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Netflix: maxi-multa da 56 milioni di euro per tasse non pagate in Italia

Netflix ha patteggiato con il Fisco italiano per il contenzioso sulle tasse non pagate: quasi 56 milioni di euro come indennizzo.

NOTIZIA di Giorgio Melani   —   21/05/2022

Si chiude il contenzioso tra Netflix e l'Agenzia delle Entrate italiana con un patteggiamento, che costringe la compagnia americana di distribuzione video in streaming a pagare quasi 56 milioni di euro per compensare le tasse non pagate nel nostro paese dal 2015 al 2019.

Per la precisione, l'ammontare totale è di € 55.850.513, che dovranno dunque essere pagati da Netflix al Fisco italiano per compensare le mancate entrate in termini di tasse dal 2015 al 2019, a titolo di "imposte, sanzioni e interessi per definire ogni pendenza con il fisco italiano".

La situazione era piuttosto ingarbugliata, anche se molto simile a quella di diverse altre multinazionali che in qualche modo riescono ad evadere il Fisco pur operando in Italia.

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Alla base della questione c'è anche una difficoltà oggettiva nella catalogazione dell'attività di Netflix nel nostro paese.

Fino al 2019, infatti, si trattava di una società estera "completamente priva di personale e caratterizzata esclusivamente da una struttura tecnologica avanzata" operante però sul territorio italiano. In sostanza, sarebbe una definizione per i server di Netflix dislocati in Italia, in cui non erano presenti dipendenti propriamente detti per la compagnia in questione.

Con la crescita delle attività nel nostro paese, e gli abbonamenti che sono passati da 1,5 milioni nel 2019 a oltre 5 milioni nel 2022, anche l'organizzazione della compagnia è cambiata: dallo scorso gennaio c'è una nuova società registrata secondo la giurisdizione italiana, ovvero Netflix Italy srl, con personale e operazioni effettive, che dunque è soggetta regolarmente alla tassazione sul territorio, invece di avere sede esclusivamente presso la Netflix International BV in Olanda.

Tutto questo si aggiunge a un periodo non buono per Netflix in generale, che ha visto per la prima volta gli abbonati in calo e un crollo delle azioni, tanto da spingere a pensare a un taglio della condivisione degli account e a piani economici con pubblicità.