Un'apocalisse zombie, un arcipelago invaso dai morti viventi e una manciata di sopravvissuti sono gli ingredienti di How to Survive, l'interessante survival game in stile twin analog shooter sviluppato da Eko Software e pubblicato sia su PC che su console nel 2013, per poi debuttare l'anno dopo sulle piattaforme next-gen con una versione estesa e arricchita, la Storm Warning Edition. Siamo dunque alla terza revisione di un prodotto in grado di farsi notare grazie ad alcune buone idee, su tutte lo sfaccettato sistema di crafting e l'abbondanza di missioni disponibili, ma in questo caso gli sviluppatori hanno pensato bene di cambiare prospettiva... letteralmente. How to Survive: Third Person Standalone rappresenta infatti l'evidente tentativo di prendere il gameplay e la struttura originali e rimodularli per realizzare un'esperienza differente, che abbandona la visuale dall'alto a tre quarti in favore di un approccio in terza persona (appunto) che sembra fare il verso a State of Decay. Il risultato finale, però, è contrastante: vediamo perché.
How to Survive: Third Person Standalone pone il survival game di Eko Software sotto un'altra prospettiva
Sopravvivere innanzitutto
Partiamo dagli elementi caratterizzanti del gioco, che come detto è diventato in questa versione un survival game in terza persona. Dopo aver selezionato un personaggio fra i quattro disponibili (Kenji, l'opzione equilibrata; Jack, una sorta di burbero lottatore di wrestling; Abby e Nina, le donzelle della situazione, sfuggenti ma letali), ci ritroveremo sulla spiaggia di un'isola tropicale tutt'altro che deserta, in quanto per la maggior parte i suoi abitanti sono stati misteriosamente trasformati in zombie affamati di carne umana.
La minaccia appare evidente fin da subito e così, afferrato un bastone, dovremo farci largo fra i non-morti (mettendo a segno anche spettacolari combo per farli a pezzi) per raggiungere zone differenti dello scenario e interagire con alcuni altri sopravvissuti, ognuno con una storia da raccontare e una richiesta d'aiuto. Sull'isola troveremo però anche l'esperto Kovak, un uomo dalle tante risorse che ha disseminato in giro le sue guide di sopravvivenza e che, durante le prime fasi dell'avventura, ci prenderà sotto la sua ala per insegnarci a cercare le materie prime giuste e costruire armi anche piuttosto sofisticate, come ad esempio pistole o fucili ad aria compressa. Terminata questa parte introduttiva, chiaramente noiosetta per chi ha già speso qualche ora con le precedenti incarnazioni di How to Survive, potremo muoverci all'interno della mappa, affrontare differenti tipologie di nemici e utilizzare un sistema di combattimento modificato per l'occasione, che valorizza i colpi ravvicinati ma stravolge, per forza di cose, l'uso delle armi da fuoco e dell'arco.
Orrore sull'isola
How to Survive: Third Person Standalone, possiamo dirlo con relativa sicurezza, non è un prodotto pensato per chi ha già completato l'avventura di Eko Software, sebbene gli sviluppatori abbiano fatto passare il messaggio che si tratta di una revisione creata sulla base delle critiche degli utenti. Il perché è presto detto: al di là dell'approccio inedito introdotto dalla visuale in terza persona e delle conseguenti modifiche al gameplay, l'esperienza risulta immutata nella struttura e negli eventi, il che significa che rigiocarla da capo è una pratica riservata a chi ha davvero apprezzato tantissimo il gioco originale oppure, più probabilmente, a chi era incuriosito dal titolo ma non dalla sua impostazione iniziale, preferendo una soluzione simile a quella del già citato State of Decay.
Avendo provato entrambe le incarnazioni di questo survival game, possiamo dire di aver apprezzato di più quest'ultima, seppure saltino all'occhio alcune limitazioni tecniche e di design. La community su Steam appare molto divisa sulla questione, con gli aficionados della prima edizione che non riescono ad accettare i cambiamenti e puntano il dito soprattutto sulla gestione problematica delle armi da fuoco e da tiro, ma al di là di qualche inconveniente con l'arco possiamo dire che la visuale in terza persona rende più semplice affrontare orde di zombie, grazie alla possibilità di colpire dalla distanza i "boomer" (il cui tocco esplosivo spesso si rivela fatale) e avere un miglior controllo su ciò che ci circonda. Aver lasciato i controlli inalterati, con i trigger ad attivare mira e attacco (quantomeno sul controller di Xbox 360, perfettamente supportato), da un lato evita cambiamenti traumatici per chi aveva memorizzato il layout originale, dall'altro mostra il fianco a qualche incoerenza rispetto agli standard del genere action. A ciò si aggiunge l'impossibilità di saltare, che crea situazioni abbastanza grottesche nel momento in cui, per raggiungere un punto della mappa, bisogna fare un giro enorme anziché scavalcare un piccolo ostacolo. Manca inoltre, anche in questa versione, una modalità multiplayer cooperativa: quella sì avrebbe potuto rilanciare davvero i contenuti del prodotto.
Un'altra prospettiva
I punti di forza di How to Survive, rappresentati come detto dal sistema di crafting e dalle tante quest, sono rimasti inalterati nonostante il cambio di visuale e ancora costituiscono un valido motivo per acquistare il prodotto, a maggior ragione considerando il prezzo ridotto.
Non si può però parlare di una trasformazione perfettamente riuscita, sia dal punto di vista tecnico che da quello del gameplay. I combattimenti hanno infatti conservato la "scivolosità" della prima versione del gioco, che però ora risalta a causa della nuova prospettiva, dando la sensazione di una produzione poco rifinita e ancor meno attenta alla resa degli impatti, non pervenuta. Per quanto riguarda invece grafica e sonoro, è evidente come molte animazioni non siano state concepite per qualcosa di diverso dalla telecamera dall'alto, e la mancanza di opzioni avanzate per le regolazioni visive non fa che avvalorare anche questa tesi. Il gioco gira a un frame rate che spesso supera i 120 frame al secondo, ma per dettaglio e modellazione poligonale la resa è quella di un titolo di vecchia generazione. Sul fronte del comparto audio ci sono buoni dialoghi in inglese e discreti effetti sonori, ma le musiche sanno essere davvero fastidiose e vi ritroverete ad abbassarne il volume in men che non si dica. In definitiva, ci sentiamo di consigliare questa nuova versione di How to Survive a chi non ha provato l'edizione originale e preferisce di gran lunga un approccio in terza persona rispetto alla visuale dall'alto, seppure il risultato finale si ponga come il tradizionale "mixed bag".
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- Processore: AMD FX 8320
- Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 970 Jetstream
- Memoria: 8 GB di RAM
- Sistema operativo: Windows 8.1
Requisiti minimi
- Processore: Intel Core 2 Duo
- Scheda video: ATI Radeon serie 5700, NVIDIA GeForce GT 240
- Memoria: 4 GB di RAM
- Sistema operativo: Windows XP
Conclusioni
How to Survive: Third Person Standalone gioca una carta abbastanza inedita, quella del cambio di visuale, per rilanciare le sorti di un survival game che nella sua connotazione originale si era costruito un certo seguito, e che in questa nuova veste potrà magari attrarre utenti dai gusti più vicini al genere degli action game in terza persona. Il sistema di crafting, i differenti personaggi, l'albero delle abilità, le quest e le varie isole che compongono l'ambientazione rappresentano i punti di forza anche di questa edizione rinnovata, e il nuovo sistema di combattimento ci è sembrato migliore sotto diversi aspetti, sebbene tutt'altro che perfetto. Una buona occasione per provare il survival game di Eko Software, con le sue idee e la sua struttura corposa, anche se difficilmente chi ha già completato l'avventura accetterà di rigiocarla da capo.
PRO
- Ottimo sistema di crafting, ben curato l'aspetto survival
- Tante quest, tante storie, scenari differenti e con nuove minacce
- La visuale in terza persona migliora in modo sostanziale alcuni elementi...
CONTRO
- ...ma altri risultano poco coerenti con la nuova impostazione
- Tecnicamente modesto, poche regolazioni e musiche fastidiose
- Anche stavolta niente modalità cooperativa