È difficile credere che la realizzazione di Layton Brothers: Mystery Room non sia stata condizionata, seppur in minima parte, dall'ottimo lavoro che Capcom ha fatto negli anni con i vari Ace Attorney. Dopotutto non è un segreto che i ragazzi di Level-5 siano fan della serie di Shu Takumi, e il crossover Professor Layton vs Ace Attorney ne è l'evidente dimostrazione.
Mystery Room condivide poco e niente con le avventure classiche di Hershel Layton, avvicinandosi invece molto alle investigazioni di Phoenix Wright, cosa che non dovrebbe sorprendere più di tanto se si pensa che solo un paio di anni fa il progetto venne annunciato in una veste completamente diversa. Figlio di diversi posticipi ed evidenti modifiche in termini di personaggi, ambientazioni e trama, Mystery Room era inizialmente previsto per Nintendo DS, trasformato in uno spin-off di Layton solo in un secondo momento e trasferito infine su tablet e smartphone. Considerando quanto sia difficile attirare l'attenzione su un mercato immenso come quello mobile, il motivo dietro alla scelta di utilizzare un brand forte come Layton in un prodotto completamente scollegato è l'unico mistero che non ha bisogno di investigatori per essere svelato.
Più che uno spin-off del Professor Layton, Mystery Room sembra il figlio illegittimo di Phoenix Wright
Una personalità confusa
Rispetto alla versione di Mystery Room che venne annunciata nel 2009, il cambio di rotta più importante riguarda chiaramente i personaggi protagonisti. Caso dopo caso, il gioco segue le vicende di Alfendi Layton, un ispettore di Scotland Yard che afferma di essere il figlio del più noto Hershel e che si ritrova a fare da mentore alla giovane e inesperta Lucy Baker.
Da un punto di vista narrativo Mystery Room non sfrutta assolutamente il peso del franchise che ha ereditato: Alfendi menziona suo padre giusto di sfuggita, ma per il resto la storia è del tutto indipendente dagli episodi della serie principale. Dal secondo caso in poi le cose si fanno più interessanti, rivelando via via una personalità nascosta di Alfendi e giustificando quel "brothers" nel titolo. A differenza dei tradizionali capitoli di Layton, stavolta i due protagonisti devono risolvere una serie di omicidi e casi misteriosi, analizzando prove e interrogando i testimoni. Una tecnologia all'avanguardia permette al duo di ricreare un modellino della scena del crimine direttamente nell'ufficio di Scotland Yard, un escamotage che ha risparmiato agli sviluppatori di elaborare gli avanti e indietro tra un'ambientazione e l'altra, come accadeva ad esempio in Ace Attorney, ma che ovviamente è la causa di una minore varietà visiva e di uno scarso dinamismo narrativo. Le affermazioni dei testimoni, i profili dei possibili sospetti, gli indizi e le prove raccolte sono tutti elementi accessibili fin da subito attraverso una serie di menù a più schermate, col giocatore che deve usarle per farsi un'idea di chi può essere il vero colpevole. Va detto che, sebbene più avanti non manchi qualche caso appassionante e con un mistero ben formulato alle spalle, alcune soluzioni ci sono sembrate abbastanza campate in aria, magari perché il delitto era fin troppo articolato o poco credibile: lo stesso tutorial ruota tutto intorno a un gioco di parole in inglese (Mystery Room non è localizzato in italiano, sia chiaro) e ad alcuni indizi a dir poco improbabili.
Quando poi bisogna analizzare la scena del crimine le cose non migliorano troppo: l'ampio schermo touch di iPad permette di navigare comodamente sullo scenario, avvicinando la telecamera o ruotando il modellino in maniera estremamente semplice. Il più delle volte si tratta però soltanto di toccare ognuno degli oggetti già evidenziati per raccogliere ulteriori indizi grazie ai quali ricomporre il puzzle. Quando il giocatore si sente pronto ed è convinto di aver risolto il caso, si passa al confronto finale con il sospettato, un botta e risposta a colpi di prove e obiezioni che ancora una volta sembra attingere a piene mani dai processi in tribunale di Ace Attorney. Sfortunatamente Level-5 non è riuscita minimamente a creare la stessa palpitazione, il senso di imprevedibilità e il coinvolgimento tipico della serie Capcom, sia da un punto di vista artistico, con musiche sottotono e una povera composizione visiva, sia per quanto riguarda le meccaniche, dal momento che il confronto verbale avviene in maniera completamente lineare, con l'unica eccezione delle prove da mostrare in pochi momenti richiesti dal gioco. Non si ha mai la sensazione di partecipare in prima persona al confronto né di incalzare davvero l'avversario, e addirittura l'ultimo caso si conclude con una trama piena di questioni irrisolte che magari verranno approfondite in un eventuale seguito. Un peccato enorme, visto che Mystery Room è evoluto nel corso dello sviluppo in un progetto dai valori produttivi decisamente più elevati, sfoggiando artwork più gradevoli e stilisticamente più coerenti con quelli dei capitoli del Professor Layton, apprezzabili ancora di più grazie all'ampio schermo di iPad.
Conclusioni
Senza dubbio aver deciso di trasformare Mystery Room in uno spin-off della serie Professor Layton ha dato al gioco di Level-5 una potente spinta in termini di comunicazione e appetibilità tra i giocatori tradizionali. Eppure pochi sono i veri benefici in termini qualitativi: i fan del franchise si trovano davanti a un'avventura completamente estranea, sia per personaggi che per tipologia di gioco, e chi ama risolvere misteri probabilmente avrebbe apprezzato il titolo a prescindere dal nome che si porta dietro. Se non altro, la scelta di distribuirlo attraverso il modello free-to-play dà agli indecisi l'occasione di provare i primi due capitoli e decidere eventualmente se proseguire.
PRO
- Protagonista interessante
- Visivamente gradevole
CONTRO
- Lineare e poco dinamico
- Qualche caso confuso e alcune soluzioni inverosimili
- Diversi buchi narrativi