Hexodius sembra avere più di un'anima. Da una parte c'è la piccola produzione indipendente che strizza l'occhio al passato con un design grafico minimale che ricorda quello di alcuni sparatutto classici primordiali (Xevious su tutti), dall'altra c'è la volontà di rimanere nella modernità con l'uso del doppio stick (alla Geometry Wars) e la grafica 3D.
Ma l'ambivalenza non finisce qui, perché giocando si scopre che sono molti altri gli elementi che ondeggiano tra presente e passato, come ad esempio le ondate dei nemici che ricordano quelle di titoli vecchi di trent'anni cui si contrappone un sistema di power-up abbastanza articolato, visto il titolo, che obbliga a fare delle precise scelte di configurazione dell'astronave. Insomma, più si gioca al titolo di Brain Slap Studio, meno diventa chiara quale sia l'anima preponderante, quella che poi dovrebbe rappresentare il fulcro dell'esperienza ludica. Se questo sia un bene o un male è possibile dirlo solo esaminando Hexodius nel suo complesso. Ma andiamo con ordine. Il gioco è diviso in due macro sezioni. Nella prima ci si trova a guidare l'astronave protagonista (consigliata da un simpatico robot) su una delle mappe generali che compongono i livelli.
Divise in esagoni (senza alcuna pretesa strategica) vanno esplorate affrontando le singole missioni, entrando nei negozi per spendere i soldi accumulati (alla fine di ogni missione viene assegnato un giudizio determinato da diversi fattori, che frutta somme differenti) e svolgendo una serie di attività collaterali come trovare degli scanner che indicano gli esagoni chiave da raggiungere per andare avanti nella mappa, oppure attivare un checkpoint per salvare la partita.
Ovviamente il fulcro del gioco sono le missioni. Ogni missione ha un suo obiettivo specifico, ossia può richiedere di resistere alle ondate nemiche, di distruggere alcuni generatori, di proteggere l'amico robot mentre fa l'hacking di un terminale e così via. Di tanto in tanto si potranno affrontare delle missioni bonus, che odorano fortemente di 16-bit, per accumulare crediti da spendere per i potenziamenti e le riparazioni (consistono nel guidare il robot verso il recupero di alcune celle energetiche). Arrivati alla fine di una mappa bisognerà affrontare il classico boss per raggiungere il livello successivo.
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- La redazione usa il Personal Computer ASUS CG8250
- Processore Intel Core i7-3770K @ 3.50GHz
- 16 GB di RAM
- Scheda video NVIDIA GeForce GTX680
- Sistema operativo Windows 8
Requisiti minimi
- Sistema operativo: Windows XP/Vista/Win7 (Versions x86 o x64 bit)
- Processore: Intel Core o Core 2 Duo 2.2GHz (Intel Pentium D o AMD Athlon 64 x2)
- RAM: 1 GB
- Scheda video: ATI Radeon HD 3600 o NVIDIA Geforce 8600, con minimo 256MB
- Spazio su disco: 300 MB
- DirectX: 9.0c
- Varie: Raccomandato l'uso di un joypad simil-Xbox 360
Requisiti consigliati
- Processore: AMD/Intel 2.6 GHz Duo/Tri/Quad Core CPU
- RAM: 2 GB
- Scheda video: Qualsiasi ATI/nVidia con almeno 512 MB compatibile con DirectX 9.0c e Shader Model 4.0. Raccomandate ATI Radeon HD 3800 o NVIDIA Geforce GTX260
Scie chimiche
Le missioni si svolgono tutte, tranne quelle bonus, in arene rettangolari di varia conformazione. Ogni mappa ha elementi diversi, a seconda dell'obiettivo da raggiungere e accessi da cui entrano i nemici. Ad esempio nelle missioni di difesa del robot si trovano spesso delle rotaie su cui corrono delle torrette particolarmente coriacee, oppure nelle missioni di attacco ai generatori ci possono essere protezioni di varia natura che tentano di impedirci di svolgere il nostro dovere (barriere mobili, torrette e così via).
Ci sono poi degli elementi ambientali che dipendono dal mondo in cui ci si trova. Ad esempio nelle mappe del mondo di fuoco (il terzo), c'è un pozzo incandescente da cui escono dei nemici che lasciano delle scie di fiamme in modo simile a quanto facevano le moto di Tron. Proprio i nemici rappresentano il fulcro dell'azione. Ce ne sono di diversi tipi: si va dal semplice disco rotante che punta l'astronave del giocatore, al serpentone che va colpito in testa per essere distrutto, passando per carri armati che sparano missili a ricerca e strani veicoli che possono essere distrutti solo se colpiti nelle terga. A un gran numero di nemici corrisponde un buon numero di armi e ninnoli vari. Oltre al cannone base ci sono armi extra da attivare, come ad esempio delle mine molto potenti, un lanciafiamme, un'onda EMP, una torretta a tempo che può essere piazzata in ogni punto della mappa e molte altre ancora. E non mancano i potenziamenti passivi, che magari aumentano gli effetti delle armi attive, oppure rendono l'astronave più resistente e veloce. Oltre alla loro natura e numero, tra le armi e i potenziamenti c'è una differenza sostanziale: gli effetti dei secondi sono sempre attivi mentre le prime vanno sbloccate in ogni missione. Farlo è molto semplice: i nemici morti lasciano delle celle energetiche che se raccolte in giusta quantità sbloccano le armi extra nell'ordine scelto prima dell'inizio della missione.
Alieni da strapazzo
Insomma, nonostante la semplicità di fondo, Hexodius ha diversi elementi interessanti da offrire. Purtroppo non convince pienamente lì dove dovrebbe brillare: nell'azione. Come dicevamo sopra, Hexodius sembra avere molte anime, ma questa sua natura multipla lo penalizza in diversi modi. Intanto l'aver inserito una campagna ha reso necessario una crescita molto graduale della difficoltà delle missioni. Giocato a livello difficile, siamo riusciti a superare i primi due mondi senza morire mai.
Questo si traduce in diverse ore di gioco passate a superare missioni molto lente e con pochi nemici. Non avessimo perseverato arrivando alla terza mappa avremmo scritto di un titolo ammorbante nella sua ripetitività, in cui si è vanificata nella struttura la natura frenetica dei twin stick shooter. Fortunatamente andando avanti si scoprono missioni davvero dure e impegnative, che iniziano a pretendere maggiore abilità nel giocatore grazie a nemici più forti e numerosi. Rimane però indelebile il ricordo delle prime, superate stando praticamente fermi. Da questo punto di vista si è rivelata penalizzante anche la scelta di non mettere un boss nel primo mondo, fatto che ha reso ancora più forte l'impressione di facilità iniziale. Mettiamoci anche alcune scelte tafazziane dal punto di vista tecnico per capire come mai Hexodius richieda una certa pazienza per essere apprezzato. In primo luogo lo stile visivo, ambivalente tra vecchio e nuovo, risulta anonimo e scontato. Anche da questo punto di vista la situazione migliora nei livelli avanzati (ci chiediamo come mai per la demo, che dovrebbe avere un fine promozionale, si sia scelto il primo mondo, ossia il più brutto da ogni punto di vista...), ma siamo già alla seconda richiesta al giocatore di mantenere la calma. L'aspetto che invece non migliora è la colonna sonora, davvero orrenda. Le musiche di accompagnamento sono inascoltabili e anonime, mentre gli effetti sonori avrebbero sfigurato su un gioco per Amiga 500. Capiamo che si tratta di una produzione molto piccola, ma qui siamo su dei livelli davvero bassi come non ci capitava di ascoltare da anni. Più che retrò, la colonna sonora è una rovina.
Hexodius oscilla tra vecchio e nuovo ma fallisce nell'essere memorabile
Conclusioni
Hexodius è un simpatico passatempo e nulla più. Non crediamo potesse ambire a essere altro, perché ha dei limiti concettuali evidenti, ma si lascia giocare e gli amanti degli sparatutto lo troveranno più che accettabile, a patto che abbiano la pazienza di superare i primi due mondi e vedere cosa il gioco ha da offrire successivamente. Peccato per una certa mancanza di ritmo e per alcune fasi sottotono. Insomma, un titolo complessivamente sufficiente, onesto in quello che offre, ma che non lascerà certo un segno nella storia del medium.
PRO
- Gameplay ricco
- Molte armi e nemici
- Nuovo e vecchio mescolati...
CONTRO
- ...non sempre alla perfezione
- Colonna sonora inascoltabile
- Prime fasi noiose