"L'industria dei videogiochi deve resettare la relazione tra impiegato e datore di lavoro," ha esordito Rami Ismail, sviluppatori indipendente tra le voci più rappresentative del settore, commentando i licenziamenti di Xbox, che hanno colpito quasi duemila persone e che sono stati annunciati nelle scorse ore, senza alcun preavviso dato ai lavoratori.
"Attualmente le persone hanno paura quando non carica Slack. Si sentono colpevoli di mantenere il posto di lavoro. Cliccano su un tweet sui licenziamenti in preda al panico per leggere la biografia e sapere se loro sono i prossimi." Quella descritta da Ismail è una situazione purtroppo molto comune all'interno delle compagnie videoludiche, dove la stabilità del posto di lavoro è minima e il timore di essere licenziati costante.
Una situazione esplosiva
Ma i problemi non finiscono qui: "Le persone lavorano a un gioco per anni senza avere la certezza che sarà lanciato o se saranno licenziati prima di essere accreditati. Se potranno usarlo per trovare un nuovo lavoro, un qualsiasi lavoro. Impacchettano le loro vite per trovare dove andare a sopravvivere e scoprire quanto possa durare."
Insomma, il mondo dello sviluppo dei videogiochi è sempre più precario e i tanto decantati consolidamenti pare che abbiano solo peggiorato la situazione: "non è accettabile. Meritiamo un'industria dei videogiochi che si prenda cura delle persone che amano questo medium, che ci permettano di lavorare al meglio delle nostre possibilità, per realizzare i giochi migliori che possiamo, per vivere delle vite stabili con un lavoro stabile, creando grandi quantità di ricavi."
Insomma, per Ismail, "Svolgere il lavoro che amiamo, dentro team specializzati e multidisciplinari che amiamo, con gente che amiamo, su progetti che amiamo, per giocatori che amiamo, non dovrebbe comportare così tante preoccupazioni e paure e traumi solo per far salire le azioni di una compagnia da 3.000 miliardi di dollari di mezzo punto percentuali per una o due settimane."
Quindi il nostro ha concluso: "Se l'industria non vuole darci le basi del rispetto reciproco, dobbiamo cambiarla insieme. Meritiamo di meglio. Gli studenti che si laureano in questo caos meritano di meglio. I nostri colleghi meritano di meglio. Le nostre famiglie meritano di meglio. Dobbiamo prendere posizione, perché non si può continuare così."