Inizialmente flagellato dai bug, Red Orchestra 2 si è risollevato patch dopo patch, grazie al lavoro dei ragazzi di Tripwire. E il successo è stato tale da giustificare una nuova incursione nel genere degli FPS tattici multiplayer con un prodotto basato su quanto di buono fatto fino ad oggi. Rising Storm, ibrido tra nuovo capitolo multiplayer ed espansione stand-alone, ci porta nel bel mezzo delle grandi battaglie del Pacifico. Un fronte lontano, quello conteso tra yankee e giapponesi, che non ci ha toccato come lo scontro che si è consumato in Europa, ma che ha ospitato alcune delle battaglie più imponenti della seconda guerra mondiale. Lo spirito del Giappone contro quello degli Stati Uniti, premuti uno contro l'altro fino all'esplosione finale che si è tristemente consumata sulla popolazione di Nagasaki.
Le meraviglie del Pacifico
Rising Storm rievoca le atmosfere di titoli ad ampio respiro come Medal of Honor: Allied Assault traducendo il tutto in un contesto multiplayer fatto di obiettivi, postazioni e grandi fronti da infrangere. La formula è quella di Red Orchestra 2 e non ha l'ampiezza di Iron Front Liberation 1944, ma punta a creare un'esperienza più strutturata e serrata con le classiche modalità a obiettivi che vanno per la maggiore nell'ambito degli FPS militari. Il risultato è una sorta di incrocio tra Enemy Territory e Battlefield con l'implementazione di tutte le opzioni tipiche degli shooter moderni e con grandi mappe, piene di edifici e di obiettivi da difendere e attaccare, che possono essere combattute in chiave action, con i soldati più resistenti ai colpi, o in chiave simulativa, con un tasso di mortalità estremo.
Gli scenari che vanno a comporre il fronte in cui ci troviamo impegnati sono sei, ma ne arriveranno altri quattro dopo il lancio. Si va dalle coste fortificate, con sfilze di bunker da espugnare, fino ai piccoli villaggi, dove schiere di soldati nipponici attendono che l'invasore americano faccia un passo sbagliato. Il tutto intervallato da grandi distese di sabbia, da macchie di vegetazione florida e illuminata da un sole decisamente più caldo di quello del fronte occidentale. Colori e consistenza delle ombre, uniti a effetti post processing di buona qualità, conferiscono a Rising Storm un look convincente arricchito da dettagli apprezzabili come le ombre dinamiche delle nubi e la deformazione della lente dei mirini. Non si tratta comunque di un titolo "spacca mascella" e proprio per questo spiccano gli effetti sonori, le cittadine complesse, la vegetazione credibile, le numerose animazioni e la una buona gestione della messa a fuoco che bilancia gran parte delle mancanze in termini di qualità delle texture. E le mappe sono ricche di dettaglio anche dal punto di vista del design con decine di posizioni da difendere, trincee, paludi, ponti, dislivelli e strutture d'ogni genere. Un livello di dettaglio decisamente elevato che genera un gran numero di situazioni differenti e per questo non è funzionale esclusivamente al comparto estetico ma anche a quello ludico. Il risultato finale, anche se come abbiamo anticipato parecchie texture non brillano per qualità, è decisamente piacevole ed è più che sufficiente per dare vita a battaglie credibili e avvincenti.
La respirazione è tutto
Gran parte del fascino di Rising Storm è legato al contesto storico con grandi sbarchi sottolineati da colonne sonore suggestive, in un mix che esalta le partite di stampo simulativo. I compagni ci cadono intorno come mosche e la nostra stessa morte arriva all'improvviso, senza darci il tempo di reagire. Ma l'atmosfera e le meccaniche smorzano la potenziale frustrazione poichè la fine improvvisa non dipende da marchingegni futuristici che vedono tutto, bensì dalla fortuna o dall'abilità di un soldato che può contare esclusivamente sulla meccanica della propria arma, sul calcolo della fisica dei proiettili, su un mirino spartano e sulla propria tranquillità. La respirazione, infatti, può essere controllata, in qualsiasi momento, con l'apposito tasto che attiva anche un lieve zoom. In questo modo la feature non ha una funzione limitata ai tiri di precisione ma diventa rilevante anche durante le lenta esplorazione di edifici potenzialmente occupati da nemici. Il respiro, comunque, è sempre importate a prescindere dalla capacità del nostro soldato di trattenerlo.
Questo ha infatti una cadenza regolare che rende possibile sparare nel frangente che separa espirazione e inspirazione, senza dover trattenere il fiato. In questo modo il primo colpo sparato da un fucile di precisione può essere detonato con tutta calma, riservando, in modo piuttosto naturale, il controllo del respiro per i frangenti più concitati. La seconda peculiarità prevede la visualizzazione, attraverso un indicatore trasparente, dell'area generica in cui colpirà l'arma con cui stiamo sparando e questa aggiunta, che consente di mirare senza bisogno di sollevare l'arma, è molto utile sia nei frangenti concitati, che non sono pochi, sia nel caso in cui un nemico appaia a distanza ravvicinata mentre imbracciamo un fucile. In certi casi, comunque, vista la letalità dei colpi l'unica opzione possibile è quella di trovare rifugio dietro a una copertura sperando che il fronte si sposti o comunque che i compagni riescano a distogliere l'attenzione dalla nostra posizione. Purtroppo non sempre i giocatori umani ricorrono alla cooperazione, anche se la formula di Rising Storm, che include un'utile chat vocale integrata, premia ed esalta in mondo incredibile questo approccio. Ma nei casi più disperati c'è comunque una risorsa, almeno quando il nemico si trova a breve distanza. Parliamo del fuoco alla cieca, spesso superfluo in quei titoli in cui i soldati hanno parecchi punti vita, che si trasforma in un'opzione da non sottovalutare quando un solo colpo mandato a segno può fare la differenza tra vivere e morire.
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- La redazione usa il Personal Computer ASUS CG8250
- Processore Intel Core i7-3770K @ 3.50GHz
- 16 GB di RAM
- Scheda video NVIDIA GeForce GTX680
- Sistema operativo Windows 8
Requisiti minimi
- Processore Dual Core 2.3 GHz o superiore
- 2 GB RAM
- Scheda video 256 MB SM 3.0 DX9 - NVIDIA GeForce 7800 GTX / ATI Radeon HD 2900 GT
- 8 GB di spazio su disco
Beta
Rising Storm include anche i bot che possono occupare i posti lasciati vacanti dai giocatori riempendo le mappe con quei 64 giocatori che rendono il tutto più credibile. Purtroppo l'intelligenza artificiale non brilla e non si distingue da quella di titoli datati come Battlefield Vietnam. Talvolta i bot ci crivellano di colpi come guidati da una sola mente alveare, altre volte ci guardano straniti aspettando una fine inevitabile. Per questo è sempre preferibile scegliere server pieni, anche vista l'ampiezza delle mappe, con eventuali bot e relative mancanze ridotti al minimo. Non si tratta, comunque, dell'unico problema rimasto dalla beta anche se buona parte dei difetti visivi sono stati sistemati nella release finale. In ogni caso, dando per scontato l'arrivo di corpose patch in stile Tripwire, ci troviamo di fronte a un titolo interessante che mescola abilmente simulazione e ritmi serrati, in un contesto credibile.
La relativa precisione delle armi lascia spazio alla fantasia impedendo a un sol uomo di fare strage del nemico e l'elevata mortalità, soprattutto nella modalità simulativa, rende sconsigliabile un approccio troppo scanzonato andando a esaltare il lato tattico del titolo. Lato che viene esacerbato anche da un altro elemento del gameplay. Infatti, per arricchire la varietà dell'azione, gli sviluppatori hanno deciso di attribuire alcune peculiarità ai due schieramenti, tenendo comunque d'occhio il bilanciamento. I giapponesi, per esempio, possono caricare con la Katana, diventando immuni alla soppressione per qualche secondo grazie allo spirito guerriero e all'indomita ispirazione imperiale. Ovviamente non è sempre il caso di lanciarsi alla carica, soprattutto nelle partite simulative, e quando il fronte diventa impenetrabile diventano molto utili i piccoli e letali mortai concessi in dotazione ai difensori nipponici che possono utilizzare l'attrezzo anche come un lancia granate o trasformare le munizioni esplosive in mine improvvisate. Ma l'arma più devastante è in mano ai soldati americani e permette di ripulire un bunker in pochi secondi. Stiamo parlando del lanciafiamme, strumento terribile e potente ma al contempo piuttosto bilanciato. Chi lo porta si ritrova infatti estremamente rallentato nei movimenti e con solo 7 secondi di fuoco a disposizione prima della fase di ricarica che espone il soldato al fuoco di risposta nemico. In questi frangenti, nelle partite più equilibrate e popolate, accade che numerosi soldati si concentrino sullo stesso punto chiave, dando vita a scontri serrati per la conquista di un bunker o di un edificio. Scontri che ammettono una libertà maggiore di quella di un Enemy Territory, ma che al contempo esaltano l'importanza del fronte come strumento per accentrare l'azione e aumentare il tenore tattico di un gioco.
Conclusioni
Rising Storm ripropone la formula di Red Orchestra 2 in forma più rifinita e con l'aggiunta di un interessante confronto asimmetrico tra le due fazioni. Il risultato è un titolo dal taglio tattico in cui posizionamento e cariche di sfondamento si alternano creando un fronte di battaglia vivo e credibile. Purtroppo i glitch, un netcode non sempre ottimale e i bot, elemento gradito ma ancora da rifinire, impediscono all'espansione stand-alone di svettare. In ogni caso la formula è fresca, il prezzo è buono e Tripwire non si risparmia quando si parla di supporto e di patch.
PRO
- Interessanti le differenze tra i due schieramenti
- L'ambientazione del Pacifico non è nuova ma è senza dubbio meno inflazionata di quella occidentale
- Ottimo rapporto qualità/prezzo
CONTRO
- L'intelligenza artificiale che controlla i bot non brilla
- Parecchi glitch anche nella versione finale
Alla conquista del Giappone, un granello di sabbia alla volta