The Perils of Man è un gioco che deve averne visti di problemi durante il suo sviluppo. Ci hanno lavorato IF Game e Vertigo Games, con la collaborazione di un veterano delle avventure come Bill Tiller. Questo sforzo condiviso ha dato i suoi frutti, ma purtroppo solo nella misura in cui impedisce al gioco di affondare senza rimedio nell'oblio. Problemi di fondi, e quindi di tempo, ne siamo convinti. La base infatti è buona e si capisce che gli sviluppatori erano partiti con le migliori intenzioni. Non a caso il primo atto è il più riuscito.
Quando The Perils of Man uscì un anno fa in versione parziale su sistemi iOS, alcuni avranno pensato che fosse un caso simile a quello di The Journey Down, ossia un'avventura pubblicata un poco per volta, a piccoli passi. The Journey Down iniziò come un progetto gratuito per poi evolversi in un prodotto commerciale, con una gestione ottima dello sviluppo, tanto è vero che i fan sono legati al gioco nonostante i tempi di attesa lunghi che separano l'uscita dei vari capitoli. Invece The Perils of Man esce adesso tutto in una volta su PC e cellulari compatibili, costretto a mettere una pezza là dove le falle sono più evidenti. Se avete un iPad o un iPhone, considerando la scarsità di avventure punta e clicca disponibili su quelle piattaforme, potreste apprezzare il gioco più di quanto fareste seduti a casa vostra con la possibilità di scegliere fra decine di splendide avventure. Lo diciamo a malincuore, perché l'inizio del gioco, per quanto non faccia i fuochi di artificio, promette comunque molto bene. Ci troviamo infatti nei panni di Ana, una ragazzina svizzera appassionata di scienza e con un cervello ben oliato, che soffre molto l'isolamento a cui la costringe sua madre, ancora traumatizzata dopo la misteriosa scomparsa del padre di Ana. Leggendo con attenzione i dialoghi, comprendiamo che la madre ha trovato un solo modo per affrontare il dolore: evitare ogni genere di rischio per se stessa e sua figlia Ana. In questo modo corre però il più terribile dei rischi, ossia perdere l'occasione di vivere. Per nostra fortuna la figlia è di tutt'altra stoffa e, la notte del suo sedicesimo compleanno, mentre fuori dalla scalcinata dimora in cui abita infuria una tempesta, arriva per lei l'occasione di partire per una grande avventura alla ricerca di suo padre, con l'opportunità di scoprire anche a quale misteriosa invenzione stesse lavorando il genitore prima di scomparire. Sotto la casa dove vivono Ana e sua madre c'è infatti un laboratorio segreto che custodisce l'ultima evoluzione di un progetto al quale tutti gli antenati di Ana hanno lavorato, prima che toccasse a suo padre portare avanti la tradizione. Due sono gli oggetti chiave di questo studio, un libro intitolato The Perils of Man e un paio di occhiali noti agli iniziati come Risk Atlas, in grado di identificare gli oggetti pericolosi nell'ambiente circostante e di interagire con il libro per aprire dei varchi temporali. In compagnia di un buffo automa di nome Darwin, Ana inforca quindi gli occhiali e compie il suo primo viaggio nel tempo. Destinazione: Londra, Aladon Theater, 1800. Nonostante gli enigmi un po' forzati e i limiti grafici, arrivati a questo punto il gioco ha risvegliato a sufficienza il nostro interesse. Purtroppo, questo è anche il punto a partire dal quale The Perils of Man comincia la sua parabola discendente.
The Perils of Man ci fa sognare un viaggio grandioso ma ci offre invece una breve gita piena di intoppi
Incompiuta
La prima cosa che si nota sono i controlli, carenti sotto diversi punti di vista. Estrarre gli oggetti dall'inventario per usarli non è il massimo della comodità, così come cercare con il mouse i punti sensibili con cui interagire senza un tasto che li riveli è anacronistico e noioso. C'è chi non lo trova noioso? Eccellente, ma almeno lasciateci liberi di scegliere se perdere tempo o meno a scansionare la schermata. Dal momento comunque che non dobbiamo interagire con tanti oggetti, passiamo oltre con un'alzata di spalle e ci concentriamo sull'aspetto visivo del gioco. C'è qualcosa nell'espressione algida e imbalsamata di Ana che contrasta con il vivacissimo doppiaggio, e sebbene i modelli dei personaggi siano disegnati bene, le animazioni lasciano molto a desiderare. Gli sfondi del primo atto sono scarni ma tutto sommato intriganti, mentre a partire dal primo viaggio temporale di Ana peggiorano a vista d'occhio fino a un livello quasi inaccettabile.
La grafica spesso non conta, siamo d'accordo, a patto di non confondere la parsimonia con la sciatteria. I puzzle, inizialmente poco ispirati ma comunque piacevoli, diventano mano a mano più monotoni. Ana sembra dimenticare quale sia il suo obiettivo principale, concentrandosi invece su una serie di azioni necessarie a risolvere di volta in volta situazioni delle quali ci importa poco o nulla. L'aria di mistero che respiravamo all'inizio si fa sempre più rarefatta dopo il secondo balzo temporale, quando ci troviamo a bordo di una nave al tempo della Seconda Guerra Mondiale. A rendere tormentosa la soluzione degli enigmi, di per sé nient'affatto complessi, ci si mette un balzano sistema di indizi. I suggerimenti sono pertinenti solo per la stanza in cui ci troviamo e non tengono conto di quanto è giù stato fatto, diventando così più un intralcio che un aiuto. Dialoghi non sempre centrati e indicazioni fuorvianti ci hanno fatto dubitare di avere trovato la soluzione anche quando ce l'avevamo sotto il naso. La progressione negativa della storia e dei puzzle, fatta eccezione per l'enigma degli asini nella stiva, degno dei tempi della gloriosa LucasArts, ci ha fatto perdere interesse molto presto per la ricerca di Ana. Un'idea intelligente come quella del Risk Atlas, che ci permette di guardarci intorno in prima persona, sfruttando così l'ambiente tridimensionale del gioco, è ampiamente sotto impiegata. Quelle poche volte che serve, si limita a farci rilevare gli oggetti pericolosi con un effetto simile a quello dei rilevatori di calore. Qua e là spuntano comunque un dialogo ispirato o un personaggio interessante, segno che gli sviluppatori avevano molte buone idee sparse. Purtroppo non hanno avuto il tempo e i mezzi per legarle insieme al meglio e hanno cercato di tirare fuori un gioco completo arrangiandosi come potevano. Il finale frettoloso, che lascia poco o nessun controllo nelle mani del giocatore, dà il colpo di grazia a un titolo che avrebbe raggiunto altrimenti una sufficienza piena. Infatti, a dispetto dei tanti motivi che ci sono per sbuffare, le cinque o sei ore in compagnia di Ana e Darwin permettono di apprezzare almeno un po' il talento delle persone che hanno immaginato la loro avventura, e questo lascia qualcosa anche nel giocatore. Chissà, da qualche parte forse c'è un mondo parallelo in cui The Perils of Man risplende. Purtroppo, non abbiamo un Risk Atlas per viaggiare fino a lì.
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- La redazione usa il Personal Computer ASUS CG8250
- Processore Intel Core i7 2600
- 8 GB di RAM
- Scheda video NVIDIA GeForce GTX 560 Ti
- Sistema operativo Windows 7
Requisiti minimi
- Processore Core 2 Duo 2GHz o equivalente
- RAM 3 GB
- Scheda video compatibile con DX9 (shader model 2.0)
- Direct X 9.0c
- Sistema operativo Windows XP SP3 o superiore
Conclusioni
Quella che poteva essere un'ottima avventura, e che forse se giocata sul cellulare è comunque passabile, perde invece tutto il suo mistero dopo il primo atto. Lo sviluppo della storia e del gioco diventa infatti sempre più frettoloso e sciatto fino alla mesta conclusione. Ci sono piccoli momenti di gioia, ma non bastano a salvare il tutto. Il prezzo contenuto, se non altro, potrebbe convincere i più irriducibili a dargli una possibilità.
PRO
- Ana e Darwin sono una bella coppia
- Qualche tocco di grazia qua e là
- Si parla di rischi e del coraggio di vivere...
CONTRO
- ...almeno nel corso della prima mezz'ora
- Interfaccia e sistema di indizi lacunosi
- Ambienti sciatti e spogli
- Finale trito e frettoloso