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L'ufficio per il diritto d'autore USA e i grandi editori danno un duro colpo alla preservazione dei videogiochi

L'ufficio per il diritto d'autore USA, in collaborazione con i grandi editori, hanno impartito un duro colpo alla preservazione dei videogiochi.

NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   27/10/2024
Un'immagine di Bubble Bobble

L'ufficio per il diritto d'autore USA, in combutta con i grandi editori, ha sferrato un duro colpo a chi vuole provare a preservare in maniera legale i videogiochi del passato, soprattutto quelli non più disponibili in commercio. Come ricorderete, qualche tempo fa, la Video Game History Foundation pubblicò un rapporto che mostrava come quasi il 90% dei videogiochi pubblicati prima del 2010 non siano più legalmente reperibili. Da allora la Fondazione si è battuta per ottenere un'esenzione dal Digital Millennium Copyright Act (DMCA) che avrebbe consentito alle biblioteche di mettere a disposizione del pubblico delle copie digitali dei giochi, in modo simile a come le biblioteche tradizionali distribuiscono i libri.

Purtroppo, l'Ufficio Brevetti degli Stati Uniti ha bloccato l'iniziativa, lasciando a chi volesse conoscere dei titoli del passato fuori mercato, ancora sotto copyright, un'unica opzione: la pirateria (o il ricorso al complicatissimo mercato dell'usato).

Un duro colpo

Certo, le biblioteche possono tenere copie dei giochi, ma possono concederne l'accesso solo a una persona alla volta e solo in presenza. Quindi viene negato qualsiasi accesso online.

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La Video Game History Foundation voleva che fosse introdotta un'esenzione per consentire a più persone di accedere, anche da remoto, ai videogiochi archiviati nelle biblioteche. In questo modo la storia dei videogiochi sarebbe stata legalmente aperta a un pubblico più vasto.

Purtroppo, a mettere i bastoni tra le ruote al progetto sono state le lobby dell'industria dei videogiochi, tra le quali l'Entertainment Software Association (ESA), che non vogliono concedere nulla e che hanno esercitato forti pressioni per evitare l'approvazione dell'esenzione. Secondo loro, non ci sono sufficienti garanzie per evitare che gli utenti eseguano dei backup illegali, per poi distribuire i giochi presi in prestito da una biblioteca. Come se gli utenti stessero aspettando l'arrivo dei giochi nelle biblioteche per piratarli.

L'ESA e i suoi alleati hanno anche sostenuto che un tale sistema danneggerebbe il mercato del retrogaming, perdendo di vista il fatto che migliaia di videogiochi semplicemente non sono più accessibili legalmente.

Inoltre, va considerato che (quasi) tutti i giochi dei sistemi del passato sono già disponibili in formati facilmente emulabili e proprio il fatto che tantissimi sono tornati giocabili ha contribuito alla nascita e allo sviluppo del mercato del retrogaming, snobbato per anni dalle multinazionali (che ora però ci pasteggiano dentro). Infine, va detto che le biblioteche prestano da sempre libri, o anche film, ma non hanno mai danneggiato l'editoria classica, pur essendo i volumi fotocopiabili o riducibili in formato digitale.