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NBA 2K16, recensione

Il re dei basket ritorna nella sua massima espressione

RECENSIONE di La Redazione   —   28/09/2015
NBA 2K16
NBA 2K16
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EA Sports e 2K sono ormai da anni gli unici a offrire iterazioni sportive dedicate al basket, ma è indubbio che, nonostante gli sforzi di NBA Live, siano quelle di Visual Concepts ad albergare nella maggior parte dei cuori degli appassionati. È oggettivamente difficile riuscire a pareggiare l'impressionante offerta qualitativa e contenutistica della serie 2K, ma con questo nuovo capitolo possiamo già dire che la casa è riuscita ancora una volta a superarsi e offrire il suo capitolo migliore, grazie a nuove aggiunte e ulteriori affinamenti su quanto c'era già di buono. Il fiore all'occhiello di questa edizione è la rinnovata modalità carriera Mio Giocatore; uno dei focus principali da anni, ma mai completa come adesso. L'idea di proporre un'esperienza di tipo filmico era nell'aria già da molto e la prestigiosa collaborazione di Spike Lee ha portato quella marcia in più che mancava. Tuttavia questa è solo una delle sorprese che 2K Sports ha preparato per la modalità carriera, che ci ha lasciato sinceramente stupiti per l'introduzione delle università americane, un'aggiunta in cui nessuno sperava dopo i rapporti sempre più difficili tra i videogiochi e la National College Athletic Association.

NBA 2K16 è una delle più grandi incarnazioni del franchise creato da Visual Concepts

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NBA 2K16 prosegue l'integrazione pressoché totale con le funzioni online; nonostante la complessità del pacchetto, il gioco comunica continuamente con i server 2K per la gestione del giocatore personale, che viene creato ancora prima di arrivare nei menu e rappresenta una identità persistente. Ritorna la Virtual Currency, moneta virtuale che è possibile accumulare giocando alle varie modalità, o acquistare con soldi autentici, che permette di migliorare parametri e far spese nel negozio interno al gioco. Possiamo quindi vestire il nostro avatar in piena libertà. E ancora, 2KTV conta una volta di più sulla giovane giocatrice Rachel A DeMita, che presenta le varie puntate di una trasmissione che verrà proposta nell'arco dell'anno e che vede la presenza di ospiti illustri del mondo NBA.

NBA 2K16, recensione

I filmati sono comodamente visionabili nel menu principale, ma anche all'interno del gioco. Michael Jordan si ripropone come icona spirituale e protagonista della copertina Limited del gioco, palesandosi addirittura nelle transizioni dei menu e riportando alla memoria NBA 2K11. I menu sono forse uno degli elementi meno convincenti del capolavoro di Visual Concepts. Ogni anno si cerca una soluzione diversa e originale ma i risultati non convincono mai appieno: c'è poca armonia nelle schermate e alcune risultano spartane e poco curate, compresa quella principale e il menu in gioco. Niente in grado di inficiarne la funzionalità, beninteso, ma forse sotto questo aspetto 2K Sports dovrebbe prendere qualche spunto dalla concorrenza. Su tutt'altro piano la presentazione, semplicemente mozzafiato quest'anno grazie alla presenza di ben tre commentatori: Shaquille O'Neal, Ernie Johnson e Kenny Smith, quest'ultimo ben noto per le valutazioni nell'intervallo a metà partita e ora performer a tutto campo. Gli interventi del trio sono intercalati nell'intero svolgimento della partita, con un effetto televisivo senza precedenti. Ma è solo l'inizio: 2K Sports ha inserito anche un doppio set di interviste post e in game, sia attraverso la tecnologia Real Voices e in studio, con i primi piani dei giocatori. Tutto è curato in modo maniacale. Potevano mancare le cheerleader? Ovviamente no, quindi prepariamoci a vivere timeout impreziositi da spettacolari routine di ballo. In poche parole, è come guardare una vera trasmissione sportiva.

Ma chi sei, Spike Lee?

Tralasciando la presenza delle varie modalità che caratterizzano il pacchetto, come la Stagione Completa, la modalità Team e Manager, il pezzo forte di questa edizione è rappresentato dalla nuova carriera Mio Giocatore, citata in apertura, che vede la partecipazione del regista Spike Lee. L'idea era quella di offrire un'esperienza cinematografica, una tendenza più o meno latente nelle precedenti iterazioni, ma qui espressa al suo meglio. Quello che ci troviamo davanti è quindi a tutti gli effetti un film chiamato "Vivere il sogno". A prescindere dalle scelte in fase editor, il nostro giocatore assume una personalità univoca, quella del personaggio Frequency Vibrations, un giovane sportivo di belle promesse, cresciuto nel ghetto insieme alla sorella gemella e la famiglia. La carriera alterna le partite a lunghe cutscene, con veri e propri comprimari interpretati da attori attraverso la tecnologia del motion capture, ma è anche possibile collegarsi in rete per qualche partita con gli amici nella modalità Mio Parco.

NBA 2K16, recensione

Quello che lascia di stucco è la già accennata licenza concessa da una dozzina di college statunitensi: UCLA, Arizona, Louisville e altri hanno offerto i loro marchi per simulare l'ascesa di un giovane dai campetti scolastici alla massima divisione. Dopo aver primeggiato al liceo, "Freq" (nome con cui verrà identificato dai commentatori) si trova a un'importante decisione per il suo futuro, scegliendo il college dal quale ricevere l'agognata borsa di studio per poi proseguire la sua scalata verso i draft NBA. Nonostante l'assenza di qualsiasi riferimento alla marcia di marzo, nomi, fattezze reali dei giocatori e l' NCAA, è impressionante la resa dell'atmosfera del basket collegiale ottenuta da 2K Sports, con ripercussioni anche sul gameplay, come vedremo in seguito. Dalla palestra scolastica alle arene universitarie, con una diversa interpretazione degli spettatori - ovviamente più giovani e veementi - si vive un'esperienza di basket sensibilmente diversa, tanto da fare emergere l'ombra di College Hoops 2K8. Sembra quasi uno spreco vedere tutto questo materiale confinato a una sola modalità; sarebbe stato davvero piacevole poter affrontare i college anche nell'esibizione semplice, alla pari delle squadre dell'Euroleague, ovviamente presenti anche quest'anno insieme a una nuova selezione di squadre classiche.

Perfezionare il mito

Per quanto concerne la giocabilità, NBA 2K16 punta ad affinare quanto di buono raggiunto dall'episodio precedente, aggiungendo perfezionamenti e limature sempre gradite. La novità più rilevante è stata quella dell'implementazione di una barra di tiro, che l'anno scorso andò a sostituire il precedente (e obsoleto) visualizzatore del punto di stacco ideale. Il meter ritorna anche in questo capitolo, permettendo quindi un controllo maggiore sulla precisione. Occorre specificare però che la sicurezza di un canestro è assicurata solo effettuando un tiro ottimale, estremamente difficile da ottenere, mentre negli altri casi il risultato è stabilito calcolando una numerosa serie di variabili, non ultime la posizione e le abilità del singolo giocatore.

NBA 2K16, recensione

Da notare una sensibile modifica al sistema di passaggi: rimane invariata la chiamata rapida a icone, ma adesso è anche possibile effettuare tre tipi di lanci associati a specifici tasti, mentre le combinazioni dei comandi analogici sono ancora legati alle mosse speciali. Meno pratici risultano invece gli schemi rapidi, sempre attivabili attraverso una finestra in gioco non invasiva, ma ora completamente affidati alla levetta analogica destra. Il cuore del gioco rimane sostanzialmente invariato, pur godendo di una serie di perfezionamenti e modifiche ravvisabili solo da veri appassionati della saga e dello sport reale, che restano dopotutto il principale target di riferimento. Senza roboanti rivoluzioni, 2K Sports ha integrato nelle sue file diversi utenti specializzati negli slider, ovvero i parametri di gioco liberamente modificabili, e presenti anche quest'anno. Questo non solo ha contribuito a migliorare l'intelligenza artificiale, ma anche a creare uno stretto legame con la comunità di videogiocatori, che hanno contribuito con i loro feedback. Lasciando tutti i parametri invariati, NBA 2K16 risulta un titolo estremamente impegnativo anche a livello di difficoltà matricola. L'intelligenza artificiale è implacabile e punitiva, pronta a sfruttare qualsiasi spazio non coperto dalla difesa (ancora ostica da gestire), godendo di un'abilità quasi sovrumana nel raccogliere i rimbalzi, intercettare i passaggi e stroncare il giocatore con fast break fulminanti.

NBA 2K16, recensione

Il gap di punteggio sarà abbondante nelle prime partite, quindi occorre prepararsi al peggio, anche se come sempre la perseveranza aiuta a migliorare. La scarsa attenzione verso i neofiti e in generale coloro non intenzionati ad assimilare tutte le sfumature di questo sport è fin troppo evidente, siamo di fronte a una simulazione ancora più inflessibile rispetto al passato e la mancanza di tutorial è un'ulteriore dichiarazione di intenti. Tuttavia il lavoro non è proprio del tutto esente da critiche: senza toccare gli slider, le percentuali di tiro dell'intelligenza artificiale sono ancora alte, mentre da parte nostra risultano eccessivi e penalizzanti alcuni errori in fase di conclusione, come un semplice lay-up sotto canestro. In generale la spettacolarità del gioco NBA rende le partite molto concitate. Ecco perché le modifiche ai college nella modalità carriera rappresentano quasi una boccata d'aria: più passaggi, meno schiacciate e azioni generate dall'armonia di squadra, prima della prestazione individuale, sono solo alcuni elementi che contribuiscono a fantasticare su quel College Hoops che purtroppo non vedremo mai.

Trofei PlayStation 4

NBA 2K16 presenta 51 Trofei, i primi possono essere facilmente conquistati affrontando la carriera Mio Giocatore, e ne varrà veramente la pena, credeteci. Non mancano poi obiettivi legati a specifici giocatori o particolari azioni da effettuare nel corso di una partita, come una tripla-doppia o 15 e oltre punti guadagnati con tiri da 3. Molti sono poi i Trofei legati a My Team, una modalità ricca di sorprese. Buona fortuna!

Vado al massimo

Visivamente NBA 2K16, in edizione current gen, ribadisce i traguardi conseguiti con il passaggio alle nuove console, con giocatori dettagliati, una risoluzione a 1080p nativi e un frame rate quasi sempre ancorato a sessanta fotogrammi al secondo. Particolarmente rilevante è la nuova tecnologia body scan, che assicura una maggiore identità alle varie corporature; in sostanza non avremo il solito modello generico con il volto del giocatore, ma ognuno è elaborato nella sua interezza sulla controparte reale. Detto questo, bisogna capire la filosofia 2K Sports: a ogni passaggio generazionale corrisponde un nuovo motore grafico, le successive iterazioni si focalizzano sui particolari.

NBA 2K16, recensione

Per fare un esempio, rispetto all'anno scorso è rilevabile un livello maggiore dei riflessi sul parquet, un migliore utilizzo degli shader per le superfici e un sistema di sudorazione evoluto. Il risultato è ancora un autentico piacere per gli occhi, come la resa dei grandi campioni, identici alle loro controparti reali. Encomiabile risulta anche lo sforzo profuso nella colonna sonora, con la bellezza di circa cinquanta brani con il contributo di DJ Premier, DJ Hhaled e DJ Mustard, il tutto attraverso cinque playlist raggiunte anche recuperando qualche brano dalla precedenti edizioni. I generi attingono fortemente dall'universo hip-hop, ma anche con varie digressioni che hanno caratterizzato gli ultimi capitoli del franchise. Via ad artisti come Nas e Jay Z quindi, ma anche rock con Ramones, Living Colour e dance con Calvin Harris. Presenti anche i nostrani Club Dogo, con il brano Fragili. L'unica zona in ombra della produzione è purtroppo storica: l'online ancora incerto. Anche se al momento dei nostri test i server non risultavano completamente operativi, abbiamo subito alcuni inconvenienti spiacevoli, come il nostro giocatore cancellato dalla rete, disconnessioni varie e problemi nella modalità Pro-Am. Speriamo il tutto venga risolto all'uscita.

Conclusioni

Versione testata PlayStation 4
Multiplayer.it
9.0
Lettori (88)
8.9
Il tuo voto

NBA 2K16 è una delle più grandi incarnazioni del franchise creato da Visual Concepts, un enorme sforzo produttivo e ancora un assoluto riferimento per il genere. Un pacchetto di invidiabile completezza che sublima il meglio proposto dalla casa negli anni, arricchendolo con una carriera d'autore incisiva e originale, che annovera la presenza delle università. Il resto rappresenta semplicemente l'eccellenza e un sogno a occhi aperti per ogni amante del basket: presentazione televisiva impareggiabile, una realizzazione grafica di elevato impatto, colonna sonora mastodontica e la presenza di Michael Jordan come padrino spirituale. Difficile desiderare di più. A essere pignoli sarebbero auspicabili delle novità effettive nel gameplay e un comparto online più stabile, ormai una spina nel fianco storica per la serie, ma è chiaro che questo non è il capitolo della rivoluzione, ma della gloria.

PRO

  • Graficamente ai vertici del genere
  • Carriera curata da Spike Lee con licenze dei college
  • È ancora la massima espressione del basket simulato
  • La più ricca colonna sonora mai offerta della serie

CONTRO

  • Decisamente arduo per i neofiti
  • Online ancora instabile
  • Pochi stravolgimenti nel gameplay