La cosa migliore che Murdered: Soul Suspect ha da offrire la svela dopo pochi secondi di gioco. Anzi, anche prima, visto che è lì che troneggia in copertina. Si tratta di Ronan O'Connor, il protagonista. Una testa calda cresciuta con il talento naturale di piantare grane, beccandosi botte, coltellate e condanne penali, la cui beffa più riuscita è quella di essere finito a lavorare per la polizia, come detective. Un tipo che abbiamo già avuto modo di conoscere nei mesi scorsi, durante i primi hands-on del gioco, e che si conferma uno con il quale vien facile immedesimarsi, di cui prendere a cuore le vicende, anche se non è il primo e quasi certamente non sarà l'ultimo dei personaggi di questo stampo proposti dal mondo dei videogiochi, e nemmeno il più carismatico e originale tra loro, o si avverte la necessità che a scrivergli le linee di dialogo sia qualcuno di un po' più brillante. L'action adventure a sfondo investigativo di Square Enix si apre sapendo creare un forte senso di empatia per questo sbruffone dalla battuta pronta, la sigaretta perennemente in bocca e la sfiga sempre alle calcagna e si chiude facendo in modo che, nonostante tutto, l'ultimo e più sentito pensiero sia rivolto a lui. Nonostante tutto.
Ecco la nostra recensione di Murdered: Soul Suspect. C'è vita dopo qualche buona idea?
Riprova (riprova, riprova) e controlla
Come se non bastasse una vita difficile, Ronan sa farsi maltrattare anche dalla morte. L'evento che dà il la a Murdered: Soul Suspect, infatti, è la sua dipartita per mano del Killer delle Campane, un omicida seriale che sta terrorizzando Salem, di cui era sulle tracce. Alla fin fine, il trapasso poteva rappresentare per O'Connor l'agognata occasione per riabbracciare la moglie Julia, deceduta in circostanze drammatiche tre anni prima. E invece no.
Le rocambolesche ragioni della morte del protagonista lo tengono intrappolato in un limbo tra il mondo dei vivi e quello dei defunti e l'unico modo per potersi finalmente lasciare andare, correre incontro al caldo abbraccio dell'amata, è risolvere i conti in sospeso. In altre parole: Ronan guadagna il diritto di disputarsi il match della rivincita contro lo squilibrato a cui dava la caccia da vivo, con l'aiuto dalla regia di alcuni vantaggi derivanti dalla sua nuova condizione. Scopo del gioco è quello di indagare sul Killer della Campana, seguendo le sue orme traccia dopo traccia, scena del crimine dopo scena del crimine. Oltre a ricorrere all'ispezione del luogo del reato, come faceva una volta, Ronan può prendere possesso di eventuali testimoni ed ex colleghi, per sentire i loro pensieri, talvolta influenzarli, o scrutare ciò che vedono, al fine di cogliere dettagli non individuabili diversamente. La possessione può anche riguardare qualche oggetto sparso qua e là, con cui stabilire un'interazione "mediata" con l'altra dimensione, o un gatto, per raggiungere posti normalmente inaccessibili. Il suo status di spirito gli permette inoltre di scorgere tracce invisibili ai viventi, relative ad accadimenti passati. Nel mentre a schermo viene chiaramente indicato il numero di indizi necessari per tentare di formulare un'ipotesi e scoprire l'accaduto, procedendo nell'avventura. Non è necessario trovarli tutti, visto che raggiunta una soglia minima sarà il gioco stesso a cominciare chiedere all'utente se intende provarci. Sbagliare, ad ogni modo, non porta a nessuna conseguenza concreta: si può riprovare quante volte si vuole, tutt'al più si viene penalizzati nella valutazione, calcolata in distintivi.
Svanito l'effetto-novità delle prime fasi o l'attrattiva dei casi più interessanti, Murdered: Soul Suspect tira giù la maschera: più che un gioco di investigazione sembra un gioco sull'investigazione, ovvero in cui l'argomento portante non riesce a inspirare granché il gameplay, fermandosi a un'infarinatura superficiale. In moltissimi casi, infatti, ci si potrebbe limitare a sondare a tappeto gli elementi interagibili dello scenario e, una volta accumulati abbastanza indizi, provare all'infinito finché non si azzecca l'unica soluzione prevista. Non esistono veri e propri puzzle, prove di logica o di pensiero laterale, né quantomeno la possibilità di ispezionare minuziosamente gli oggetti, combinarli con altri o manipolarli in qualche modo, come in diversi titoli sullo stesso tema o dal taglio comunque adventure, mentre alcuni tipi di interazione "non convenzionale", sulla linea delle produzioni di David Cage, che avrebbero quantomeno aggiunto un po' di fascino "sperimentale", sono solo timidamente accennate qua e là, perlopiù all'inizio. Pur se sempre saldamente imbragate nel paracadute dell'infallibilità, le trovate più stimolanti ideate da Airtight Games si rivelano talune prove in cui si deve interpretare un elemento scegliendo tra più alternative, un espediente che chiama attivamente in causa un po' di intuito, offrendo dell'apprezzabile retrogusto investigativo.
Focus sulla conversione PC
Murdered: Soul Suspect accoglie con un "Premi Start" anche quando al sistema non è collegato alcun joypad che fa presagire un epic fail sulla linea di certe conversioni pedestri con cui, ahinoi, il mercato non smette mai di stupire.
Il che sarebbe andato in contrasto con quanto avevamo appurato qualche mese fa, in fase di preview, quando avevamo dato una sbirciata ai menu, scovando una serie di opzioni piuttosto completa dedicata al formato Windows. Fortunatamente, i ragazzi di Airtight Games non hanno fatto marcia indietro e il gioco presenta un nutrito campionario di settaggi pensati per questa piattaforma, che comprendono anche diversi tipi di anti-aliasing (varie qualità di FXAA, MSAA ed EQAA) e di occlusione ambientale (SSAO e due impostazioni per l'HDAO), in modo da scalare su quante più configurazioni possibili o di permettere di trovare il proprio optimum tra prestazioni e qualità dell'immagine.
Quanto poi queste feature riescano ad offrire un plus apprezzabile rispetto alle controparti console lo appureremo in un videoconfronto in arrivo a breve su queste pagine, nel frattempo possiamo registrare che il gioco si presenta stabile e con prestazioni congrue a ciò che il classico Unreal Engine 3.0 così com'è stato rielaborato per l'occasione mette a video, senza sgradevoli colli di bottiglia (per dare i numeri: sulla configurazione di prova a 1080p, con tutto al massimo e 4xMSAA gira a una media indicativa di 90 FPS). Tutto bene, quindi? Non completamente. Il V-Sync ha difatti un comportamento anomalo, simile a quello del primo Dead Space, cappando inspiegabilmente il framerate a 30 FPS, mentre altrettanto inspiegabilmente non è possibile riconfigurarsi i controlli, nel caso si scelgano mouse e tastiera come dispositivi di input. Un paio di nei che ci auguriamo si rivelino confinati alla build review sulla base di cui abbiamo redatto l'articolo o che vengano risolti con una patch che accompagni l'uscita del gioco, fra qualche giorno.
Salem, bloody Salem
A fare da trait d'union alle location in cui sono distribuite le scene del crimine relative alla trama principale interviene la cittadina di Salem. Alcune sue zone come strade, parcheggi, cortili e spiagge costituiscono un grosso hub esplorabile liberamente, dove entrare ancora più in contatto con la straniante realtà in cui si trova condannato Ronan. Qui è difatti possibile rendersi maggiormente conto degli svarioni di percezione sia architettonica che cronologica che caratterizzano il limbo in cui è ambientato il gioco e soprattutto soffermarsi a fare la conoscenza di altre anime rimaste imprigionate al suo interno, imparando a realizzare con più cognizione, tramite la loro personalità o le loro vicissitudini, cosa vuol dire essere morti.
Alcune di queste possono anche essere aiutate, con delle piccole quest facoltative attraverso cui ricostruire le cause del loro decesso o sciogliere altri tipi di nodi che le tengono imbrigliate lì, impossibilitate a trapassare completamente. Altri motivi per intrattenersi a spasso sono rappresentati dai numerosi collezionabili disseminati in giro. Tra "file" dedicati al Killer delle Campane, ai ricordi di Ronan e di sua moglie Julia, a fatti storici della cittadina e molto altro, si è quasi bombardati di roba da raccogliere. La stragrande maggioranza di essi sono disposti in maniera estremamente elementare, mentre risultano sicuramente più graditi quelli che richiedono un po' di sforzo a livello di studio ambientale o nell'impiego dei poteri del protagonista, compreso il teletrasporto disponibile da circa metà avventura in poi. Senza pretendere la varietà e la rifinitura di un sandbox puro o di un RPG e chiudendo perciò un occhio su frasi fuori contesto e qualche gemello o comportamento meccanico di troppo tra i personaggi non giocanti, nel complesso questo aspetto del gioco si rivela riuscito. Permette infatti di entrare un po' più nei panni di O'Connor, di approfondire la conoscenza di Salem e soprattutto di sentirsi liberi di plasmarsi il ritmo dell'avventura, mediando la rigida scansione dei casi principali. Gradite anche le fasi d'azione inserite qua e là, dove occorre vedersela coi Demoni, spaventose entità pronte a inghiottire l'anima altrui, da affrontare con un approccio mediato, di matrice stealth. Sebbene alla lunga si scoprano espedienti per averla vinta piuttosto facilmente, si tratta di situazioni in grado di offrire sempre qualche buona scarica di tensione mista ad adrenalina, movimentando un po' le cose.
Solo per una volta
Permeata da un'atmosfera che nasce dall'incontro efficace tra thriller, noir, poliziesco, horror e grottesco, la storia di Murdered: Soul Suspect si gioca con fortune alterne i suoi intriganti spunti partenza, dipanandosi in egual misura tra situazioni ben tratteggiate e cliché avvistati da due chilometri di lontananza. Oltre all'apertura in corsa a nuove tematiche, tra cui giusto per citarne una già nota, senza anticipare troppo, figura la psichiatria, e a qualche accelerata nella violenza che colpisce duro pur senza cedere a tentazioni splatter, sostanzialmente assenti in tutto il gioco, piacciono un paio di colpi di scena, di cui uno particolarmente efficace, sebbene già visto, specie in altri media.
L'impressione, ad ogni modo, è che anche qui si sarebbe potuto fare di più, a partire dai personaggi che animano la vicenda, visto che a parte Joy, la giovane medium che fa da spalla a O'Connor, che si rende quantomeno partecipe assieme a lui di classici ma ben riusciti siparietti da "strana coppia", non c'è nessuno che riesca ad essere all'altezza di Ronan, a partire dal killer, che strada facendo non si rivela una figura di chissà quale carisma. Qualche altro spunto di riflessione circa l'opportunità di fare propria la nuova produzione Square Enix arriva dalla sua durata. Abbiamo finito il gioco con il contatore di Steam che indicava nove ore, impegnandoci per circa tre quarti dell'avventura a esplorare a tappeto, cercando di scovare quanti più elementi di indagine, segreti e quest secondarie possibili (arrivando, per la cronaca, a un ammontare di 170 Indizi su 192 e 135 Casi Secondari su 173), il che ci porta a pensare che la durata netta si aggiri orientativamente sulle cinque o sei ore. A questo si aggiunge un fattore rigiocabilità sostanzialmente nullo. Una volta concluso, Murdered: Soul Suspect non offre incentivi di alcuni tipo ad essere ripreso in mano. Come già emerso nei mesi scorsi la storia non prevede infatti bivi, finali alternativi o la possibilità di influenzare in nessun modo la scansione o la natura degli eventi portanti. Non è contemplato nemmeno un New Game Plus grazie al quale i completisti più incalliti possano aumentare le loro chance di acciuffare tutti i collezionabili, anche se ben consci di doversi sorbire uno svolgimento ludico-narrativo identico: l'unica possibilità è cominciare una nuova partita, uguale alla prima, con tutti gli elementi a zero. E nel menu non c'è nemmeno traccia di qualsivoglia extra, come una galleria di filmati o artwork. Nulla. A pensarci bene, in fondo, a Ronan non è andata così male: almeno lui qualcosa dopo la fine l'ha trovata.
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- Processore: Intel Core i5 2500K@4.4 GHz
- Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 670 OC
- Memoria: 8 GB DDR3 1600MHz
- Sistema operativo: Windows 7 64 bit
Requisiti minimi
- Processore: Dual Core o Quad Core
- Scheda Video: Radeon HD 3870 o GeForce 8800GT
- Memoria: 2 GB
- Spazio su disco: 12 GB
- Sistema operativo: Windows Vista
Requisiti consigliati
- Processore AMD serie FX-8000 o Intel Quad i7 Core
- Scheda Video: Radeon R9 270 o GeForce 660
- Memoria: 4 GB
- Spazio su disco: 12 GB
- Sistema operativo: Windows 7/8
Conclusioni
Murdered: Soul Suspect assomiglia al tipico intrattenimento estivo: gradevole e leggero, ma destinato a non lasciare troppe tracce di sé. Il titolo di Airtight Games incuriosisce, spaventa e appassiona, ma riesce a farlo davvero bene solo a fasi alterne, con una storia e soprattutto un gameplay che non capitalizzano come sperato caratteristiche di partenza promettenti. Un'avventura in cui si arriva ai titoli di coda con piacere ma anche la forte sensazione che quanto appena vissuto sarà destinato ad essere scordato di lì a breve, se non per il protagonista, Ronan, un personaggio che si avrebbe tanta voglia di vedere in un eventuale seguito, alle prese con una trama dai toni più graffianti, una sceneggiatura maggiormente avvincente e una struttura di gioco più gratificante. Si perderebbe inevitabilmente l'aura un po' cult del "titolo rivelazione", ma si avrebbe per le mani qualcosa in grado di onorare a dovere i presupposti di una proprietà intellettuale che merita una seconda possibilità.
PRO
- Atmosfera generalmente riuscita
- Premesse narrative e tematiche intriganti, con un paio di buoni colpi di scena
- Struttura ad hub grazie a cui gestire piacevolmente il passo...
CONTRO
- ...di un'esperienza di gioco all'acqua di rose
- La sceneggiatura poteva essere più incisiva, specie nel tratteggio dei personaggi
- Durata appena accettabile e zero rigiocabilità