Una delle forme più diffuse di ottusità nel mondo dei videogiochi è credere che quando si parla di cambiamenti in atto nell'industria ci si riferisca necessariamente a modifiche radicali delle forme dominanti di consumo e fruizione dei videogiochi entro tempi brevissimi. Ovviamente vengono aprioristicamente rifiutate.
Quando si affacciarono sul mercato i primi free-to-play e si iniziò a prospettare la crisi del modello economico tradizionale, le reazioni dei videogiocatori furono da una parte di negazione: 'questa roba non prenderà mai piede', dall'altra di ottimismo: 'serviranno a finanziare i videogiochi tradizionali'. Lo stesso dicasi per il mobile gaming, accolto dall'utenza con una sufficienza e uno snobismo che ha fatto epoca: 'questo non è il vero gaming', 'sono giochi troppo insulsi per attrarre' e così via. Guai a chi allora prospettò la possibilità che queste novità prendessero davvero piede, perché sicuramente fu attaccato da branchi di videogiocatori famelici pronti a strappargli la carotide a morsi urlando alla blasfemia. La storia però ci insegna che il modello free-to-play e il mobile gaming hanno dato vita a quello che attualmente è il settore più florido dell'intera industria. Ci hanno messo qualche anno, ma alla fine ce l'hanno fatta e, anche se dove si parla di videogiochi tradizionali si tende a sorvolare su questi fenomeni, i numeri parlano chiaro. Del resto chi avrebbe mai scommesso negli anni '80 che le sala giochi sarebbero diventate una specie protetta e che il mercato casalingo le avrebbe surclassate? Suvvia, siamo cresciuti mettendo gettoni nei cassoni di Wonder Boy, Gun Smoke, The New Zealand Story, Bubble Bobble, The Legend of Hero Tonma... poteva davvero finire tanta meraviglia? Attualmente una reazione simile si è avuta di fronte a chi ha prospettato un cambiamento radicale portato nell'industria dal cloud gaming. Attenzione: si tratta di una tecnologia ancora molto dubbia e con dei problemi strutturali che rischiano di soffocarla nella culla, ma è comunque al centro dell'interesse di tutti i principali operatori del settore, che ci stanno investendo sopra capitali ingenti. Non è sbagliato prospettare scenari in cui prenda piede e cercare di capire cosa ciò comporterebbe.
Oggi Jim Ryan ha smentito per l'ennesima volta tutti quelli che volevano Sony indifferente all'arrivo sul mercato di Google Stadia e al lancio di Project xCloud, perché paladina del videogiocatore tradizionale.
Ryan: "Ovviamente abbiamo un nuovo concorrente annunciato di recente nel settore dei videogiochi, e c'è la possibilità che ne arrivino altri. Il panorama sta cambiando rapidamente. Se ci limitiamo a fare affidamento sul mondo che abbiamo conosciuto negli ultimi 25 anni, c'è il rischio che gli eventi attorno a noi ci colgano di sorpresa. Dobbiamo quindi avere una mentalità aperta e cercare di fare le cose seguendo un approccio che non abbiamo avuto in passato."
"Qualsiasi transizione sarà costante e graduale. Ho creato aziende PlayStation in tutto il mondo, posso raccontarvi dell'infrastruttura di cui disponiamo in alcune parti del pianeta dove abbiamo mercati molto importanti, e non saranno favorevoli a un modello interamente in streaming ancora per diversi anni".
Interpretiamo: Il cloud è il futuro? Ryan ci dice che è uno dei futuri possibili e che una grande azienda che vuole rimanere sul mercato non può ignorarlo, perché non può sottovalutare la potenza economica di Google e Microsoft. Si affermerà in breve tempo? Assolutamente no, soprattutto in alcuni territori con delle infrastrutture internet non ancora adeguate alla sfida. Sostituirà completamente il videogioco tradizionale? No, ma sicuramente lo modificherà in alcune forme.
Niente che non sia stato scritto da numerosi osservatori. Ovviamente detto da Sony fa un altro effetto, vero?