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Non c'è rosa senza spine

Fatshark cambia ancora una volta genere per portarci nel quindicesimo secolo, nel bel mezzo di una sanguinosa guerra di successione

RECENSIONE di Mattia Armani   —   03/10/2012
War of the Roses
War of the Roses
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Se non amate le atmosfere medievali, la lotta in una scomoda armatura alla timida luce dell'alba e l'assalto all'arma bianca, insomma, se non vi piace la guerra di una volta, sempre sanguinolenta e terribile ma dannatamente più calma, questo titolo non fa per voi.

Non c'è rosa senza spine

War of the Roses è infatti un gioco d'azione in terza persona interamente incentrato sulle grandi battaglie che hanno tinto di rosso il suono inglese tra il 1455 e il 1485. Alla fine della lunga contesa vinse il Casato dei Lancaster, mentre Riccardo III degli York perse la vita nell'ultimo atto del conflitto che si consumò poco più a sud di Market Bosworth. Il titolo Fatshark riproprone alcuni tra gli scenari più celebri della sanguinosa lotta per il trono d'Inghilterra consentendoci di impersonare un soldato degli York oppure di vestire i colori dei Lancaster.

Due fazioni per un unico paese

Il pezzo forte del nuovo titolo Fatshark è il multiplayer, che offre meccaniche abbastanza peculiari da distinguere War of the Roses dalla massa dei titoli di combattimento. Le classi di base sono quattro, ovvero fanteria leggera, fanteria pesante, arciere e balestriere, ma con l'accumularsi dei punti esperienza diventano disponibili quattro slot personalizzati che consentono di equipaggiare a piacimento il nostro armato. Questo significa poter combinare balestra e scudo, usare una cavalcatura e ottenere via via armi sempre più letali e specifiche. I livelli sono molti e non è cosa immediata sbloccare tutto, ma anche il semplice fante può dire la propria sul campo di battaglia se chi lo manovra fa sfoggio d'abilità. Una delle altre peculiarità è la lenta ricarica del balestriere, che può essere sveltita premendo il tasto sinistro del mouse al momento giusto, mentre alcune classi possono effettuare una breve carica che consente di spintonare l'avversario o di frapporsi tra alleati e nemici per salvare qualcuno in difficoltà. Tra le possibilità del titolo troviamo poi la cura, con i giocatori alleati che possono risollevarci da terra e le bende che possiamo applicare sulle ferite per ripristinare la salute. Eppure l'elemento più caratteristico di tutti è senza dubbio la corsa: nel titolo Fatshark, infatti, non c'è nessuno sprint e per aumentare la velocità è sufficiente muoversi per qualche secondo senza essere colpiti o eseguire alcuna azione. Purtroppo il multiplayer comprende due sole modalità, ovvero il deathmatch a squadre e la conquista di alcune posizioni che si trasformano in punti di spawn.

Non c'è rosa senza spine

La mancanza della modalità Assedio, vera perla di Mount & Blade, è un vero peccato, visto il contesto a dir poco adatto, ma d'altronde il titolo non offre nemmeno catapulte, protezioni, scale o torri mobili, dunque allontanarsi dalle modalità legate esclusivamente al combattimento potrebbe mettere in luce alcuni limiti strutturali del titolo. Ovviamente, speriamo che questi limiti vengano abbattuti con qualche update, ma per ora l'unica cosa che conta è pestare a sangue gli avversari in partite da massimo 64 giocatori. Come dicevamo, il comparto multigiocatore è il cuore dell'esperienza, ma nell'offerta non manca il single player che ci mette di fronte a una serie di obiettivi in sequenza e ci circonda con decine di bot. Purtroppo la modalità in solitaria è inficiata dalla presenza di soli 5 scenari e da una misera intelligenza artificiale. Per descrivere la campagna il team di sviluppo, che probabilmente si è trovato costretto a ridimensionare brutalmente l'esperienza in singolo per questioni amministrative, si è rifugiato dietro alla dicitura "addestramento". Ma anche questo termine risulta troppo lusinghiero, vista la pessima qualità dei bot, e il senso dell'intera esperienza si riduce alla suggestiva descrizione che accompagna le inquadrature panoramiche all'inizio di ogni battaglia.

La verde Inghilterra si tinge di rosso

Uno dei punti forti di War of the Roses è la forte differenziazione tra le classi. Il balestriere impiega diversi secondi a caricare ma infligge più danni dell'arciere che però, dal canto suo, può lanciare più colpi e gode di maggiore mobilità mentre usa l'arco. Spada e scudo sono snelli mentre le armi a due mani hanno una forza d'impatto notevole. Il cavallo fa ovviamente storia a sé ed è un vantaggio notevole, soprattutto in termini di movimento, ma è anche un grosso bersaglio per gli arcieri, e precipitare a terra nel mezzo dei soldati nemici è quasi una condanna a morte.

Non c'è rosa senza spine

Il combattimento concede molta importanza alle abilità del giocatore e cerca di simulare la realtà, anche se in diversi frangenti ci aiuta con indicatori visivi che scandiscono tempi, angolazioni, potenza di tiro, precisione e via dicendo. Bloccare gli attacchi con uno scudo è piuttosto semplice, almeno per i colpi frontali e fino a che la protezione regge, mentre quando si usano esclusivamente le armi è necessario orientare la parata verso l'esatta direzione dei colpi. Questo elemento dà vita a combattimenti piuttosto tecnici e, seppur inficiati qua e là dalle collisioni imperfette, sempre divertenti. Vincere contro due avversari è una soddisfazione non da poco e il nostro ego può contare, per gonfiarsi ulterioremente, sulle mosse finali. Si tratta di colpi mortali che sono utili per terminare rapidamente un nemico agonizzante e che ci regalano alcune animazioni brutali e ben realizzate, capaci di accrescere il pathos della battaglia. In termini di bilanciamento l'unico problema è forse rappresentato dalle frecce, estremamente precise e incredibilmente veloci. Schivare i colpi risulta a dir poco arduo anche se decisamente realistico, ma la troppa precisione può essere frustrante per chi si trova bersagliato da un arciere particolarmente abile.

All'ombra delle mura di Bamburgh

Dal punto di vista dell'ambientazione il lavoro svolto dagli sviluppatori è indubbiamente valido. L'assalto all'alba al massiccio castello di Bamburgh, tra pioggia, nebbia e torce tremolati, è a dir poco emozionante. Le ampie mappe, con costruzioni proporzionate e dettagliate, consentono di imbastire manovre, di aggirare il nemico, di nascondersi efficacemente e di chiudere i nemici nei numerosi vicoli e negli anfratti delle strutture fortificate. Anche le mappe più aperte, per quanto meno evocative, hanno un'ottima resa estetica la cui bellezza, purtroppo, si incrina a causa del pessimo look dell'acqua.

Non c'è rosa senza spine

Ma complessivamente la campagna inglese è resa con cura, cosi come lo sono i villaggi, e tanto basta per calarci emotivamente nel contesto tra decine di soldati modellati con cura e piuttosto dettagliati. Le animazioni, in termini assoluti, non sono esaltanti, ma in relazione al genere, ovvero quello del combattimento realistico, se la cavano degnamente e sono decisamente fluide. Talvolta la volontà di creare quella tipica deriva del corpo, strattonata da armi troppo pesanti, crea un effetto grottesco, ma per gli appassionati del genere e dell'epoca non sarà certo un problema passarci sopra. Risulta più difficile soprassedere sui numerosi glitch, che coinvolgono le già citate collisioni, ma per fortuna l'incidenza di tali problemi è limitata e per la maggiorparte del tempo è possibile giocare in tranquillità. Purtroppo è dal punto di vista prettamente ludico che l'esperienza risulta incompleta. Mentre la varietà e le idee di Mount & Blade vengono smorzate da un comparto tecnico decisamente povero, in War of the Roses accade il contrario. Un potenziale tecnico ottimo viene infatti rovinato dalla mancanza di idee e dalla mancata implementazione di modalità complesse che darebbero al titolo una profondità decisamente superiore. Se a questo aggiungiamo la mancanza del modding, che al pari degli assedi verrà forse implementato successivamente, è impossibile non storcere il naso.

Conclusioni

Multiplayer.it
7.5
Lettori (41)
7.2
Il tuo voto

In War of the Roses la fisica degli scontri è valida, la sensazione di controllo sul personaggio è quasi sempre buona e la skill del giocatore conta parecchio. Purtroppo tutto questo è racchiuso in due sole modalità multiplayer che tra l'altro sono vecchie come il cucco e sono assolutamente inadatte a valorizzare cavalli, arcieri e cariche di fanteria. In ogni caso il titolo Fatshark, che costa circa 30 euro, merita senza dubbio una possibilità se apprezzate il combattimento fisico e le atmosfere medievali.

PRO

  • Tecnicamente valido
  • L'azione scorre bene
  • Ambientazioni evocative
  • Interfaccia in gioco ottima

CONTRO

  • Il multiplayer limitato a due sole modalità generiche è un grosso limite
  • Il single-player è pressoché inutile

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • Sistema operativo: Windows 7
  • Processore: Core i7 920
  • Memoria: 6 GB RAM
  • Scheda video: GeForce GTX 570 GLH

Requisiti minimi

  • Sistema operativo: Windows Vista / Windows 7
  • Processore: Dual Core 2.4GHz
  • Memoria: 4 GB RAM
  • Scheda video: Shader 4.0 - Nvidia GeForce 9800, AMD Radeon 4830
  • Spazio su disco: 5 GB

Requisiti consigliati

  • Sistema operativo: Windows Vista / Windows 7
  • Processore: Quad Core Intel o AMD processor
  • Memoria:4 GB RAM
  • Scheda video: Shader 4.0 - Nvidia GeForce 460, AMD Radeon 5870
  • Spazio su disco: 5 GB