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Sony PlayStation: ex-dipendente accusa la compagnia di discriminazione sessuale

Un'ex IT Security Analyst di Sony PlayStation accusa la compagnia di praticare una sistematica discriminazione sessuale ai danni delle proprie dipendenti.

NOTIZIA di Giorgio Melani   —   24/11/2021

Anche Sony finisce tra le compagnie accusate di discriminazione sessuale, in questo caso in base a un atto legale depositato da Emma Majo, ex-dipendente della compagnia presso la divisione PlayStation in qualità di IT Security Analyst nel quale sostiene che l'azienda effettui una discriminazione contro le dipendenti di sesso femminile.

Secondo l'accusa, Sony violerebbe le regole sull'equità di trattamento economico stabilite dall'Equal Pay Act degli Stati Uniti: "Sony discrimina gli impiegati femmine, incluse coloro che sono femmine e coloro che si identificano come femmine, per quanto riguarda i compensi e le promozioni, sottoponendole a una cultura del lavoro dominata dagli uomini", si legge nel documento stilato da Majo e i suoi legali.

Secondo la testimonianza dell'ex-impiegata Sony, il suo manager la ignorava regolarmente rispondendo solo agli uomini e si è trovata più volte superata senza motivo per promozioni, fino all'episodio del licenziamento.

Jim Ryan, capo di Sony Interactive Entertainment, si è recentemente schierato contro Activision Blizzard per i casi di molestie e discriminazioni
Jim Ryan, capo di Sony Interactive Entertainment, si è recentemente schierato contro Activision Blizzard per i casi di molestie e discriminazioni

Secondo quanto riferito dalla Majo, da dipendente PlayStation aveva firmato un reclamo ufficiale descrivendo la situazione e la discriminazione di cui era testimone e poco dopo questo episodio ha ricevuto la lettera di licenziamento.

Secondo l'ex-dipendente, la notifica di Sony riferiva che il licenziamento era legato alla chiusura di un dipartimento interno della compagnia, ma la questione non reggerebbe perché, secondo quanto riferito da Majo, questa non faceva nemmeno parte di tale dipartimento. L'idea, a questo punto, sarebbe dunque di espandere la causa fino a farla diventare una class action contro Sony, nel caso in cui altri soggetti dovessero unirsi alla sua testimonianza sulla discriminazione all'interno della compagnia, considerando che, secondo l'accusatrice, la sua condizione in PlayStation era condivisa anche da altre donne.

Per il momento, non ci sono dichiarazioni al riguardo da parte di Sony o PlayStation. Proprio nei giorni scorsi, il capo di Sony Interactive Entertainment, Jim Ryan, aveva manifestato il proprio dissenso nei confronti di Activision Blizzard, sulla mancanza di risposte concrete alle accuse di discriminazioni e abusi emersi all'interno del publisher. Rimostranze poi supportate anche da Phil Spencer di Microsoft e da Nintendo.