I problemi di The Binding of Isaac sono noti a chiunque ci abbia giocato. L'aver scelto un motore basato su Flash di Adobe per realizzarlo aveva limitato la fluidità e avevo reso necessario scendere a molti compromessi. Quando si è trattato di portare il gioco su console è stata subito chiara l'impossibilità di farlo, vuoi per problemi di compatibilità, vuoi perché non sarebbe mai stato fluido come desiderato (non è un problema di potenza hardware, ma di Flash). Un bel paradosso per un titolo pieno di liquidi corporei ed eiezioni che colano da ogni dove.
Così Edmund McMillen ha deciso di lasciare perdere il port diretto e ha rifondato il progetto ripartendo da zero, mantenendo solo alcuni elementi grafici e affidandone buona parte dello sviluppo a Nicalis, team indipendente di altissimo livello. Per evitare fraintendimenti urge chiarire che The Binding of Isaac: Rebirth non è solo il gioco del 2011 riprogrammato: i nuovi contenuti sono talmente tanti che si potrebbe parlare di sequel, nonostante le meccaniche base di movimento, di generazione procedurale dei livelli e di sblocco dei potenziamenti siano rimaste praticamente invariate. A uno sguardo distratto anche il lato tecnico potrebbe apparire molto simile, ma in realtà le differenze ci sono e si vedono. Intanto è stato abbandonato lo stile grafico levigato in favore della pixel art, come desiderato da McMillen. Inoltre sono stati aggiunti numerosi effetti di illuminazione, che sono stati sfruttati anche come elemento di gameplay. Ad esempio in alcuni casi capiterà di trovarsi praticamente al buio, dovendo combattere contro nemici appena visibili nella penombra. Anche le animazioni sono state tutte riviste e ora risultano molto più piacevoli; la pixel art gli ha fatto guadagnare molto in fisicità, che non è male per un titolo che fonda la gran parte del suo fascino sull'uso anarchico di ogni possibile organo interno della razza umana e non solo.
Riuscirà The Binding of Isaac: Rebirth a farci dimenticare l'originale?
Già un grande successo?
Al momento di scrivere questa recensione The Binding of Isaac: Rebirth occupa stabilmente la posizione di testa della classifica di Steam. Non solo, è anche il quarto gioco più giocato tra quelli acquistabili nel negozio virtuale di Valve, superato solo dagli immancabili Counter Strike: Global Offensive, DOTA 2 e Team Fortress 2. Insomma, il successo è già grande, segno tangibile dell'amore dei videogiocatori per l'originale. Purtroppo non abbiamo dati della versione PSN. Visto però che questo mese viene regalata a tutti gli abbonati PlayStation Plus, è facile supporre che sarà scaricato da migliaia di persone.
La mamma è sempre la mamma
In Rebirth, Isaac rimane il bambino solo e spaurito che combatte contro i traumi di un'infanzia fatta di emarginazione e, soprattutto, di una madre apprensiva e religiosissima. Possiamo considerare l'opera di McMillen come un piccolo trattato di psicologia, in cui l'esplodere di corpi in pozzanghere di budella e sangue è la pittoresca cornice di una sinfonia dolente, che ammalia perché racconta un po' quello che molti di noi siamo stati e in parte siamo ancora.
È difficile non affezionarsi a questo ragazzino lacrimante che combatte al prezzo di pesanti deformazioni fisiche, sfruttando ma subendo gli effetti dei bonus raccolti. Certo, con il successo Isaac è cresciuto e ha iniziato a combattere avversari più variegati, alcuni anche simpatici (vedi Monstro). I simboli religiosi, prima solo sullo sfondo del rapporto con la madre, sono diventati i veri nemici da abbattere: archetipici, potenti, affascinanti nel loro essere rappresentati come figurine infantili deformate dallo scorrere del tempo. The Binding of Isaac, espansione compresa, non è mai stato solo un gioco d'azione con stanze da ripulire, boss da eliminare, segreti da trovare e oggetti da raccogliere. Invece era ed è la raffigurazione plastica del conflitto edipico. Piace non solo perché diverte, ma perché racconta ciò che siamo in quanto esseri umani e lo fa in modo profondissimo sia nel suo tessuto narrativo, per quanto apparentemente debole, sia nell'azione. Per questo è abbastanza sciocco criticarlo per il cattivo gusto. Il disegno pulito e minimalista di Isaac è la tela su cui si disegna la sua ribellione alle regole materne, quelle regole che lo hanno allontanato dalla sua natura fatta anche di escrementi, peti e deiezioni varie.
Organi bollenti
Come in passato Isaac affronta il primo labirinto, generato casualmente, con soltanto le sue lacrime. Trovando oggetti otterrà innumerevoli bonus, legati alla salute, alla forza, alla velocità, alla portata e così via. Le scoperte gli faranno sbloccare anche nuovi oggetti e nemici per le partite successive. Una volta morto perderà quanto raccolto e dovrà iniziare un nuovo labirinto, dove troverà nuovi oggetti e nuovi nemici.
Il sistema funziona alla perfezione ed è difficile che in una partita non ci siano scoperte da fare (a meno che non si muoia subito o che si abbia già giocato per centinaia di ore). Questo era vero anche per il The Binding of Isaac originale, ma qui ci sono molti più oggetti, più nemici, più boss e più tipi di stanze, alcune delle quali formate da più schermate (nell'originale ogni stanza occupava una sola schermata). Sono stati aggiunti anche molti elementi decorativi agli scenari che lo rendono visivamente più vario rispetto alla versione passata. Insomma, tutto è stato rivisto per dare un motivo per acquistare il gioco anche a chi aveva speso centinaia di ore con il primo, magari provandolo in cooperativa o affrontando le sfide che si sbloccano avanzando nell'avventura. L'unica nota stonata di Rebirth è la colonna sonora. In realtà i nuovi brani non sono brutti (gli effetti sonori, invece, sono rimasti praticamente invariati), soltanto che un po' ci mancano alcuni dei vecchi che erano davvero eccezionali e fortemente caratterizzanti; perfettamente integrati nel gameplay di cui contribuivano a formare l'atmosfera. Sicuramente più fastidiosi sono invece alcuni bug che infestano la versione 1.0. Presto sarà presto pubblicata una patch risolutiva, ma intanto vi dobbiamo segnalare qualche problema di compatibilità con alcune tastiere e dei problemi di cancellazione dei salvataggi.
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- La redazione usa il Personal Computer ASUS CG8250
- Processore Intel Core i7 2600
- 8 GB di RAM
- Scheda video NVIDIA GeForce GTX 560 Ti
- Sistema operativo Windows 7
Requisiti minimi
- Sistema operativo: Windows XP
- Processore: Core 2 Duo
- RAM: 2 GB
- Scheda video: Una discreta
- Spazio su disco: 449 MB
- DirectX: 9.0c
Requisiti consigliati
- Sistema operativo: Windows 8 / 7 / Vista / XP
- Processore: 2.4 GHz Quad Core 2.0 (o superiore)
- RAM: 8 GB
- Scheda video: Intel HD Graphics 4000 o superiore, ATI Radeon HD-Series 4650 o superiore, Nvidia GeForce 2xx-Series o superiore
Conclusioni
The Binding of Isaac Rebirth è un gioco d'azione eccezionale che merita ogni singolo euro che costa, anche se si è già giocato l'originale. Sicuramente è il migliore nel suo genere, con un design inattaccabile e una profondità che molti altri titoli si sognano. Insomma, vi terrà impegnati per centinaia di ore dandovi qualcosa di nuovo, a volte di incredibile, a ogni partita. Cosa volete di più? Dei giganti petomani? Ci sono.
PRO
- Profondo
- Moltissimi nuovi contenuti
- Struttura di gioco ammaliante
- Ci sono i giganti petomani
CONTRO
- Qualche bug minore nella prima release
- Preferivamo la vecchia colonna sonora