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La luce che illumina la Metro

A tre anni di distanza arriva sul mercato il sequel di Metro 2033 intitolato Last Light. Ce l'avranno finalmente fatta i ragazzi di 4A Games a stupirci?

RECENSIONE di Pierpaolo Greco   —   14/05/2013
Metro: Last Light
Metro: Last Light
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Poco più di tre anni fa, i ragazzi di 4A Games si fecero conoscere dal grande pubblico con uno shooter in prima persona piuttosto interessante. Un titolo che cercava di piazzarsi a metà strada tra l'esperienza scriptata alla Call of Duty e qualcosa di potenzialmente più emotivo per il giocatore che potesse ricordare quanto provato giocando ad Half-Life 2 o al primo BioShock. Il risultato fu Metro 2033, un progetto che divise a metà pubblico e critica tra chi lo elevò a cult da giocare tutto d'un fiato grazie alla sua atmosfera claustrofobica e alla trama al di sopra della media e chi invece lo bocciò come un esperimento fallito per delle evidenti magagne nel gameplay che coinvolgevano soprattutto la meccanica shooter. Oggi è la volta di parlare del sequel, Metro: Last Light che non solo segna l'esordio dello sviluppatore anche su PlayStation 3, accanto alle versioni PC e Xbox 360 ma anche l'allontanamento quasi totale dalla storia originale raccontata nei libri di Dmitry Glukhovsky. Il nuovo lavoro di 4A Games infatti prosegue la storia del protagonista originale di Metro 2033, prendendo strade e approfondimenti narrativi che toccano molto raramente quanto raccontato nei libri dello scrittore russo.

La luce che illumina la Metro

Il sequel diretto

È passato un anno dalle vicende raccontate in Metro 2033. Voi siete ancora Artyom, il nuovo eroe della metropolitana di Mosca: avete sconfitto i Tetri, misteriose e spietate creature telepatiche sorte dalle ceneri del bombardamento nucleare che ha rischiato di estinguere l'umanità, e avete messo le mani sul bunker D6, un ricco deposito di armi e viveri che potrebbe cambiare per sempre l'equilibrio tra le forze che vivono nei cunicoli sotterranei della capitale russa. All'improvviso vi rendete conto che aver sterminato questa nuova razza di essere viventi vi ha instillato più di un dubbio nel cervello e la vostra vita inizia ad essere sopraffatta dagli incubi di un passato che quasi non vi appartiene più, legato a decisioni che avete preso per istinto e senza il dovuto ragionamento. Metro: Last Light si apre con la notizia sconvolgente di un ultimo Tetro sopravvissuto, un bambino e con il vostro inserimento in una piccola spedizione che dovrà trovarlo e ucciderlo. Oppure salvarlo per cercare di capire cosa sta realmente succedendo in un mondo in rapida trasformazione.

La luce che illumina la Metro

Come detto in più occasioni, questo nuovo capitolo della serie rientra alla perfezione nel concetto di "more of the same". È un sequel diretto e continua con precisione le vicende raccontate in Metro 2033: il protagonista è lo stesso, talvolta incontrerete persino qualche vecchia conoscenza e tutto l'ecosistema della metropolitana di Mosca rispetta ed è coerente con quanto già visto in passato. Persino le varie fazioni in lotta per il dominio dei cunicoli sono le stesse anche se stavolta il loro funzionamento è esplorato con maggiore profondità ed è sempre molto evidente quanto sia fragile l'equilibrio tra le parti. L'Impero, i Rossi, gli Spartani di Polis e una nuova aggiunta al gruppo, Venezia, vivono negli stessi angusti spazi, separati da poche stazioni della metro: ci saranno alleanze, tradimenti e spionaggio a dare vigore alla storia raccontata e soprattutto è ben evidente quanto l'allontanamento dai canovacci narrativi dei libri di Glukhovsky abbia fatto bene allo sviluppatore che potendo muoversi più liberamente con la storia, è riuscito a portare su schermo una narrazione più asciutta e piacevole. Talvolta, forse, troppo sullo sfondo, ma sicuramente apprezzabile per la capacità di raccontare una storia coerente e soprattutto con un arco narrativo in grado di appassionare il giocatore e di farlo sentire il vero protagonista di vicende che non sempre riuscirà a controllare e che raggiungeranno un epilogo in grado di concludere con grande trasporto quanto iniziato con Metro 2033.

La luce che illumina la Metro

Last Light va in crescendo: parte lento e farraginoso ma sa diventare coinvolgente e persino a tratti esaltante per concludersi in un modo che renderà sicuramente soddisfatto chi si è innamorato della serie, senza allo stesso tempo lasciare troppo spiazzati i giocatori che non conoscono la saga visto che l'uso costante dei flashback ed i racconti dei personaggi non giocanti sono in grado di far capire adeguatamente cosa è successo in precedenza. Chi scrive ha impiegato poco meno di 11 ore a concludere il gioco al livello di difficoltà normale. È un quantitativo di ore al di sopra della media delle ultime produzioni ma bisogna sempre ricordare che Metro: Last Light è un titolo esclusivamente single player, il cui tasso di rigiocabilità è legato alla volontà di sperimentare livelli di difficoltà superiori (ce ne sono tre in tutto) o di raccogliere l'unico collezionabile disseminato per i capitoli di gioco (neanche troppo difficile da trovare): una serie di taccuini che approfondiscono le valutazioni di Artyom sulle vicende che sta vivendo. C'è poi la modalità Ranger, che arriva in regalo per chi ha pre-ordinato il titolo e rappresenta la summa dei desideri del vero giocatore hardcore: la totale mancanza di interfaccia su schermo e una disponibilità veramente limitata di munizioni in gioco.

Un semplice shooter?

Entrando nel dettaglio del gameplay, anche questo Metro: Last Light è uno shooter in prima persona che punta tutto sull'atmosfera e su una grande fisicità nel compiere le varie azioni di gioco. C'è di fondo una sapore da survival horror visto che per gran parte del gioco le munizioni scarseggiano (anche se bisogna riconoscere che rispetto al capitolo precedente, qui la difficoltà è stata tarata verso il basso) e in moltissime occasioni il buio, la claustrofobia e un'angoscia generalizzata vi faranno attraversare le gallerie con il cuore in gola e con il fiato sospeso, sempre pronti all'apparizione improvvisa di un mostro o di qualche elemento posizionato dagli sviluppatori con l'unico obiettivo di terrorizzarvi. Anche stavolta grandissima attenzione è stata posta sullo stealth e su momenti di relativa calma in cui ci troveremo ad attraversare gli avamposti umani e le varie capitali delle fazioni metropolitane.

La luce che illumina la Metro

Ma andiamo con ordine e partiamo proprio dallo stealth. Gran parte dell'avventura di Last Light può essere infatti affrontata evitando di uccidere i soldati nemici o semplicemente di non far scattare allarmi in grado di mettere in subbuglio le basi nemiche. Il titolo viene incontro al giocatore grazie ad un level design che sembra spingere molto sulla micro-esplorazione di scorciatoie e anfratti che possano permettere ad Artyom di agire indisturbato nell'ombra e, grazie a un piccolo indicatore presente sull'orologio è possibile vedere a colpo d'occhio se si è nascosti al nemico oppure illuminati da una qualche luce. La pianificazione dell'azione in questi momenti sarà essenziale, così come andare avanti spegnendo lampadine e usando solo armi silenziate o colpi melee. Rispetto a Metro 2033 però queste sequenze sono meno imposte dagli sviluppatori, al punto che potrete praticamente quasi evitare di uccidere nemici umani e non mancheranno anche alcuni livelli in cui sarà possibile aggirare persino i mutati dalle radiazioni, evitando scontri diretti anche con loro. Purtroppo però, come avvenne anche con il predecessore, ci sono alcuni difetti strutturali che minano la perfetta riuscita di questa componente di gioco. Innanzitutto la meccanica stealth è veramente ridotta all'osso nei termini dell'interazione con il nemico: basta essere nell'ombra e semplicemente l'avversario non può vedervi anche se siete a pochi centimetri dalla sua faccia.

La luce che illumina la Metro

Talvolta non è neanche ben chiaro se il titolo tenga conto del rumore dei passi visto che in moltissime occasioni ci è capitato di correre verso il nemico per stordirlo con il colpo ravvicinato senza che lui minimamente si accorgesse del frastuono provocato dai nostri passi. Inoltre non è possibile, ancora, spostare i corpi dei nemici messi fuori gioco con il risultato che magari se si uccide un nemico in piena luce per poi proseguire attraverso il livello e malauguratamente una qualche pattuglia passa dalle sue parti, vi troverete con un bell'allarme scattato senza poter fare più nulla in proposito, se non far ripartire l'intero livello. Sì, avete letto bene, anche su PC, Metro: Last Light continua ad avere un sistema di salvataggi automatici che in alcune condizioni sa essere piuttosto frustrante visto che si attiva nei momenti più disparati e talvolta proprio quando il nemico ci coglie in flagrante, facendoci entrare nel loop di un caricamento praticamente inutile, a meno che non si decida di andare avanti ad armi spianate. Ma il difetto principale dell'intero progetto è senza dubbio l'intelligenza artificiale che continua a rimanere veramente basilare. I soldati nemici si limitano a seguire le loro pattuglie, ad entrare per qualche secondo in una routine di attenzione se vi intravedono nel buio e ad attivarsi completamente nel caso in cui incontrino un compagno morto o vi vedano sparare.

La luce che illumina la Metro

A quel punto si prodigano in movimenti convulsi passando da una copertura all'altra senza mai dimostrarsi veramente pericolosi visto che non tendono mai ad avvicinarsi alla vostra posizione e praticamente non conoscono l'esistenza di armi da lancio. La cosa si fa leggermente più complessa nei livelli avanzati, quando il nemico è molto corazzato, ma solo perché diventa più difficile farlo fuori durante lo scontro aperto. Senza voler infierire troppo, la questione peggiora quando si combattono i nemici mutati. In questo caso infatti il comportamento è sempre lo stesso indipendentemente dall'avversario: essendo tutti i mostri dotati solo di attacco ravvicinato, vi verranno addosso senza preoccuparsi di altro. E rigorosamente in linea retta. La mancanza di un feedback incisivo dei colpi delle armi non aiuta in questo senso e sembra rimanere un deficit dello sviluppatore russo ma sicuramente si nota qualche miglioria in tal senso rispetto al titolo precedente.

La luce che illumina la Metro

Questa è la mia fermata, grazie

Ma il piatto forte di tutta l'esperienza di gioco, come avveniva per il suo predecessore, è il grande impatto del mondo ricreato da 4A Games che sembra sprizzare un'attenzione al dettaglio che difficilmente ci è capitato di vedere persino nelle produzioni più blasonate. Quando si mette da parte la fase shooter e ci ritroviamo ad esplorare gli avamposti umani ben riparati e ricchi di vita "normale", il gioco sale di livello. L'immaginario ricreato su schermo è infatti molto affascinante ed estremamente coerente nelle differenze tra le varie fazioni. Passeremo in poche ore dai comizi dittatoriali dell'Impero, con tanto di saluto romano, al degrado dirompente della linea rossa, dove nessuno è veramente povero ma tutto è all'insegna della forza militare. Per non parlare poi della meravigliosa vita di Venezia tra i suoi canali popolati di imbarcazioni di pescatori e da una barchetta itinerante di musicisti.

La luce che illumina la Metro

Peccato che tutto sia però un semplice e splendido presepio: l'interazione è limitata soltanto agli elementi collegati alla storia e alla compravendita di armi e munizioni e nei panni di Artyom ci limiteremo ad attraversare le vie ed i cunicoli di queste zone protette in attesa di raggiungere la zona di accesso per il prosieguo della nostra avventura. Più in generale l'intera esperienza di Metro: Last Light è all'insegna della linearità massima. Non che questo sia un male assoluto ma è essenziale che sia ben chiaro che quanto detto in occasione di Metro 2033 vale anche per questo capitolo: nel gioco l'esplorazione è ridotta all'osso e, come un qualsiasi Call of Duty insegna, la storia e l'azione vanno avanti su binari scriptati e ben impostati dallo sviluppatore. Stavolta ci sono sicuramente più sezioni all'aperto, tra le strade di una Mosca spettrale e desolata, ma anche in questi frangenti, pur aprendosi di molto l'orizzonte visivo, le aree percorribili sono sempre ben delimitate e il giocatore dovrà limitarsi a gestire l'arma che imbraccia nel migliore dei modi mentre con gli occhi si guarda intorno stupendosi dell'universo creato da 4A Games. E visto che poco sopra abbiamo parlato di armi e munizioni, affrontiamo anche questo aspetto del gioco. Last Light implementa un sistema di economia molto particolare.

La luce che illumina la Metro

Tutto ruota intorno alle munizioni militari pre-conflitto nucleare che il giocatore potrà raramente raccogliere e che servono sia come moneta di scambio, sia come potenziamento temporaneo delle armi di gioco, potendo essere montate al posto delle munizioni normale. Nei vari accampamenti potremo dialogare con alcuni venditori per rifornirci di munizioni e soprattutto per acquistare o vendere armi. Artyom ne potrà portare tre contemporaneamente di qualsiasi tipo, potrà ovviamente raccoglierle dai nemici uccisi o storditi e, rispetto a Metro 2033, sarà possibile anche prodigarsi in una personalizzazione dell'armamentario acquistando ed equipaggiando varie tipologie di mirini, silenziatori o prolungamenti di canna e modifiche al calcio o alle funzioni basilari dell'arma per renderla magari meno soggetta al rinculo od evitare la perdita di pressione delle armi pneumatiche. Il sistema sembra andare molto incontro alle necessità e allo stile di combattimento del giocatore e offre una grande varietà, peccato che rimanga ancora qualche difficoltà nel capire a colpo d'occhio la tipologia di bocca da fuoco lasciata a terra dal nemico visto che le icone che appaiono su schermo, specie quando le armi cominciano ad arricchirsi dei vari upgrade, non sono facilmente distinguibili le une dalle altre e spesso ci si ritrova a raccoglierle soltanto per vedere bene di quale arma si tratta. Ci sono anche degli oggetti di offesa secondari, gli stessi già visti nel precedente capitolo: una granata normale, una incendiaria, i coltelli da lancio per uccidere in modo silenzioso dalla distanza ed una tipologia di mina di prossimità per realizzare delle trappole molto rudimentali.

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • La redazione usa il Personal Computer ASUS CG8250
  • Processore: Intel Core i7 860 a 2.8 GHz
  • Memoria: 8 GB di RAM
  • Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 670
  • Sistema operativo: Windows 7 a 64 bit

Requisiti minimi

  • Processore: Intel Core 2 Duo a 2.2 GHz o AMD equivalente
  • Scheda video: NVIDIA GTS 250 o AMD Radeon serie 4000
  • RAM: 2 GB
  • Sistema operativo: Windows XP, Windows Vista, Windows 7, Windows 8

Requisiti consigliati

  • Processore: Intel Core i5 a 2.6 GHZ o AMD equivalente
  • Scheda video: NVIDIA GTX 580/660 Ti o AMD Radeon HD 7870
  • RAM: 4 GB
  • Sistema operativo: Windows Vista Windows 7, Windows 8

Physical, physical, I wanna get physical!

Metro: Last Light rispetta alla perfezione quello che ormai è diventato un tratto caratteristico del franchise: la fisicità delle azioni del protagonista ricreate su schermo. Non parliamo soltanto della ricarica delle armi o delle eccezionali animazioni vissute in prima persona ma di tutti quegli elementi di interazione con lo scenario e soprattutto con l'equipaggiamento che, insieme all'interfaccia di gioco veramente minimale, contribuiscono ad aumentare il senso di immedesimazione sperimentato dal giocatore. La torcia, piuttosto che il visore notturno, va costantemente ricaricata attraverso una dinamo, l'accendino va acceso per illuminare ad esempio il taccuino con i principali obiettivi del livello piuttosto che per consultare la bussola, entrambi elementi che vanno fisicamente tirati fuori dalle tasche di Artyom.

La luce che illumina la Metro

La maschera antigas è soggetta a sporcizia, appannamento, rotture e i suoi filtri vanno cambiati ogni cinque minuti. Tutto è in tempo reale, tutto viene fisicamente eseguito dal protagonista su schermo. E il risultato è assolutamente eccellente. E già che stiamo parlando di qualità su schermo, fermiamoci a discutere dell'aspetto tecnico di Last Light. Il titolo è assolutamente d'impatto grazie a modelli e animazioni dei personaggi e dei mostri di primissimo livello. Purtroppo l'elemento ripetitività è costantemente dietro l'angolo visto che gli umani partono da un paio di modelli di base differenziati attraverso elmetti e baffi mentre i demoni sono per loro stessa natura praticamente tutti identici per razza. La qualità del gioco raggiunge però il suo apice nella resa degli ambienti grazie ad un lavoro sulle luci, sui particellari, sulle nebbie e più in generale sull'orizzonte visivo quando si è all'aperto, che quasi non ha rivali. Vedere arrivare la notte mentre si sta correndo tra le vie di Mosca e la maschera lentamente si appanna sporcandosi per gli schizzi di una pozzanghera appena attraversata, è qualcosa che non può essere descritto a parole ma restituisce un impatto visivo meraviglioso.

La luce che illumina la Metro

Purtroppo però cotanta meraviglia tecnica si scontra con requisiti di sistema piuttosto elevati su PC e dovuti anche ad una ottimizzazione mediocre dell'engine grafico che ha portato a numerosi crash durante la sessione di recensione. Non aiutano in questo senso le opzioni, praticamente ridotte all'osso. Con la configurazione di prova, dettagli generali impostati su molto alto (il settaggio massimo), filtro anisotropico su 16x (il settaggio massimo), SSAO a 2x (può arrivare fino a 4x) e tessellazione impostata su normale (può arrivare fino a molto alto), il gioco girava a 30 frame per secondo piuttosto costanti, salvo crollare miserabilmente durante esplosioni e nelle zone all'aperto più complesse. Tra l'altro a sottolineare probabilmente una maggiore attenzione al pubblico console c'è anche la pessima implementazione nel gioco dell'accoppiata mouse e tastiera che cozza con una interfaccia evidentemente rivolta all'uso del pad e che pecca perciò di precisione e adeguata personalizzazione. Il menu in sovraimpressione per la scelta dell'arma da lancio e per vedere il numero di munizioni rimaste, che si attiva tenendo premuto il tasto TAB è esemplare in questo senso.

La luce che illumina la Metro

In termini di audio ci troviamo davanti a una valutazione media. Last Light è completamente doppiato in italiano con una buona recitazione ma con un uso veramente ristretto di voci differenti. Moltissimi personaggi sono doppiati dalle stesse due, tre persone con un risultato decisamente poco realistico. In termini di effetti audio, tralasciando da parte grugniti e ruggiti dei mostri, si lasciano apprezzare i suoni ovattati degli spari in lontananza attraverso i cunicoli o all'aria aperta e più in generale tutti quei rumori cupi che popolano i sotterranei e che riescono ad aumentare il senso di oppressione e terrore provato dal giocatore mentre si aggira solitario per la metro di Mosca. Peccato per l'assenza praticamente totale di una colonna sonora degna di questa definizione. C'è qualche brano che è possibile talvolta ascoltare negli accampamenti umani, suonato dal vivo ma è veramente poca roba difficilmente memorizzabile dal giocatore.

Conclusioni

Versione testata: PC
Multiplayer.it
8.5
Lettori (415)
8.7
Il tuo voto

Metro: Last Light è uno shooter piacevole, ricco d'atmosfera e in grado di coinvolgere tutti quei giocatori che cercano prima di tutto una bella storia da vivere in prima persona, senza preoccuparsi troppo della linearità dell'esperienza di gioco. Non mancano purtroppo alcune magagne a livello di gameplay che vanno a toccare soprattutto i combattimenti con i nemici e la meccanica stealth, ma il tutto è adeguatamente compensato da un impianto tecnico eccellente e d'impatto che su PC restituisce un colpo d'occhio meraviglioso, a discapito di un'eccessiva pesantezza. In fin dei conti Last Light è il perfetto "more of the same" di Metro 2033: sarà adorato da chi reputa il predecessore un cult ma difficilmente convincerà chi era volutamente rimasto lontano da quel titolo. Noi un tentativo vi consigliamo vivamente di farlo.

PRO

  • Tecnicamente è eccellente e restituisce un impatto visivo ottimo
  • Gli accampamenti umani brillano per atmosfera e attenzione al dettaglio
  • La storia è coinvolgente, ben narrata e coerente
  • La fisicità del protagonista e l'interfaccia minimale rendono il gameplay originale

CONTRO

  • La componente stealth pecca di pulizia e rifinitura
  • Intelligenza artificiale dimenticabile
  • L'engine grafico è poco ottimizzato e soggetto a qualche crash di troppo
  • Il design dei mutati è poco ispirato

Metro: Last Light è uno shooter ricco d'atmosfera, in grado di stupire per il suo dettaglio grafico