Pensateci bene: Mass Effect Legendary Edition è stato appena pubblicato, GTA 5 sta per essere riaggiornato, abbiamo appena finito NieR: Replicant, e di Saint Row The Third quante versioni esistono? E questi sono soltanto quattro esempi di giornata di operazioni di svecchiamento realizzate dai publisher (che evidentemente funzionano).
Il settore videoludico tradizionale, quello frequentato dai cosiddetti giocatori core, soffre di un immobilismo penoso, che viene solo in parte compensato dalla scena indipendente. Ne soffre da anni ormai, tra serie infinite che sembrano più telenovelas che grandi storie raccontate tramite il medium videoludico, tra un paludamento completo di forme e generi che porta le grandi produzioni a fossilizzarsi su certi canoni commerciali, offrendo come uniche novità delle migliorie grafiche e il perfezionamento di certi standard e tra edizioni rimasterizzate, che ormai affollano gli scaffali, reali e virtuali, in una quantità preoccupantemente vicina a quella delle nuove uscite. Da qualche tempo (in realtà se vogliamo da quando hanno inventato gli MMO) ci si sono messi anche i giochi eterni, quelli per pantofolai del videoludo che dopo anni e anni si continuano a giocare perché fanno ormai parte delle quotidianità: bevo il caffè, vado al lavoro, quindi entro nella mia comunità virtuale rifacendo per l'ennesima volta la missione X tanto per, oppure limitandomi a scambiare qualche parola con qualcuno solo per non essere assente.
I grandi publisher di loro non hanno alcun motivo per voler cambiare direzione, tanto i giocatori continuano a comprargli sequel ed edizioni rimasterizzate senza battere ciglio. Quindi tra vent'anni giocheremo sicuramente ad Assassin's Creed Poggio Bustone, a FIFA Casinò Royale e a un Resident Evil in cui, immaginate un po', tutti i misteri della premessa saranno collegati a dei terribili esperimenti scientifici che si scopriranno nella seconda parte del gioco, condotti da personaggi senza scrupoli. Ci sarà anche GTA Online, non temete. Giocheremo in cloud o magari tramite reti neurali, probabilmente guarderemo sempre più gli altri giocare su Twitch e YouTube, ma potremo fare scommesse sulle loro partite tramite dei sistemi sofisticatissimi. Nel frattempo saranno rimasterizzati tutti i giochi che hanno venduto più di un milione di copie dal 1999 in poi.
Probabilmente il nostro è un pessimismo eccessivo. Lo sappiamo che continueranno a uscire anche titoli molto validi e ci sarà sempre un po' di luce verso cui rivolgersi, anche nella notte più oscura. Il problema iniziano a essere tutte queste sovrastrutture che pesano sul settore e che rendono illusorio pensare di fare un discorso lineare di accettazione e crescita, perché da una parte siamo bloccati dalla nostalgia per un tipo d'industria che non esiste più e che vediamo rappresentata da pochi nomi che ritornano di anno in anno, mentre dall'altra ci vengono imposte delle novità che nuove non sono, ma provengono da altri ambiti dove hanno prodotto soprattutto storture (pensate alle scommesse).
Attenzione, perché non stiamo dicendo che non escano dei bei giochi, ma solo che intorno a essi si è formato un sistema economico pieno di croste purulente, che speriamo non arrivi a infettarli.