Il ciclo della vita: una ragazza che muove i primi passi e si ritrova adolescente dopo pochi istanti, che nasce e muore, e che a ogni nuovo tentativo riesce a spingersi un po' più in alto. Il suo obiettivo è quello di sconfiggere il malefico drago che si trova in cima a un'altissima torre, per adempiere alla profezia e ripristinare la luce della luna. È questo l'incipit di Toren, l'avventura sviluppata da Swordtales e prodotta con la collaborazione del dipartimento culturale del governo brasiliano. È sempre bello quando la politica si interessa al nostro medium preferito e cerca in qualche modo di promuoverlo, ma se in Italia questo tipo di iniziativa si è tradotta anni fa nella nascita dell'orribile Gioventù Ribelle, è chiaro che tra il dire e il fare c'è di mezzo il proverbiale mare. E Toren, ispirandosi a un classico come ICO per atmosfere e impostazione, si è messo fin da subito in una posizione scomoda, nutrendo ambizioni probabilmente troppo grandi per quella che è la realtà di un piccolo studio con poca esperienza. Vediamo perché.
Toren parte da un'idea interessante, ma non riesce a trasformarla in un videogame piacevole da giocare
L'atmosfera c'è...
La mancanza dell'italiano e l'idea di raccontare la trama attraverso schermate testuali non aiuta, tanto che bisogna completare il gioco due volte per aver ben chiari alcuni concetti, ma non c'è dubbio che l'atmosfera e la narrazione siano i punti di forza di Toren. Come anticipato in apertura, la storia del gioco è un mix di metafore, folklore e sperimentazioni oniriche, in cui la protagonista è una ragazza che nasce ai piedi di un'enorme torre, passa rapidamente dalla condizione di neonata a quella di adolescente e comincia a scalare la struttura con l'obiettivo di raggiungerne la sommità e lì andare incontro al proprio destino, sfidando un malefico drago con il supporto di un cavaliere leggendario, Solidor. Ci sono fasi in cui ci si ritrova immersi in un sogno, a saltare da una piattaforma all'altra evitando trappole e risolvendo enigmi piuttosto banali, che richiedono semplicemente di tracciare con il sale un simbolo presente sul terreno per poter andare avanti. La direzione è manchevole e a tratti frettolosa, i tempi non vengono sempre rispettati, ma nonostante ciò l'idea funziona e si procede senza grossi problemi, a parte qualche piccolo bug. In determinati momenti la morte della ragazza diventa inevitabile, come del resto accade proprio durante le prime fasi di gioco; e ci si ritrova in seguito, rinati, a sfruttare il progresso fatto in precedenza per poter superare un determinato ostacolo, o magari per riuscire a mettere le mani sulla spada incantata che sembra essere l'unica arma capace di uccidere il drago. Concetti molto validi e interessanti sulla carta, ma che vengono concretizzati in modo per lo più vago e banale, svilendo la componente ludica di un prodotto che si rivela alla fine troppo facilotto e si completa nel giro di un'ora o poco più.
...ma manca il resto
È infatti nel passaggio dal progetto alla realtà che vengono a galla tutti i problemi di Toren, sia dal punto di vista del gameplay che da quello della pura e semplice realizzazione tecnica. Partiamo da quest'ultima, che poggia su di un sistema di illuminazione di discreta fattura, spesso protagonista delle varie sequenze all'interno e all'esterno della torre, ma che viene coadiuvato da una modellazione poligonale mediocre, da texture a bassa definizione (spesso inquadrate in primo piano, per la serie andiamocele a cercare...), da momenti di panico della telecamera virtuale e da una generale mancanza di animazioni di raccordo.
I capelli della protagonista sono decisamente old-gen, e colpire con la spada gli spiritelli che affollano determinate piattaforme crea quasi un po' di imbarazzo, visto che non solo la rilevazione delle collisioni è quella che è (e la fisicità dei fendenti è pressoché nulla), ma i mostri non fanno che scomparire una volta toccati dall'arma. Il fatto stesso di poter impugnare la spada magica, da un certo punto dell'avventura in poi, non si concretizza nell'introduzione di nuovi elementi di gameplay, nella fattispecie il combattimento. No, si rimane incastrati all'interno di meccaniche puzzle terribilmente banali, terra-terra, che non rappresentano una sfida degna di questo nome: si attiva qualche meccanismo, si spostano degli oggetti, ci si aggrappa al terreno per evitare le folate di vento (Never Alone docet, e in effetti le due produzioni hanno molto in comune), si accendono dei fuochi e di tanto in tanto si cerca di spuntarla col drago lungo il cammino, all'interno di brevi boss fight, approfittando di una serie di ripari quando non siamo in possesso della spada. Il risultato è che si muore unicamente quando tale operazione è propedeutica ai fini della narrazione: la ragazza viene raggiunta dal fiato pietrificante della sua nemesi e si trasforma in una statua, statua che la sua incarnazione successiva potrà usare come riparo per superare quel punto; oppure la pietrificazione avviene proprio quando la protagonista sta per mettere le mani sulla spada, incastrata fra i rami della pianta che cresce al centro della torre, e ciò fa cadere l'arma che potremo poi raccogliere. Va detto che l'accompagnamento musicale non delude, anzi riesce a sottolineare efficacemente determinati passaggi e arricchisce in modo sostanziale l'esperienza, i cui limiti sono però troppo numerosi (abbiamo già detto della scarsissima durata, sì?) per poter ambire a una valutazione positiva.
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- Processore: AMD FX 8320
- Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 970 Jetstream
- Memoria: 8 GB di RAM
- Sistema operativo: Windows 8.1
Requisiti minimi
- Processore: da 2 GHz
- Scheda video: NVIDIA GeForce GT 8600, Intel HD 3000
- Memoria: 2 GB di RAM
- Sistema operativo: Windows 7, Windows 8
Requisiti consigliati
- Processore: Intel Core i5 750, AMD Phenom II X4 955
- Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 480, AMD Radeon HD 5870
- Memoria: 4 GB di RAM
- Sistema operativo: Windows 7, Windows 8
Conclusioni
Come purtroppo talvolta accade, Toren parte da un'idea interessante, specie nelle sue sfaccettature narrative, ma non riesce a trasformare il tutto in un videogame piacevole da giocare. La storia della ragazza che nasce e muore nel suo tentativo di scalare la torre e combattere il drago, tra fasi oniriche e un ottimo accompagnamento musicale, rimane senza dubbio impressa nella mente, quasi a pescare nelle folli sperimentazioni di alcuni lungometraggi di Urusei Yatsura. Il problema è tutto sul lato pratico, perché la realizzazione tecnica è scadente ma ancor più il gameplay, che si pone come un disordinato (nonché breve) mix di luoghi comuni e banalità.
PRO
- Storia affascinante, l'atmosfera non manca
- Ottime musiche
CONTRO
- Gameplay banale e insipido
- Grafica mediocre
- Si completa in poco più di un'ora