Basta un bel po' di fantasia e un'ottima narrazione, ed ecco che anche un freddo parallelogramma può rivelarsi un personaggio estremamente carismatico. Edwin A. Abbott lo dimostrò con il suo Flatland, meraviglioso racconto i cui protagonisti erano delle semplici forme geometriche in un mondo bidimensionale, ma caratterizzati talmente bene che il lettore quasi se ne dimenticava. Ecco, con Thomas Was Alone lo sviluppatore londinese Mike Bithell sembra voler raggiungere un obiettivo simile all'interno di un videogioco, proponendo un puzzle-platform che fa della geometria il suo leitmotiv ma trova nella narrazione e nello spessore degli spigolosi personaggi il suo più evidente punto di forza.
Una squadra squadrata
Il titolo del gioco ne suggerisce l'incipit. Protagonista della storia è infatti Thomas, un tipo tutto particolare a cui piace farsi domande su ciò che lo circonda. Piccolo dettaglio: Thomas è un solitario rettangolo blu, e un bel giorno si accorge che l'universo geometrico in cui vive sembra metterlo costantemente alla prova. Non avendo chissà quale abilità speciale, comincia così a saltare, muoversi e interrogarsi sul senso della vita. Nel corso della sua avventura entra in contatto con altri personaggi: Chris è un quadrilatero "basso" e "grasso", che ha difficoltà a saltare ma che grazie alle sue dimensioni contenute può infilarsi in cunicoli inaccessibili a chiunque altro; Claire è convinta di essere un super-eroe, ma in realtà è un quadrato sovrappeso in grado di galleggiare sull'acqua; John e uno con la puzza sotto al naso che si dà tante arie per via della sua altezza e della capacità di saltare più in alto di tutti. Tradotto in meccaniche, questo vuol dire che ognuno degli strampalati eroi deve fare gioco di squadra, col giocatore che passa da uno all'altro per sfruttare le peculiarità di ciascuno e superare i vari enigmi fino al raggiungimento di un'uscita posta all'altro capo dello scenario. Sfortunatamente il più delle volte si tratta solo di trovare un modo per far avanzare tutti i personaggi, magari utilizzando Laura come trampolino per raggiungere un interruttore alto, o sfruttare il potere galleggiante di Claire per attraversare un'enorme pozza di acqua acida.
Sia chiaro, le due o tre orette necessarie a portare a termine l'avventura non sono costellate da enigmi realizzati male, e anzi ben presto si ha a che fare con livelli sempre più elaborati e qualche nuovo ostacolo. Il problema è che, data la forma squadrata dello scenario e le distinte abilità dei personaggi, è sempre chiaro cosa bisogna fare per proseguire: c'è dell'acqua? Tutti a bordo di Claire fino all'altra sponda; una piattaforma è troppo alta? Creiamo una scala per i membri del gruppo più bassi. Non solo non ci è mai capitato di restare bloccati, ma nessun enigma ha richiesto grossi ragionamenti fino alla seconda metà del gioco, quando l'introduzione di una meccanica basata sulla gravità cambia le carte in tavola e rende il tutto più nuovo e interessante. A tenere alta l'attenzione del giocatore ci pensa l'ottimo livello della narrazione. Sfruttando la piacevole voce di un narratore esterno dall'accento britannico, Thomas Was Alone racconta magnificamente la storia della combriccola di quadrilateri e dei sentimenti di ciascun personaggio, passando dalle amicizie alle rivalità, dagli amori al senso di isolamento e xenofobia. Va detto che ci vuole un po' prima che si riescano a delineare i contorni della trama, e all'inizio non è ben chiaro quale direzione voglia prendere il racconto.
È curioso come in alcuni momenti, e specialmente nei primi minuti, la narrazione si trasformi in narrazione del design, con la voce di Danny Wallace che descrive al giocatore le meccaniche raccontandogli allo stesso tempo una storia. Si tratta di un espediente differente da quello visto in Bastion: in questo caso le frasi del narratore non dipendono dalle azioni del giocatore, ma si attivano sempre uguali mentre ci si sposta nel livello. Questo non sminuisce il risultato, e anzi il sottile humour e le numerose citazioni non fanno che coinvolgere ancora di più chi gioca. Forse l'unico problema sorge nel caso in cui ci si sposti troppo rapidamente all'interno dell'ambiente, nel qual caso potrebbe capitare di attivare una nuova battuta prima che quella precedente sia terminata. È un vero peccato che dietro a una narrazione tanto particolare non ci sia un platform capace di offrire una sfida più elevata, anche perché l'abilità di Bithell di definire la perfetta atmosfera è evidente anche nella realizzazione audiovisiva. Pur muovendo quadrati e rettangoli, la grafica di Thomas Was Alone non è affatto considerabile programmer art, e sia i fondali che la luce al suo interno denotano un ottimo gusto da parte dell'autore. Tanto di cappello infine per lo splendido accompagnamento musicale, merito dell'azzeccata colonna sonora composta da David Housden e che ben si sposa con i cambiamenti emotivi dei personaggi.
Conclusioni
Thomas Was Alone è senza dubbio un esperimento estremamente interessante, se non altro perché prova in qualche modo a differenziarsi dai numerosi platform e puzzle in cui la presenza di semplici forme geometriche è spesso legata all'incompetenza dell'autore come grafico. In questo caso la narrazione è davvero squisita, così come riuscito è il tentativo di umanizzare quadrati e rettangoli colorati innestando in loro una serie di sentimenti ed emozioni. È quindi un peccato che le meccaniche di gioco si fermino in superficie e non vengano approfondite, offrendo una serie di enigmi che non rappresentano mai una sfida interessante.
PRO
- La voce fuori campo dà tanta enfasi alla narrazione
- Musiche meravigliose
- Buon gusto estetico
CONTRO
- Livello di sfida mai sufficientemente alto
- Se non ci si fa catturare dalla storia, il gioco può annoiare
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- MacBook Pro
- Intel Core i5 Dual Core a 2,4GHz
- 4 GB di Ram
Requisiti minimi
- Windows XP, Vista o 7; Mac OS X
- Processore Single Core 500 MHz
- 1 GB di RAM
- 172 MB di spazio libero su disco