Kholat è un gioco sviluppato dal team indipendente IMGN.PRO che parte da un mistero irrisolto realmente accaduto oltre 50 anni fa, l'incidente del passo Djatlov in cui, nella notte del 2 Febbraio 1959, persero la vita Igor Djatlov (da cui il nome odierno del luogo) e i suoi nove compagni escursionisti, colti nel tentativo di raggiungere con gli sci da fondo il monte Otorten, in uno dei percorsi considerati tra i più difficili da affrontare in quel periodo dell'anno. Dopo alcuni giorni senza avere loro notizie, partirono le ricerche e ciò che gli investigatori russi trovarono rese difficile spiegare gli avvenimenti: la tenda, nella quale i ragazzi si accamparono d'urgenza a causa del peggioramento delle condizioni meteo e della tormenta di neve che li colpì lungo il cammino, era strappata dall'interno e le impronte trovate fecero pensare ad una fuga improvvisa e incontrollata che i ragazzi fecero senza apparente ragione. Sui loro corpi, ritrovati a distanze differenti dalla tenda, non c'erano segni di violenza ma, nonostante questo, a qualcuno mancava la lingua mentre altri avevano il cranio fratturato o lesioni interne paragonabili a quelle provocate da un forte impatto: sui loro vestiti fu rilevata un'inspiegabile concentrazione di radioattività e, alla fine, il tutto fu archiviato, dalle autorità locali del tempo, come morti causate da "un'irresistibile forza sconosciuta".
Se siete appassionati di misteri irrisolti, il gelido inverno di Kholat potrebbe fare per voi
Camminare, correre e perdersi
Lo scenario è quello delle fredde ed innevate montagne degli Urali e Kholat, in lingua Mansi, la tribù indigena di quelle zone, significa "montagne dei morti": l'incidente del passo Djatlov è narrato nell'introduzione del gioco dalla voce, profonda ed espressiva, del popolarissimo Sean Bean che spesso ci accompagnerà anche nelle nostre camminate in mezzo alla neve. Si tratta di un'esperienza simile a quella vissuta con Dear Esther o Slender: The Arrival che, con questo gioco, condividono moltissimi aspetti a livello di gameplay.
La vostra indagine comincia nei pressi della stazione del paesino che presumiamo essere Vižaj (informazione, questa, che sappiamo dalla storia vera non certo dal gioco), ultimo presidio abitato prima dei sentieri che conducono alle montagne dove si è consumato l'orrore, nel 1959, per Djatlov e soci e, proprio dopo pochi passi in mezzo a binari e case inesplorabili, l'azione vi guiderà fino al primo accampamento dove troverete i vostri unici oggetti presenti in tutto il gioco: una torcia elettrica, una bussola e una mappa.
Questi accampamenti fungeranno anche da salvataggio e da passaggio veloce da una zona ad un'altra della mappa. Il personaggio sotto il nostro controllo potrà solo abbassarsi e correre per un tempo limitato (pena affaticamento e difficoltà alla vista), accendere la torcia elettrica e tirar fuori la bussola o la mappa per cercare di capire dove state andando, cosa non facile visto che la bussola sembra funzionare al contrario (sarà voluto dagli sviluppatori o in Russia il nord è a sud?). La tensione che si avverte nei primi minuti è notevole ma il ritmo non è così intenso da mantenerla costante e, man mano che proseguiremo nelle nostre lunghe camminate in mezzo alla neve, l'angoscia lascerà spazio alla frustrazione da perdita dell'orientamento combinata con quella causata dalle numerose volte che morirete a causa dell'unico nemico presente, identificabile in una sorta di demone arancione, che di sicuro non ha piacere nell'incontrarvi e dal quale non c'è possibilità di salvezza, a meno che non ci si accorga in tempo della sua presenza e lo si eviti tenendosi lontani da lui: talvolta morire potrebbe riportarvi indietro anche di mezz'ora di gioco e risultare davvero frustrante. Kholat non è un'esperienza horror terrificante e i vari indizi che troverete girovagando nell'area, neanche troppo vasta, vi immergeranno sempre di più nella trama del gioco tanto che i giocatori più interessati ai misteri potranno iniziare sin da subito a formulare teorie e a mettere insieme i vari pezzi del puzzle, sommando i già citati indizi alle voci che sentirete e agli "spettri" che vi appariranno davanti durante il vostro peregrinare. Potrete facilmente morire anche cadendo da dirupi rocciosi o a causa di una nebbia arancione che, d'improvviso e per motivi sconosciuti (vai di teoria!), avvolge alcune aree da esplorare.
La grafica non basta
Dal punto di vista grafico, il gioco è davvero una gioia per gli occhi e mostra i muscoli dell'Unreal Engine 4 con ricchezza di dettagli e colori splendidi: vi fermerete più volte ad ammirare i cambiamenti della luce passando davanti alla luna piena che si riflette nell'acqua o trovandovi in mezzo ai sentieri illuminati dalle torce infuocate (ma non saprete mai chi le ha accese).
Le bufere che improvvisamente si scateneranno, la caduta di pesanti rocce, gli angusti passaggi nelle grotte (che spesso saranno teatro della vostra morte a causa del suddetto demone arancione che, in quel momento, comparirà proprio lì anche se al successivo caricamento potrebbe non esserci più) e tutti gli altri eventi che accadranno intorno a voi saranno molto piacevoli da osservare ma, almeno all'apparenza, assolutamente sconnessi a ciò di cui la voce di Sean Bean vi parlerà, a meno che non vogliate dar sfogo alle più svariate teorie per giustificare la ragione per cui, in quel momento, l'attore dalla "morte facile" ha detto una certa frase. Le musiche sono davvero d'effetto, forse, in assoluto, l'aspetto migliore del gioco, specialmente la musica iniziale cantata da Mary Elizabeth McGlynn (ben conosciuta per le sue performance con la saga di Silent Hill), che ci avvolge con un velo di malinconia quasi a richiamare la sorte degli sfortunati escursionisti. Come dicevamo, la storia si sviluppa pian piano attraverso il ritrovamento di alcune note che raccoglierete in un diario e che, appena aperte, sono recitate dalla voce del personaggio che le ha scritte; è proprio su queste note che gli sviluppatori tentano di far leva sul giocatore, in modo che possa interpretarle a proprio modo dando delle spiegazioni e cercando di capire come sono collegate tra loro. Non sarà necessario trovare gli indizi in un ordine preciso, tanto che alcuni non hanno nemmeno a che fare con l'incidente.
Di fatto, la trama è decisamente poco chiara, nonostante lo sforzo messo in piedi dagli sviluppatori per cercare di far vivere al giocatore un'esperienza del tutto interpretabile sin dall'inizio del gioco, quando tenterete di capire chi siete; anche se hanno spinto molto verso l'elemento sovrannaturale, che spesso sembrerà l'unica cosa ad avere un senso, dopo aver completato il gioco in poco più di quattro ore, non abbiamo alcuna certezza su come siano andate effettivamente le cose. Vi lasciamo alla vostra personale interpretazione da confrontare con quelle già presenti in gran numero nei forum. Di sicuro è apprezzabile il tentativo di sfruttare un mistero storico dando una spiegazione attraverso un videogame ma la frustrazione per l'incapacità del protagonista di fare salti o arrampicarsi per varcare un piccolissimo anfratto roccioso, il già nominato confronto con la presenza arancione che non può essere minimamente affrontata, il dover aprire la mappa decine di volte per capire da che parte ci si stia dirigendo (visto che nessun percorso viene tracciato su di essa ma vengono indicati solo gli accampamenti e i punti in cui ritrovate gli indizi) e, infine, l'impossibilità di salvare la partita a piacimento costituiscono il vero limite di questo gioco.
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- Processore Intel Core i5-4690K 3.50Ghz Core
- 16GB Ram
- Scheda Grafica AMD Radeon R9 200 Series
Requisiti minimi
- Processore Intel Core i3
- 4 Gb Ram
- Scheda Grafica Nvidia GeForce GTX 470/ ATI Radeon HD 5850
Conclusioni
Kholat è visivamente molto bello e, chiudendo gli occhi sulle note di Mary Elisabeth McGlynn, ci si immerge nel dramma attorno al quale è costruito con un coinvolgimento emozionale capace di trasformarvi negli interpreti della vicenda. Qualunque spiegazione potrebbe andare bene ma qual è la verità che vuole suggerire il gioco? Sfortunatamente gli sviluppatori hanno fallito sia nel mantenere alto l'interesse a lungo termine, limitando la rigiocabilità al minimo e le risposte alle decine di domande che vi porrete e che si moltiplicheranno ad ogni indizio che troverete, sia nel ridurre troppo le azioni che si possono fare. In ultimo, la mancanza della lingua italiana riduce ancor di più la fruibilità di un gioco che fa dell'interpretazione della sua narrazione il vero punto di forza (ancora non si hanno notizie di un'eventuale traduzione).
PRO
- Spettacolare graficamente e musicalmente
- Mistero da scoprire indizio dopo indizio
- Sean Bean fornisce un'interpretazione magistrale
CONTRO
- Mobilità ridotta
- La storia non ha una vera e propria evoluzione né sufficiente chiarezza
- Longevità limitata