Un gruppo formato da psicologi ed esperti del settore ha firmato una lettera indirizzata al senatore Cangini, per rispondere alla sua accusa pubblica, mossa durante un servizio del TG1, che i videogiocatori e, più in generale, i fruitori di nuove tecnologie, sarebbero sostanzialmente come dei cocainomani.
Se ricordate il caso destò scalpore qualche giorno fa, ma la polemica è tutt'altro che sopita.
Il testo della lettera, a firma Viola Nicolucci (psicoterapeuta), Mario Petillo (giornalista) e Francesco Toniolo (professore), inizia riepilogando i fatti: "Il 12 aprile 2022, il Senatore Andrea Cangini, componente della Commissione Istruzione al Senato, è intervenuto a Speciale TG1 presentando il suo ultimo libro "Coca Web: una generazione da salvare" e raccontando di aver fatto proposte di legge per governare il web. Il senatore ha raccolto gli interventi di psicologi, neurologi, pedagogisti, grafologi che hanno studiato l'impatto del web sui giovani. Tutte le forme del disagio giovanile vengono ricondotte all'uso delle nuove tecnologie: smartphone, social media e videogiochi. Il discorso parte dal web, ma in trasmissione e sui social Cangini parla in larghissima misura di videogiochi, ripetendo che "l'uso non può che degenerare in abuso"."
Quindi entra nel vivo del problema di quell'intervento, chiedendo un confronto per discutere della questione: "Si rischia di cadere nel panico morale, quel fenomeno per cui la società percepisce un evento inedito (qui la diffusione di internet e dei videogiochi) come una minaccia prima che ce ne siano le evidenze. I media fomentano l'ansia del pubblico, descrivendo il fenomeno attraverso semplificazioni che talvolta sfociano nella banalizzazione e portano all'amplificazione. Spesso in questo ciclo intervengono figure appartenenti alle autorità, che sposano l'opinione pubblica per conquistarne il consenso. Il panico finisce così per stigmatizzare i videogiochi e presentare i giovani descritti come vittime passive, dipendenti e incapaci di autodeterminarsi. In passato ad esempio sono stati oggetto di panico morale la musica rock e i giochi di ruolo e oggi è il turno delle nuove tecnologie con i social media e i videogiochi. Il panico nasce da una disconnessione tra generazioni, dove chi è nato prima definisce le proprie esperienze come misura del bene e del male."
Toccato anche il tema della famigerata dopamina, citata sempre come foriera di ogni male proveniente dall'intrattenimento, videogiochi in particolare: "Quando si parla di nuove tecnologie non può mancare un riferimento alla tanto discussa quanto fraintesa dopamina, un neurotrasmettitore, cioè una sostanza che trasmette informazioni nel cervello. La dopamina viene associata al consumo di droga, mentre un suo aumento si manifesta anche in seguito ad alimentazione, sport, sesso, lettura, apprendimento, meditazione e videogiochi. I circuiti della dopamina durante il gaming si attivano quando il giocatore attende di vedere l'effetto delle sue azioni di gioco: se le sue aspettative vengono confermate, i circuiti della gratificazione che servono a consolidare l'apprendimento si attivano. Il problema non è il rilascio di dopamina nel cervello, ma la quantità rilasciata. Uno studio di Koepp e colleghi (1998) rivela che giocare ai videogiochi aumenta i livelli di dopamina nel cervello del 100%, ma la differenza tra il gaming e una droga come le metanfetamine è che queste aumentano il livello di dopamina del 1000%."
La lettera continua parlando del gaming problematico e di come l'industria dei videogiochi stia affrontando il problema, toccando anche questioni che riguardano la visione istituzionale dello stesso in tutto il mondo. Quindi conclude chiedendo al Senatore Cangini di riconsiderare la sua posizione e di "aprire un dibattito che gli possa permettere di confrontarsi con professionisti - specializzati nel settore - che siano in possesso di altri dati, per integrare la sua ricerca."