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L'arte della poké-guerra

L'ultima incarnazione dell'immortale franchise Nintendo è uno strategico a turni: una ventata d'aria fresca per tutti, o quasi

RECENSIONE di Christian Colli   —   07/08/2012
Pokémon Conquest
Pokémon Conquest
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Per alcuni mesi c'è stato perfino il rischio di non vedere Pokémon Conquest nel nostro paese. Le ragioni devono essere ricercate probabilmente nei tratti caratteristici di questo nuovo spin-off del franchise più remunerativo di Nintendo. Se conoscete Nobunaga's Ambition, beh, complimenti, siete davvero dei videogiocatori di classe. La serie di strategici Koei non è molto famosa in occidente e quando è stato annunciato per la prima volta un crossover con Pokémon, in molti avevano pensato a uno scherzo.

L'arte della poké-guerra

Invece era tutto vero. Bizzarra, questa scelta di Nintendo, anche perché i due franchise non hanno decisamente nulla in comune; il risultato, d'altra parte, supera le nostre più rosee aspettative: è un vero peccato, quindi, che Pokémon Conquest esca così in sordina, mal pubblicizzato e per giunta privo di un adattamento italiano, una scelta davvero incomprensibile che va a braccetto con quella di non localizzare Kingdom Hearts 3D per Nintendo 3DS.

Posso farti la guerra?

In realtà, l'assenza di localizzazione non dovrebbe spaventare i non anglofoni: la trama in Pokémon Conquest è davvero risicata, praticamente ancor meno presente che negli altri videogiochi della serie. Ambientata nel regno di Ransei, una sorta di Giappone feudale, la storia ci vede nei panni di un giovane guerriero (o guerriera) impegnato ad ostacolare i piani dell'ambizioso e spietato Nobunaga Oda. Il mito racconta che colui che riuscirà a controllare tutti e diciassette i regni di Ransei, potrà evocare un pokémon leggendario dotato di poteri straordinari. A voi non resta che battere Nobunaga sul tempo, conquistando Ransei e riportando la pace nel mondo. O qualcosa del genere. La trama in effetti non è poi così chiara, raccontata com'è tramite illustrazioni e brevi dialoghi ben scritti ma dai contenuti un po' demenziali. Chiaramente, non aspettatevi una storia seria: i lord che caccerete dai loro castelli se ne andranno senza fare una piega, altri decideranno di allenarsi per diventare più forti, alcuni si uniranno a voi perché siete dei simpaticoni...

L'arte della poké-guerra

Insomma, la caratterizzazione grafica dei personaggi è piacevolissima ma quella psicologica lascia molto a desiderare, peraltro parliamo di figure storiche esistite veramente come Nobunaga, appunto, ma anche Hideyoshi Toyotomi, Ieyasu Tokugawa e molti altri volti celebri per chi ha giocato almeno un Dinasty Warriors. Come al solito, quindi, è il gameplay a farla da padrone, la storia invece è un mero pretesto per mettervi al comando di un piccolo esercito formato dai vostri compagni e i loro rispettivi pokémon: dovrete affrontare degli scontri a turni su un campo di battaglia isometrico, un po' come in altri RPG di questo genere, Final Fantasy Tactics e Tactics Ogre su tutti. Con essi, Pokémon Conquest ha in comune anche una colorata mappa in cui spostarsi selezionando una location alla volta: lì potrete dare la caccia a nuovi pokémon, reclutare nuovi personaggi e micro-gestire la difesa del castello in previsione di eventuali attacchi nemici. A dire il vero, però, il sistema di combattimento vero e proprio è di una semplicità disarmante, a tratti perfino un po' troppo.

Pokémon Tactics

In campo potrete schierare una squadra che nello stesso mese virtuale di gioco non ha ancora compiuto nessuna azione: sei personaggi al massimo, e i loro rispettivi pokémon. Quella del calendario è una trovata un po' fastidiosa, a dire il vero: costringe il giocatore ad arrabattarsi con la disposizione delle truppe dopo ogni battaglia, peccato che nel momento in cui si gestiscono dozzine di personaggi la cosa diventi più frustrante che divertente. Quando arriva il suo turno, ogni creaturina può essere spostata nel suo raggio d'azione; lo scopo naturalmente è avvicinarsi ai pokémon nemici per attaccarli fino ad esaurirne l'energia vitale.

L'arte della poké-guerra

Ogni pokémon dispone di un'unica abilità, presa direttamente in prestito dalla serie madre, e infatti quello che conta davvero nei combattimenti è l'elemento delle creature: anche Pokémon Conquest si basa sopratutto sulla famigerata morra cinese degli elementi, così che i pokémon di fuoco sono più efficaci contro quelli d'erba, quelli d'erba contro quelli del fulmine, e via dicendo. Sostanzialmente è questo l'elemento strategico centrale del gameplay, ancor più della scelta dei personaggi o dei pokémon a loro associati; tuttavia, a ognuno dei duecento signori della guerra che potrete reclutare corrisponde un pokémon preciso con cui stabilire un collegamento perfetto, consentendo l'evoluzione non solo della creaturina, come da tradizione, ma anche del suo stesso padrone:

L'arte della poké-guerra

a quel punto cambierà la forma e l'attacco del pokémon, cosa un po' frustrante visto che il gioco non consente nessun tipo di controllo sulle mosse delle creaturine, spesso comportando cambiamenti significativi che alterano completamente le nostre tattiche, costringendoci a cercare nuove unità per il nostro plotone. Non manca, insomma, la classica componente "acchiappali tutti", che però è resa molto più semplice dai requisiti richiesti per reclutare un guerriero o catturare un pokémon. La vera strategia, semmai, è da ricercarsi nelle abilità speciali di ogni guerriero, utilizzabili una volta a battaglia ma estremamente potenti, e nella possibilità di rivoltare le trappole presenti in ogni mappa contro i nostri nemici. Si tratta di una delle caratteristiche più interessanti di Pokémon Conquest: ogni mappa presenta ostacoli e trappole che ne alterano la planimetria o rischiano di ribaltare l'esito dello scontro se usate con furbizia, specialmente quando la battaglia richiede di compiere delle azioni particolari, come conquistare un certo numero di caselle, piuttosto che sconfiggere ogni nemico.

Uno strategico per tutti

Le prime sessioni di gioco possono anche apparire un po' noiose, sopratutto considerata la facilità degli scontri e la superficialità della trama, ma man che le ore passano ci si rende conto di quanti contenuti sono stati compressi in questa cartuccia. Intendiamoci, non parliamo di chissà quale varietà visto che dal primo all'ultimo minuto non farete che combattere e aumentare l'esperienza dei mostriciattoli, ma alcune delle missioni avanzate propongono delle sfide davvero ingegnose, sopratutto quando si completa la campagna principale in circa quindici ore e si sbloccano le oltre venti missioni aggiuntive, incentrate sui vari comprimari della storia.

L'arte della poké-guerra

Giunti a quel punto, Pokémon Conquest assume la forma di un vero e proprio strategico e la scelta dell'elemento giusto non è più così importante: diventa fondamentale scegliere i pokémon con le abilità e il raggio d'azione corretto, gli oggetti equipaggiati migliori, i collegamenti più intensi tra creature e seguaci... Insomma, anche gli strateghi più navigati troveranno interessante la struttura concepita da Koei, benché di certo semplificata per venire incontro alle inferiori fasce di età. C'è un po' di tutto per tutti: reclutare tutti i personaggi e catturare ogni pokémon, compresi quelli leggendari, garantisce la tipica, elevata longevità alla quale ci ha abituato il franchise.

L'arte della poké-guerra

Piacevole anche il comparto tecnico: non è particolarmente strabiliante ma fa la sua figura grazie a un bel character design e una discreta quantità di scenari colorati e ricchi di dettagli. I veri protagonisti, come sempre, sono i pokémon: i loro minuscoli sprite sono curati e animati più che bene per essere una manciata di pixel. Tuttavia, Pokémon Conquest non può non apparire come un prodotto un po' vetusto, sopratutto se confrontato alle ultime iterazioni della serie madre. Di buona qualità anche la colonna sonora: i brani, medievaleggianti e particolarmente nipponici, sono un piacevole accompagnamento, ma chi sperava nelle "voci" dei pokémon ancora una volta si ritroverà in presenza dei soliti stridii 8 bit, ormai ufficialmente insopportabili.

Conclusioni

Multiplayer.it
8.4
Lettori (42)
6.6
Il tuo voto

Dopo esserci abituati a una valanga di spin-off assolutamente mediocri, la paura che anche questo si rivelasse una delusione era più che comprensibile. Invece, Pokémon Conquest è una vera sorpresa. Chiaramente, non aspettatevi la profondità e complessità di un RPG strategico vero e proprio, quanto più un'incursione della veterana Koei nel colorato e gioioso universo delle creature Nintendo. Divertente e longevo, non possiamo che consigliarlo a tutti i fan di Pikachu e soci, a prescindere dalla loro età e dalla conoscenza del genere. Purché riescano a fare i conti con i testi completamente in inglese, ovviamente.

PRO

  • Una ventata d'aria fresca per i pokémon
  • Accessibile anche ai neofiti del genere
  • Longevo e ricco di contenuti

CONTRO

  • Non è localizzato in italiano
  • È un RPG strategico molto semplificato
  • Alcune meccaniche un po' irritanti