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Una saga da ridere

Avete sempre mancato di giocare la saga dei Divinity di Larian Studios? Forse è arrivata l'occasione che vi serviva

RECENSIONE di Simone Tagliaferri   —   04/12/2012
Divinity Anthology
Divinity Anthology
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Quando si parla di giochi di ruolo elettronici per giocatori solitari, che non è roba strana vietata ai minori, di solito si fa l'errore di tagliare il genere con l'accetta in due soli tronconi, ossia il gioco di ruolo all'occidentale e quello alla giapponese. In realtà in ognuno dei due macrosistemi esistono decine di rivoli differenti che mal si conciliano con la sola visione generale che si ha di loro. Volendo fare un'altra divisione, sempre netta ma più rappresentativa (fate partire pure la musica del magico mondo di Quark), potremmo prendere il gioco di ruolo all'occidentale e distinguere almeno due scuole:

Una saga da ridere

quella europea e quella americana, con la seconda foriera di una visione più edulcorata, in un certo senso nazional popolare, e l'altra più vicina al gioco di ruolo tradizionale nudo e crudo.
La serie Divinity di Larian Studios, di cui è in via di realizzazione il quarto episodio, Divinity: Original Sin, ha tentato di conciliare il sotto-genere che più di tutti ha semplificato i giochi di ruolo, spostando il focus dalla trama e dal background alla raccolta compulsiva di oggetti, ossia gli action RPG, con l'innesto di meccaniche più complesse e vicine ai gusti dei giocatori che hanno sempre visto malamente l'eccessiva banalizzazione portata dall'avvento di Diablo.

Una saga da ridere

Il primo fattore di rottura, che vale per tutti i capitoli, è l'ironia di fondo che permea situazioni e dialoghi. Alcuni dei temi più comuni del racconto fantasy vengono presi e messi alla berlina sullo schermo (anche se non in modo smaccato come accade in Bard's Tale di inXile). L'effetto finale è abbastanza dissacrante, anche se in generale l'epicità viene sempre mantenuta con trovate originali, ad esempio la possibilità di trasformarsi in draghi in Divinity 2: Ego Draconis. Molto amati in Germania, i Divinity hanno sempre faticato un po' di più fuori dai confini della nazione della Merkel: da una parte non sono mai stati tecnicamente al top, dall'altra, avendo sempre preferito la sostanza alla forma, in molti casi hanno finito per alienare i giocatori per via di alcune spigolosità poco gradite. Allo stesso tempo alcune qualità esclusive hanno trovato molti fan disposti a perdonare qualche difettuccio per quella che comunque è una delle serie fantasy più interessanti ancora vive sulla scena videoludica. Se siete tra i curiosi che vorrebbero provarla, sarete felici di sapere dell'uscita di questa Divinity Anthology, che raccoglie Divine Divinity, Beyond Divinity e Divinity II: Developer's Cut in un unico pacco, decisamente economico.

Divine e Beyond

Ironico sin dal titolo, Divine Divinity, il capostipite della serie, fu pubblicato per la prima volta nel 2002. Nonostante la grafica isometrica non faccia più molta impressione (in realtà non la faceva nemmeno allora), molte delle sue caratteristiche vincenti sono ancora perfettamente godibili. Come già accennato, Larian Studios tentò con successo di mescolare le meccaniche di Diablo II con quelle dei Baldur's Gate, inserendo nel gioco la pausa tattica e una maggiore attenzione alle fondamenta dei GDR.

Una saga da ridere

Anche il mondo di gioco era decisamente più vasto e vario di quello del titolo di Blizzard, che però aveva dalla sua un online migliore. Si parla di decine di ore di gioco per esplorare tutti gli angoli delle quattro immense mappe e interagire con i più di centocinquanta personaggi dotati di un background dettagliato. Non poco, se si pensa che stiamo parlando di un titolo d'esordio di un team allora sconosciuto.
Il successo di Divine Divinity produsse un'ovvia conseguenza: c'era bisogno di dare subito ai fan un nuovo titolo da giocare. Il risultato fu lo spin-off Beyond Divinity. A riguardarlo oggi non si tratta di un brutto gioco. Semplicemente è troppo simile al suo predecessore (all'epoca c'era meno tolleranza verso i sequel fotocopia) cui non aggiungeva molto, ma da cui prendeva anche tutte le qualità più importanti: un mondo di gioco vastissimo per una quest principale che si dipanava lungo decine di ore di gioco, quell'ironia di fondo che tanto era piaciuta, con la nuova trovata dei due personaggi agli antipodi che devono convivere nello stesso corpo e un sistema ruolistico decisamente più articolato rispetto agli altri action RPG. Dopo Beyond Divinity Larian Studios si mise subito al lavoro sul vero sequel di Divine Divinity. Passarono parecchi anni, ma finalmente arrivò Divinity II: Ego Draconis.

L’ego del drago

Divinity II: Developer's Cut raccoglie Divinty II: Ego Draconise la sua espansione, Flames of Vengeance, rendendoli un gioco unico e aggiungendo extra come materiale video e commenti vari da guardarsi in santa pace. Ci troviamo di fronte a un mondo completamente 3D con delle immense mappe da esplorare e decine di quest da svolgere. I controlli sono più simili a quelli di un Oblivion, ma la profondità è rimasta quella di un tempo, così come l'ironia di fondo.

Una saga da ridere

Venuta meno l'idea della convivenza forzata tra due personaggi, Larian Studios ha deciso di sfruttare il suo nuovo motore per provare a fare qualcosa di più del classico gioco di ruolo: il protagonista può trasformarsi in drago, superata la metà circa dell'avventura, e volare in giro per le mappe alla ricerca di luoghi inaccessibili a piedi. Inoltre il giocatore entra in possesso di una vera e propria fortezza in cui può dedicarsi al crafting, all'addestramento nelle varie arti e può dare ordini ad alcuni servitori di andare a reperire delle materie prime. La quantità di contenuti di Divinity II: Ego Dragonis vale da sola il prezzo del biglietto, ma l'aggiunta di Flames of Vengeance amplia maggiormente l'offerta. L'espansione mette fine alla storia ed è ambientata tutta all'interno di una città, a parte alcune sortite all'esterno sotto forma di drago. Anche qui ci sono quest spassose da affrontare, come quella dei maghi trasformati in cibo che possono essere mangiati o liberati, e non mancano puzzle da risolvere e segreti da scovare. In generale possiamo dire che si tratta di un prodotto di grande qualità che da solo vale la raccolta e che andrebbe parecchio rivalutato. Soprattutto le sequenze con il drago meritano una seconda chance. Uno degli elementi che più ci è piaciuto riguarda la narrazione: nonostante come già detto il titolo non rinunci all'ironia che distingue la serie, alcuni momenti sono fortemente drammatici e creano il giusto pathos che spinge a proseguire.

Conclusioni

Digital Delivery: Steam
Prezzo: 14,99€
Multiplayer.it
8.8
Lettori (10)
8.5
Il tuo voto

Se non avete mai giocato a uno dei titoli compresi nella Divinity Anthology vi consigliamo di approfittare di questa offerta. Si tratta di un'ottima raccolta che per un prezzo più che ragionevole vi frutterà centinaia di ore di gioco di qualità. Soprattutto se siete fan del fantasy dovete tenerla in considerazione, perché potrebbe rivelarsi una grossa sorpresa.

PRO

  • Tre giochi per centinaia di ore di longevità
  • Meccaniche molto profonde
  • Buone trovate a livello narrativo

CONTRO

  • Qualche incertezza nelle sequenze del drago
  • Beyond Divinity non è al livello degli altri due