Quella di Assassin's Creed III: Liberation è stata una vera scommessa. Da una parte c'era tutta la volontà di produrre finalmente un vero e proprio Assassin's Creed portatile, piuttosto che una pallida imitazione come quelle proposte in passato, grazie anche alla potenza dell'hardware; dall'altra, un franchise così importante e desiderato non poteva che rappresentare una vera e propria svolta per la situazione di certo non brillante dell'handheld, come dimostra perfino la confezione speciale con gioco e console assieme.
Insomma, su questo Assassin's Creed sia Ubisoft che Sony hanno puntato davvero tanto. La scelta strategica di rilasciarlo contemporaneamente all'Assassin's Creed III per PlayStation 3 e Xbox 360 non è stata per niente casuale, oltretutto. Dunque, dopo mesi di foto e filmati abbiamo finalmente impugnato la nostra PlayStation Vita e ci siamo tuffati nel 1700 per scoprire se le attese sono state ripagate.
Wonder Woman
Assassin's Creed III: Liberation non si collega in alcun modo alla trama degli altri capitoli; si tratta a tutti gli effetti di uno spin-off, anche se non manca un punto di contatto con Assassin's Creed III, nella forma di un breve cameo del protagonista Connor. Bisogna ammettere però, che dopo tanti anni di ipotesi, intrighi e misteri, è stato quasi liberatorio non avere a che fare con Desmond Miles e la sua cricca, dei quali in questo spin-off non c'è traccia. Anzi, a dirla tutta il gioco stesso si propone in modo piuttosto originale, come se fosse un vero e proprio software della Abstergo che permette di rivivere le vicende di Aveline de Grandpré, una giovane franco-africana di New Orleans, all'apparenza semplice figlia di un ricco imprenditore e in realtà pericolosissima assassina. Qui cominciano però i problemi del caotico intreccio di Assassin's Creed III: Liberation.
Aveline è strepitosamente bella e determinata, ma non la conosceremo mai davvero: odia gli spagnoli e la schiavitù, cerca da una vita la madre scomparsa ed è stata addestrata da un assassino di nome Agaté; tuttavia, nessuna di queste tematiche viene davvero approfondita e la vera e propria storia del gioco non inizia prima della quarta o quinta Sequenza, dopo un lunghissimo prologo/tutorial dove non succede nulla di davvero importante: appena le cose cominciano a farsi un po' più interessanti, quando si entra nel vivo della solita cospirazione e si lascia New Orleans, è praticamente già ora di finire il gioco.
Il franchise ha consacrato all'immaginario collettivo un personaggio carismatico come Ezio Auditore perché i giocatori l'hanno praticamente visto crescere di gioco in gioco, affezionandosi a lui; di Aveline invece ci viene offerto solo qualche frammento di passato, non ci vengono spiegate le sue ragioni né la sua formazione: molte delle sue decisioni sembrano prese "perché sì", perché c'è una sceneggiatura che le impone, per quanto assurde esse siano. Il doppiaggio in italiano, forse eccessivamente smaliziato, contribuisce a complicare la figura di un personaggio apparentemente assetato di sangue che affronta in modo un po' troppo semplicistico ogni situazione, per quanto possa essere delicata quando in ballo ci sono la vita e la libertà dei suoi simili.
Trofei PSVita
Copiosa la quantità di Trofei: ventidue Bronzo, ventuno Argento, 1 Oro e il Platino. Oltre a sbloccarli completando le varie Sequenze della storia, dovrete compiere azioni molto particolari: eliminare i nemici in un certo modo, raccogliere tutti gli oggetti segreti sparsi nelle aree, giocare a lungo la modalità multigiocatore, e via dicendo. Ce n'è veramente per tutti i gusti.
Girl Power
Lasciamoci alle spalle la componente narrativa per rispondere alla domanda più ovvia: quanto c'è di Assassin's Creed in questo spin-off? Possiamo affermare senza timore di smentita che Ubisoft Sofia è riuscita nel delicato compito di traslare le caratteristiche chiave della serie, proponendo per la prima volta un genuino Assassin's Creed portatile. C'è tutto quello che ci si aspetterebbe da un titolo principale del franchise, e anche qualcosa di più visto che la base sembrerebbe proprio essere Assassin's Creed III: non a caso è stato implementato anche il nuovo sistema di spostamento tra gli alberi impiegato nel fratello maggiore. Bisogna comunque precisare che il gioco rappresenta una versione in scala ridotta dei titoli precedenti: le aree esplorabili sono più piccole e la componente gestionale è pressoché assente, per fare due esempi. New Orleans purtroppo non ha certamente il carisma e la maestosità di Roma o Venezia, ma è comunque ben strutturata nella sua moltitudine di vicoli, moli e costruzioni: un vero piacere da esplorare, così come le aree successive, sebbene un po' meno incisive, tra le quali spiccano le paludi (il cosiddetto "Bayou") composte da una fitta rete di rami, tronchi e corpi d'acqua abitati da pochi esseri umani e qualche feroce alligatore, una minaccia presentata in pompa magna durante il tutorial ma nella quale, purtroppo, ci si imbatte davvero di rado. L'importante, però, è che ogni ambientazione si esplora come un normalissimo Assassin's Creed, arrampicamenti inclusi.
In questo senso, PlayStation Vita riproduce alla perfezione l'intuitivo sistema di controllo e le varie meccaniche annesse, come la necessità di mantenere un basso profilo di fronte a guardie e nemici, quantomeno se non ci si vuole impegnare in fughe rocambolesche o nei classici combattimenti a suon di contrattacchi. Ne approfittiamo per sottolineare che neanche Assassin's Creed III: Liberation riesce a distinguersi in questo ambito: la difficoltà dei combattimenti è spesso risibile, grazie anche alle varie armi di cui dispone Aveline, tra le quali spiccano la frusta e la letale cerbottana. È inoltre possibile mettere il gioco in pausa per qualche istante, giusto il tempo di selezionare tramite touch-screen i nemici che vogliamo uccidere, automaticamente e in rapida successione: l'uccisione combinata è una tecnica che abbassa ulteriormente la difficoltà delle zuffe con più nemici, nonostante questi attendano pazientemente il loro turno di essere affettati, attaccandoci, come al solito, uno o al massimo due alla volta.
La modalità multigiocatore
Dedichiamo un trafiletto alla modalità multigiocatore di Assassin's Creed III: Liberation perché in realtà non c'è moltissimo da dire, è più che altro un mini-gioco di stampo strategico in cui dovremo schierarci con gli assassini o con l'Abstergo. In realtà le meccaniche sono davvero poco chiare, e spiegate ancora peggio. Scelto un nodo, possibilmente vicino alla nostra reale posizione geografica, potremo decidere se difenderlo o attaccare quelli adiacenti inviando i nostri sicari: gli scontri durano pochi secondi, rappresentati da una breve animazione, e consumano l'energia dei personaggi. Una volta esaurita, dovremo attendere un po' di tempo prima di poter compiere un'altra mossa. Si tratta insomma di una specie di gioco da tavolo che si sviluppa dietro le quinte, ma davvero poco significativo: il numero di utenti giocanti era anche decisamente risicato, tra l'altro, perciò non è stato neanche possibile approfondire l'argomento. Non che se ne sia sentita la mancanza, per la verità.
L'abito non fa il monaco
Una discutibile novità è invece quella rappresentata dai tre vestiti che è possibile indossare, magari negli spogliatoi appositamente acquistati in giro per la città. Ci sono tre tipi di vestiti: da assassina, da signora e da schiava; ognuno di essi obbliga a condurre uno stile di gioco diverso: quello da schiava, poco meno agile di quello base da assassina, per esempio, permette di mimetizzarsi nella servitù, mentre l'ingombrante e scomodo abito da signora consente di sedurre le guardie o passare quasi del tutto inosservati, a scapito della ridotta mobilità. Sulla carta, l'idea è eccellente: si tratta insomma di indossare l'abito adatto alla strategia che intendiamo mettere in atto per completare una missione. Supponiamo che dobbiate assassinare un bersaglio nel bel mezzo di una strada affollata: potreste avvicinarvi discretamente nei panni della nobildonna per poi colpirlo con la cerbottana nascosta nell'ombrello, o scegliere un approccio più diretto, piombando dall'alto nel vostro abito da assassini con un attacco rapido e letale, per poi scappare a perdifiato in cerca di un luogo in cui nascondervi. Nella pratica, il sistema però non funziona bene come dovrebbe.
In effetti al giocatore è concessa ben poca libertà di scelta: sono pochissime le missioni che si possono gestire a piacimento, mentre ben più spesso è il gioco stesso a costringerci in un abito piuttosto che in un altro, a seconda della circostanza. Purtroppo però, le possibilità limitate degli abiti da schiava e da lady, di quest'ultimo in particolare, rendono quelle sezioni decisamente poco divertenti. Inoltre, l'intelligenza artificiale fa spesso i capricci, generando situazioni veramente paradossali. Per esempio, uno dei rischi nel girare vestiti da nobildonna è attirare l'indesiderata attenzione dei malviventi: a questo punto per difenderci potremmo spingerne uno a terra e farci inseguire per mezza città, fino a raggiungere un gendarme che, invece di proteggere la nostra lady da un branco di potenziali stupratori, deciderà di puntare l'arma contro di noi e darci la caccia insieme a loro. Si spera per ragioni diverse, ma non divaghiamo. È normale quindi, che si preferisca indossare il comodo e pratico abito da assassina per ogni missione secondaria o principale in cui non sia obbligatorio vestire altri panni: purtroppo questo ragionamento annulla la principale caratteristica di questa edizione di Assassin's Creed, ma d'altra parte ci troviamo di fronte a una buona idea che potrebbe essere sviluppata a dovere in un eventuale seguito.
Ubisoft, abbiamo un problema
Pur se tra alti e bassi, le missioni e le sfide principali e secondarie del gioco si affrontano con piacere; più controverso è invece l'aspetto tecnico che ci ha lasciato abbastanza interdetti. Nonostante la modesta risoluzione dell'immagine e il copioso effetto di aliasing che l'affligge, il colpo d'occhio iniziale è sbalorditivo, se non altro perché è la prima volta che si gioca un vero e proprio Assassin's Creed nel palmo della propria mano. Complesse reti urbanistiche storicamente ben ricostruite, illuminazione ed effetti che cambiano a seconda che sia giorno o notte, strade affollate in cui passeggiano decine di personaggi contemporaneamente, panorami mozzafiato da ammirare in cima al punto più alto del quartiere...
C'è tutto quello che può desiderare un fan della serie, ma non appena ci si muove cominciano i dolori. Il problema più grosso è sicuramente il frame rate decisamente instabile, sopratutto a New Orleans; la situazione nella palude e nelle aree successive, probabilmente poiché meno affollate e più piccole, è decisamente migliore, ma nella cittadina della Lousiana si soffre davvero spesso l'abbondante calo di frame per secondo, in special modo durante fughe e combattimenti. La cosa non inficia in modo particolare la giocabilità del titolo, ma è fin troppo frequente ed evidente. Così come salta spesso all'occhio una corposa serie di bug e glitch grafici e comportamentali di ogni genere: strutture che si materializzano dal nulla, pareti in cui si passa attraverso, nemici che muoiono a mezz'aria o si incastrano tra loro o dentro altri edifici. È un vero peccato, perché anche le animazioni e le texture, specialmente di Aveline, sono davvero ben realizzate. D'altra parte, anche dal punto di vista sonoro non sono pochi i problemi che dimostrano un lavoro di rifinitura abbastanza superficiale: l'intera colonna sonora, comunque decisamente buona, sembra essere un po' troppo compressa e tende ad incantarsi o a sparire del tutto praticamente a caso, talvolta coprendo invece i dialoghi dei personaggi.
Anche gli effetti sonori tendono a sparire, specialmente durante i combattimenti che a volte sembrano appartenere a un film muto, tant'è che in certi casi non ci si rende davvero conto di cosa stia succedendo, se la nostra pistola abbia sparato, per esempio. A parte questo, merita anche una breve menzione l'implementazione di alcune feature dell'hardware nel gameplay: in alcuni casi è piacevole, come può esserlo per esempio far scorrere le dita su touch-screen e touch-pad posteriore contemporaneamente per aprire una lettera, mentre in altri è veramente incomprensibile, come quando è necessario visualizzare un messaggio segreto esponendo la fotocamera della console a una forte fonte di luce. E se state giocando al buio o non disponete di una lampadina abbastanza potente? Beh, potete pure attaccarvi acrobaticamente al tram, in puro stile Assassin's Creed.
Conclusioni
Aldilà dei problemi riscontrati, il titolo sviluppato da Ubisoft Sofia è la più autentica "esperienza Assassin's Creed" portatile mai realizzata: è, semplicemente, Assassin's Creed in miniatura. Ci sono alcune idee interessanti, alcune implementate bene e altre meno, e una protagonista piena di potenzialità inespresse. Purtroppo il gioco è afflitto da tutta una serie di problematiche tecniche e concettuali che non lo rendono certo il titolo di serie A in cui speravamo tutti, sopratutto Sony: sotto i bug e le varie incongruenze c'è un buon Assassin's Creed per tutti i fan del franchise che non vedevano l'ora di giocarci anche in metropolitana. Consigliarlo a chi invece non ne ha mai provato uno però, ci sembra poco opportuno.
PRO
- È un vero Assassin's Creed portatile
- Ottima varietà di missioni e sfide
- Ambientazioni vaste e ben progettate
- Colpo d'occhio davvero notevole...
CONTRO
- ...ma tanti bug e frame rate instabile
- I vestiti potevano funzionare meglio
- Storia e personaggi poco approfonditi
- Modalità multigiocatore praticamente inutile