dire che avrebbero preferito ottenere dei compensi monetari o del supporto per trasformare la loro passione in una carriera, al posto di questi premi, come del resto succede per altri eSport motoristici, come la eNASCAR Series che conferisce ai vincitori delle competizioni su iRacing dei premi in denaro. Inoltre, guardando al di fuori dei giochi di guida, la situazione è ancora più rosea per i giocatori professionisti.
Nessuno in realtà si lamenta dell'equipaggiamento ricevuto da Sony o del trattamento generale, con viaggi pagati e alloggi in alberghi a quattro e cinque stelle. Il problema sono i soldi che non arrivano mai e che rendono impossibile trasformare le ore di allenamento che ci vogliono per arrivare in cima alla categoria in un lavoro vero e proprio.
Oltretutto i giocatori non possono nemmeno indossare magliette con loghi di potenziali sponsor esterni, ma devono di fatto indossare una divisa a tema Gran Turismo, con solo i loghi del franchise. Insomma, non c'è modo di monetizzare tanto impegno al punto che molti hanno deciso di abbandonare, perché la vita vera ha iniziato a chiamare. A quanto pare il problema di fondo è strutturale e affonda nel modo di organizzare il settore eSport di Polyphony Digital, lo studio di sviluppo del gioco che gestisce anche il franchise Gran Turismo, che non riesce a coinvolgere le grandi organizzazioni eSport e non si crea una rete di sponsor per gli eventi, tale da poter compensare anche i piloti.