Order of Battle: Pacific ci porta nel bel mezzo del Guerra del Pacifico, un lunghissimo capitolo della Seconda Guerra Mondiale che ha visto come protagonisti principali gli Stati Uniti e il Giappone. Tutto è iniziato il 7 dicembre 1941 con il famigerato attacco nipponico a Pearl Harbor che ha portato, quasi quattro anni dopo, a un epilogo ancora più drammatico che si è consumato nel fuoco nucleare delle uniche due bombe atomiche utilizzate a scopo bellico. Mettendo da parte la questione morale possiamo senza dubbio affermare che si tratta di uno scenario dai risvolti intensi, un conflitto decisivo che i ragazzi di The Artistocrats hanno sfruttato restando in bilico tra storia, ucronia e armi sperimentali.
Selezionata una delle due fazioni ci troviamo ad affrontare un classico wargame con una struttura a turni imbrigliata nelle tipiche cellette esagonali. Il gameplay, in sostanza, non esce dai canoni del genere incentrandosi sull'attenta valutazione del movimento e sull'utilizzo ponderato di ogni unità in relazione al contesto. Innanzitutto attaccare per primi non è per forza un vantaggio. Non è infatti detto che un'unità priva di specifici armamenti sia in grado di danneggiare un'unità pesante e il fuoco di risposta di quest'ultima rischia di trasformare un attacco in una situazione disastrosa. Inoltre un'offensiva deve tenere conto dei vantaggi garantiti dall'affiancamento dei nemici e delle abilità di supporto che rendono alcune unità decisamente importanti. Gli ingegneri sono vulnerabili ma possono aumentare la velocità di trinceramento degli alleati vicini oltre a piazzare mine, distruggere strutture che generano rifornimenti, demolire ponti e costruirne di nuovi. La loro utilità, in sostanza, è innegabile anche se si tratta di una goccia nel mare degli oltre 500 tipi di unità, molte delle quali potenziabili, che ci troviamo a utilizzare o affrontare in Order of Battle: Pacific. Le cose possono farsi decisamente complesse tra scenari storici, eventi casuali, linee di rifornimento, missioni esclusivamente marittime e generali che trasformano l'unità a cui vengono accorpati in un'unità di supporto molto speciale. Inoltre la fase iniziale della partita non prevede solo il dispiegamento delle truppe e ci concede altre due scelte importanti. La prima riguarda le specializzazioni che vanno dai classici bonus per le unità fino al terribile Manhattan Project che consente agli occidentali di dispiegare bombardieri nucleari B29. La seconda scelta riguarda quali obiettivi perseguire tra quelli disponibili. I Victory Point sono divisi in tre ordini di importanza ma sono tutti rilevanti visto che garantiscono cure o riparazioni quando vengono raggiunti e la possibilità di scelta non solo cambia il modo in cui si affronta uno scenario ma può avere effetti sulle missioni successive. Non eliminare un contingente nemico, infatti, potrebbe costringerci ad affrontarlo di nuovo successivamente.
Order of Battle: Pacific vuole dimostrare che i wargame hanno ancora qualcosa di importante da dire
Un oceano di possibilità
Uno dei pregi più evidenti di Order of Battle: Pacific è l'attenzione dedicata a cielo e mare. Anche in questo caso la versatilità delle unità è un elemento chiave in un titolo che non pecca dal punto di vista della varietà. Sommergibili, bombardieri, portaerei e incrociatori hanno tutti un duplice ruolo tra cannoneggiamenti a distanza, possibilità di individuare sommergibili, riparazioni, immersioni, esplorazione e capacità antiaeree. Le unità navali svolgono un ruolo di supporto fondamentale anche nel caso degli scontri a terra e spostare le proprie forze da un'isola all'altra, cosa piuttosto comune visto lo scenario Pacifico, comporta un sacco di azione tra mine e siluri aviotrasportati. In tutto questo è bene sfruttare le unità scout che possono salvarci da brutte sorprese sia in mare che in terra. E lo stesso vale per la mobilità degli aerei che ci consente di dissipare rapidamente la cosiddetta "fog of war" e, sebbene piazzare l'unità più importante su un aeroplano possa risultare rischioso, può essere sfruttata anche per portare rapidamente un generale in mezzo alle sue truppe. Ma non è detto che l'intelligenza artificiale ci punisca per l'azzardo. La CPU infatti non è particolarmente aggressiva e preferisce muoversi con metodo. Questo non vuol dire che non sia pericolosa ma capita che si lasci scappare occasioni piuttosto ghiotte perdendo così di credibilità. Dobbiamo però ammettere che il cervellone elettronico si trova a gestire situazioni decisamente complesse come nel caso dei rifornimenti.
Per far sì che questi possano avvenire le unità devono essere collegate alle retrovie da un corridoio di caselle libere. Se il nemico interrompe questo corridoio il collegamento viene meno e le unità tagliate fuori perdono di efficacia. Diventa quindi possibile mettere in ginocchio una roccaforte accerchiandola o infastidire il nemico senza nemmeno ingaggiarlo. Si tratta, in sostanza, di una meccanica implementata in modo semplice ma che risulta incredibilmente efficace ed è simbolo di un titolo che, a partire dall'interfaccia, riesce a essere complesso senza essere complicato. Le funzioni specifiche delle unità selezionate compaiono nella barra dei comandi e diventano automaticamente disponibili se il contesto lo permette. Inoltre la pressione della barra spaziatrice mostra istantaneamente tutte le linee di rifornimento e ci aiuta a pianificare con attenzione ogni offensiva. Infine dobbiamo fare un plauso al menù di gestione delle unità che occupa una bella fetta di schermo ma in pochi passi ci consente di valutare tutte le forze disponibili, quelle dispiegate, quelle di riserva e quelle che purtroppo sono finite incontro a una brutta fine. I turni, in sostanza, si alternano veloci attraverso due corpose campagne che offrono un gran numero di situazioni quasi tutte ben bilanciate grazie anche all'elevata resistenza delle unità più importanti che non sono mai semplici da eliminare. Forse questo approccio non è particolarmente realistico ma facilita il bilanciamento e lascia quasi sempre aperta una porta per poter ribaltare la situazione anche quando le sorti si fanno particolarmente avverse. A tutto questo dobbiamo aggiungere un editor intuitivo che consente di creare scenari completi e il multiplayer a quattro giocatori che promette longevità in abbondanza grazie anche alle meccaniche bilanciate del titolo. Da una parte c'è la modalità Hotseat con i giocatori che giocano a turno sullo stesso computer e dall'altra il PBEM++ che permette di giocare via internet anche in modalità cooperativa. Ci troviamo, in sostanza, di fronte a un'esperienza profonda e piena di sfaccettature che sfrutta al meglio uno scenario poco esplorato da questo genere. Di contro la conta dei poligoni non è elevata, le texture non brillano per qualità e la varietà dei modelli non è eclatante. Un pizzico di dettaglio in più avrebbe probabilmente esaltato l'enorme varietà di unità tra cui troviamo anche la mai costruita corazzata di classe Super Yamato. Ma stiamo comunque parlando di difetti che hanno una valenza relativa tanto più se consideriamo che il genere wargame si accontenta spesso di comparti tecnici decisamente più modesti di quello di Order of Battle: Pacific. Tra l'altro gli sviluppatori hanno pensato anche a chi preferisce l'impostazione più classica implementando una mappa di gioco completamente bidimensionale o una variante ibrida 2D/3D. Parliamo, in definitiva, di un prodotto curato anche ci troviamo a chiudere con una nota dolente per chi abita nello stivale: il supporto per la lingua italiana purtroppo, manca del tutto.
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- Processore: Intel Core i5 4440
- Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 780
- Memoria: 16 GB RAM
- Sistema operativo: Windows 7
Requisiti minimi
- Processore: Pentium 4 o equivalente
- Scheda video: 512 Mb DirectX 9 - shader model 2.0
- Memoria: 2 GB di RAM
- Spazio su disco: 1 GB
- Sistema operativo: Windows XP, Vista, 7, 8
Conclusioni
Order of Battle: Pacific si rifà ai grandi esponenti del genere wargame e riesce ad aggiungere qualcosa di suo senza per questo risultare complicato. L'interfaccia funziona egregiamente e la complessità è implicita nelle meccaniche di un titolo che mette in campo un numero enorme di unità, di abilità, di situazioni e di obiettivi. Se a questo aggiungiamo il pieno supporto multigiocatore, l'editor e due campagne corpose, il verdetto per l'ottimo debutto dei ragazzi di The Artistocrats non può che essere decisamente positivo.
PRO
- Un titolo complesso ma accessibile
- Longevità assicurata
- Visivamente più che gradevole...
CONTRO
- ...anche se il dettaglio delle unità non è particolarmente elevato
- Talvolta l'intelligenza artificiale è fin troppo clemente
- Bilanciamento non sempre realistico