Il compito di ogni pezzo di una trilogia è costruire aspettativa per un finale degno. Da quando il numero tre è entrato di prepotenza nel mondo dell'entertainment, quanti di voi - nel corso degli anni - non hanno inconsciamente associato alla parte finale di un trittico il desiderio di una chiusura con i fuochi d'artificio? Noi lo abbiamo fatto qui, nelle ultime righe. Dopo un inizio impacciato, anonimo, poco convincente, From Software ha corretto il tiro, lasciando ampio spazio per migliorie, permettendo ai fan di fantasticare.
Dopo mesi di teaser, dibattiti, discussioni infuocate su un "lore" mistificato ed arricchito dai fan, Crown of the Ivory King risponde a tutto ciò? Si, ma ancora non completamente. Lo ribadiamo di nuovo, a costo di risultare noiosi: dall'eccellenza ci si aspetta l'eccellenza, e Crown of the Ivory King soddisfa solo in parte. Una buonissima parte, è vero; una sezione cospicua, strutturalmente sopra la sufficienza, esteticamente affascinante per ambientazione ed atmosfera scelta. Ma qualcosa continua a stridere sotto la superficie, rimarcando la nostra critica verso un ormai certificato ozio di From Software nel colorare di epicità tutti i boss dei propri DLC, e non solo una parte di essi. Ma di questo ne parleremo un pochino più in basso.
La trilogia delle corone di Dark souls 2 si conclude bene, ma con qualche riserva generale.
Avorio e caos
Senza scendere in dettagli e spoiler, Eleum Loyce è una cornice splendida, pensata e ragionata a fondo, incastrata nel tessuto narrativo con un piglio differente ed inaspettato. L'architettura risponde agli standard fantasy di un regno perso nella morsa dei ghiacci, violentato da tormente non casuali ma caratterizzate da piacevoli risvolti ludici.
La tradizione insegna che nei Souls nessun pezzo è messo a caso, e questa sezione satellitare di Lordran che i giapponesi hanno scelto - come sempre raggiungibile da un teletrasporto - ne risponde in pieno. Sin dai primi passi il team inserisce il giocatore nella trama, grazie ad eventi scriptati che avvolgono questo DLC di un carisma proprio. Grazie anche ad un eccellente doppiaggio, la voce che accompagna il viaggio è uno stimolo ad un avanzamento che nel finale, finalmente, si apre alle spiegazioni; per una volta, la cripticità tipica della saga è messa da parte, permettendo una comprensione chiara degli eventi che hanno portato alla scomparsa del re d'avorio. Il ghiaccio è da sempre un fido compagno del fantasy delle origini, quasi un archetipo a sé stante, e forse è anche per questo motivo che l'arte di Eleum Loyce risulta così piacevole da assaporare. Non a caso il Mondo Dipinto di Ariamis e Priscilla del primo Dark Souls è una delle ambientazioni più belle ed evocative di tutta la saga, così come la Caverna di Cristallo. From sembra infondere nel ghiaccio tutte le sue idee migliori, ed anche in questo caso le più grandi soddisfazioni ludiche - per inventiva e gameplay - derivano proprio dal freddo.
Copia, incolla, combatti
Come in Crown of the Old Iron King, l'acquisizione di un determinato oggetto aprirà l'avanzamento. Se prima alcune strade, scrigni e nemici erano bloccati da ghiaccio e tempeste che spegnevano ogni torcia, l'attivazione dell'evento toglie il velo dal cuore del DLC. La trovata di costringere ad almeno due giri per scoprire tutto ciò che la scomparsa del freddo nascondeva è apprezzabile; il backtracking è piuttosto veloce, fluido anche nel level design, seppur con alti e bassi di ispirazione.
Accogliamo con approvazione anche degli sprazzi di genio nel concepire qualche nemico - uno spettro in particolare - e l'ambientazione finale. Il problema principale di questo contenuto, purtroppo, non si discosta molto da quanto riscontrato nei precedenti episodi: i boss. Non è accettabile che per la terza volta di fila, From Software si permetta di offrire un parco nemici unici oggettivamente insufficiente. Lo scontro e il design di Aava sono elementi notevoli, particolari, assolutamente degni di nota; ma i restanti boss sono cloni della stessa Aava da una parte ed il classico scontro umanoide dall'altro.
Considerato quanto già proposto in Crown of the Old Iron King, ci saremmo aspettati un combattimento finale più ricco di idee e unicità. Non sono brutti, semplicemente molto anonimi, dimenticabili; calcolando quanto l'ambientazione ghiacciata si offra come spunto per un bestiario d'eccezione, è un gran peccato che From abbia archiviato la pratica con tale sveltezza. La trilogia delle corone giunge quindi al termine, lasciando belle sensazioni ma anche tanto amaro in bocca. Crown of the Ivory King è probabilmente il miglior contenuto tra i tre, capace di soddisfare anche la più profonda sete di "lore"; scelte cromatiche e stilistiche d'impatto lasciano però il fianco ad una caratterizzazione dei boss - vero fulcro dei Souls - ancora una volta sotto la sufficienza e talvolta palesemente riciclata. Un bel contenuto, la giusta conclusione, sicuramente il più facile del lotto da consigliare; ma da From Software ci saremmo aspettati una trilogia di DLC di maggior impatto. Molto di voi, spinti dalla passione, avranno già investito nel pass, quindi non possiamo che augurarvi di godervi al massimo questo altalenante tris di contenuti. Sperando che nel prossimo Dark Souls tutti gli acquirenti da day-one saranno in grado di apprezzare allo stesso modo il gioco intero, senza spendere altre somme a parte. In fondo, un anno fa, erano stati proprio loro a prometterlo, ricordate?
Conclusioni
PRO
- Ambientazione ed ecosistema
- Buon backtracking
- Level design soddisfacente
CONTRO
- Due boss su tre molto sotto le aspettative
- Bestiario estremamente limitato
- Bassa difficoltà generale