Non per mettere le mani avanti, ma bisogna riconoscere che non era affatto facile riprodurre con Kinect un sistema di controllo come quello del primo Steel Battalion, che andava giocato su di un costoso dispositivo ad-hoc dotato di leve, pulsanti e persino di una pedaliera. La quantità di aggeggi con cui interagire nell'angusta cabina del nostro VT è infatti spropositata, e a conti fatti si poteva fare a meno di un po' di roba (oppure disporla diversamente, o ancora deputarne l'attivazione ai tanti tasti fisici inutilizzati) per venire incontro agli ormai assodati limiti della periferica Microsoft, che pure ha dato prova di precisione e versatilità ma in ambiti decisamente più casual, dove una rilevazione sbagliata non implicava il game over.
Perché la questione è tutta qui: in Steel Battalion: Heavy Armor ci si trova spesso nel mezzo di situazioni davvero complicate, con orde di nemici che aprono il fuoco verso il nostro veicolo bipede e una corazzatura che può reggere solo a una manciata di cannonate prima di cedere. Sempre che la cabina non finisca per essere invasa dal fumo, uno squarcio laterale non determini la morte del soldato addetto al caricamento delle munizioni o il vetro antiproiettile della feritoia frontale non venga talmente danneggiato da compromettere la visuale o addirittura sfondato del tutto, lasciandoci con poche alternative se non quella di chiudere la "saracinesca" di sicurezza e navigare (malamente) ricorrendo al periscopio. La stampa internazionale finora ha espresso quasi all'unisono una sonora bocciatura per il titolo di From Software, colpevole di aver non solo sottovalutato le problematiche relative al mancato riconoscimento di determinati gesti da parte di Kinect, ma anche di non aver fornito alcuna alternativa al controllo tramite rilevazione di movimento. Ma qual è la verità? Scopriamolo insieme.
Guerra globale
La storia di Steel Battalion: Heavy Armor è anche uno dei suoi punti di forza. Dopo un attacco virale che ha di fatto fermato l'evoluzione tecnologica del mondo, la Cina ha portato un attacco devastante agli Stati Uniti, fazione a cui appartiene il nostro personaggio, un sergente che deve guidare un manipolo di soldati alla riscossa attraverso sette campagne, composte ognuna da un numero variabile di missioni. I soldati muoiono se le missioni non vengono ben gestite, il Mech si deteriora irreparabilmente e il gioco diventa progressivamente più difficile, richiedendo uno studio certosino di mappe e di tattiche da seguire. Steel Battalion: Heavy Armor richiede l'uso contemporaneo di controller e Kinect e, benché si debba tenere in mano il primo per tutta la durata del gioco, non si può che sfruttare gli stick analogici, i grilletti e i tasti dorsali, che vengono utilizzati rispettivamente per muovere il Vertical Tank e aprire il fuoco con le armi frontali e quelle posteriori, una volta sbloccate ottenendo ranking che vanno dal C alla A, in una serie di missioni che possono essere anche giocate in cooperativa (vedi box relativo).
Non solo la navigazione all'interno della cabina va necessariamente effettuata muovendo le braccia, spingendo con le mani una sedia girevole virtuale ed eventualmente interagendo con i nostri tre compagni d'avventura, ma le mani devono anche azionare, come già detto, una gran quantità di dispositivi, quasi tutti concentrati nella parte centrale dell'interno dell'abitacolo. Pur giocando con Steel Battalion in una situazione "ideale" per quanto concerne il corretto funzionamento di Kinect, dunque in una stanza ben illuminata, senza oggetti che possano confondere il sensore e stando ad almeno due metri e mezzo dal dispositivo (il che si traduce nella necessità di un televisore sufficientemente grande, visto che il gioco è solo sottotitolato in italiano e che le indicazioni dei commilitoni sono fondamentali per sopravvivere), abbiamo avuto grosse difficoltà. Dalla schermata delle opzioni è possibile (ma diremmo pià che altro che è necessario, se si vogliono limitare i problemi) disabilitare determinate funzioni dell'interfaccia, come ad esempio una sorta di "aggancio" automatico - come la mira assistita di un FPS, per intenderci - quando la mano passa sopra un apparecchio o una leva.
Nonostante ciò, l'esperienza richiede a chi gioca di capire quale sia la giusta ampiezza dei movimenti, nonché le tempistiche, visto che il tutorial rappresenta poco più che un accenno in tal senso. Insomma, già i comandi sono complessi, in più chi gioca deve riuscire a padroneggiarli e contemporaneamente badare al giusto settaggio e alla predisposizione della stanza, in assenza dei quali si incorre inevitabilmente in episodi di frustrazione. Una delle azioni più frequenti è quella che richiede di portare entrambe le mani in avanti per avvicinare la visuale all'oblò/feritoia centrale per guidare, effettivamente, il mech e lo stesso gesto va fatto per allontanarsi e interagire con l'abitacolo: già solo questa semplice interazione richiede molta pratica per essere sicuri che non venga fraintesa, ad esempio, con l'abbassamento della saracinesca che copre l'oblò stesso durante gli scontri a fuoco e, vista la difficoltà del gioco, ciò porta a un buon numero di morti. Soprattutto perché, quando si viene colpiti frontalmente, la visuale si resetta e ci si trova allontanati dall'oblò o dal periscopio, dovendo richiamarlo; e se tutto non va come deve, ci si trova a sbracciare per rimettere le cose a posto. Dopo aver completato un paio di campagne, le movenze base si possono dire controllabili, ma lo scoglio all'ingresso è notevole e richiede una dedizione che solo i più volenterosi saranno disposti a profondere.
La modalità cooperativa
Una delle caratteristiche più interessanti del gioco, che ha comunque una struttura complessa, è la presenza di una serie di missioni, lungo la campagna, che possono essere giocate in solitaria, con l'ausilio di mech governati dalla CPU, o in cooperativa online. Si tratta di missioni aperte in cui bisogna eliminare una serie di nemici o di bersagli entro un limite di tempo e in una mappa "aperta". Il codice ci è parso buono, senza segni di latenza o ritardo sul segnale, ed è divertente coordinarsi con gli altri tre membri del team per riuscire a portare a casa le penne. Quando si muore non si rinasce (troppo facile!), ma ci si trova come dei fantasmi seduti sulla carena di uno dei mech. Queste missioni sono anche fondamentali, perché alla fine di ognuna, anche quando si gioca da soli, ci viene attribuito un punteggio che determina l'acquisto di upgrade e personalizzazioni per il mech
Obiettivi Xbox 360
I cinquanta Obiettivi presenti in Steel Battalion: Heavy Armor vanno sbloccati completando i sette capitoli del gioco, eliminando un determinato numero di nemici (sia soldati a terra che VT) e ottenendo metà o tutti i componenti meccanici per la personalizzazione del veicolo. Non mancano, ovviamente, sfide più complesse, come il ritrovamento di un particolare oggetto oppure il completamento di missioni senza subire alcuna perdita, in singolo o in co-op. Non sarà un compito breve, questo è sicuro.
Provaci ancora, Kinect
Il danneggiamento progressivo del mech e la morte dei propri compagni (che vanno salvati da assalti delle milizie cinesi dentro l'abitacolo stesso, quanto da incidenti o esplosioni che possono avvenire durante una missione) porta alla ribalta la difficoltà tipica degli Steel Battalion, un fattore che richiede di studiare ogni singola missione, memorizzando la posizione degli avversari per attuare la dovuta strategia.
Una volta individuate le truppe nemiche, infatti, si può procedere nello scenario con cautela, evitare di esporsi, e mettere a segno colpi dalla distanza ricorrendo al periscopio, nonché alle varie possibilità offerte dall'arsenale a disposizione. Anche questo elemento, però, entra in conflitto con i problemi relativi a Kinect che, anche dopo un lungo playtest, non fanno mai sentire completamente padroni di quel che accade. Il risultato si traduce in una lunga serie di missioni, alcune brevissime, che bisogna ripetere più volte, fino a quando non si sia capito cosa fare esattamente. Inutile dire che la confusione di alcuni momenti della battaglia non aiuta in tal senso, e rischia di rendere l'esperienza appannaggio di pochi, determinati giocatori. C'è sicuramente di più sotto il cofano: le oltre venti parti meccaniche da sbloccare per il potenziamento del VT, la modalità cooperativa via Xbox LIVE, il sistema di fiducia che va a influenzare l'efficienza dei nostri compagni e dunque le prestazioni del veicolo, la visione particolarmente cruenta di questa guerra ambientata in un 2080 alternativo e un buon numero di capitoli (sette in tutto), composti ognuno da un numero variabile di stage.
Il fascino del prodotto viene però influenzato dalla volontà o meno di passare sopra a una serie di evidenti limitazioni dell'impianto di gioco, che poteva essere snellito affidando qualche comando in più ai pulsanti del pad (il più evidente è quello relativo alla scelta tra i due tipi diversi di missili da lanciare col cannone di destra: questa funzionalità, anche dopo ore di gioco, non vi farà mai dormire sonni tranquilli). Qualche parola, infine, per il comparto tecnico, che fa sfoggio di una grafica ben fatta per quanto concerne personaggi, mech e ambientazioni, e che soprattutto non mostra mai il fianco a cali nel frame rate. Discorso diverso per il sonoro, che vanta discrete musiche, accompagnate, però, da dialoghi che non brillano per qualità e che, essendo solo sottotitolati in italiano, vanno seguiti attentamente a schermo, visto che è attraverso questi che ci viene segnalata la necessità di intervenire per salvare la vita di uno dei nostri soldati, magari ferito da una scheggia d'esplosivo che va estratta con l'uso delle mani. Insomma, piove sul bagnato.
Conclusioni
Il gioco che avrebbe dovuto determinare l'esordio "hardcore" di Kinect potrebbe, invece, dar vita a un'altra delusione per le aspettative dei giocatori. Eppure a nostro avviso la colpa non è del sensore, bensì di una serie di scelte discutibili fatte dagli sviluppatori, che potevano, non mollando sulla durezza del gioco, tenere di conto delle difficoltà insite nell'apprendimento dei controlli gestuali, oltre che degli evidenti difetti irrisolti in sede di riconoscimento. Il vostro rapporto con Steel Battalion: Heavy Armor potrà essere migliore o peggiore a seconda dell'ambiente in cui giocate, ma anche in una situazione ideale non vi sentirete mai completamente al sicuro, perché il mancato riconoscimento di determinati movimenti vi renderà vittime di agguati mortali, in una guerra che non fa alcun genere di sconto. Sta a voi, insomma, ma il rischio di restare scottati è indubbiamente alto; ed è un peccato, perché di sostanza sotto la superficie ce n'è in abbondanza.
PRO
- La sensazione di trovarsi in un vero VT è assicurata
- Interessante la modalità cooperativa
- Grafica ben fatta
CONTRO
- II sistema di controllo non funziona come dovrebbe...
- ...e ciò rende l'esperienza macchinosa, imprecisa e frustrante
- Missioni spesso corte e lineari