C'è sicuramente un po' di "Bubblegum Crisis" fra le ispirazioni di Assault Android Cactus, e in particolare si nota l'influenza degli anime giapponesi sullo stile grafico e la narrazione del titolo d'esordio di Witch Beam, un piccolo team di sviluppo australiano a cui sembra non mancare il talento. Quando il budget è ridotto, infatti, bisogna fare delle scelte e utilizzare al meglio le proprie risorse: esattamente ciò che è stato fatto con questo gioco. Può dunque capitare di storcere il naso di fronte all'inquadratura ravvicinata di una texture a bassa risoluzione, così come è innegabile l'atmosfera "old-gen" che si respira nei primi stage della campagna, ma di fronte a un gameplay così solido e divertente è difficile abbozzare critiche. L'esperienza sparatutto che ci viene proposta è una girandola di emozioni, addirittura capace di innescare un po' di "motion sickness" in persone che non ne avevano mai sofferto (chi vi scrive) nel momento in cui lo scenario si muove in ogni sua parte, scorrendo magari su di un binario ed effettuando rotazioni della visuale mentre il nostro personaggio gira e spara, spara e gira per eliminare i tantissimi robot che vengono fuori dalle fottute pareti... ma anche dalle feritoie del pavimento.
Assault Android Cactus è un twin stick shooter solido, divertente, frenetico e spettacolare: da comprare
Poliziotte spaziali
Protagonista del gioco è Cactus, una poliziotta androide che risponde alla richiesta d'aiuto di una nave spaziale i cui robot si sono ribellati contro l'equipaggio, mettendo in campo un vero e proprio esercito di macchine letali. Penetrata in modo rocambolesco nello scafo della struttura, la ragazza entra in contatto con altri cyborg, tutti appartenenti al gentil sesso, che avremo modo di sbloccare a ogni boss sconfitto.
L'azione si svolge attraverso cinque zone, a cui però si aggiunge qualche sorpresa sul finale, e il gameplay è appunto quello di un twin stick shooter molto frenetico ma con qualche interessante risvolto strategico. L'arma principale va infatti alternata a quella secondaria, dalla potenza devastante, ma che può essere utilizzata solo per pochi istanti prima che si surriscaldi e richieda alcuni secondi di cooldown. Nel caso di Cactus, parliamo rispettivamente di una mitragliatrice leggera e di un lanciafiamme, quest'ultimo caratterizzato da una gittata limitata ma in grado di causare ingenti danni se adoperato da vicino. Passare da un'arma all'altra consente di eliminare rapidamente i nemici più coriacei, che spesso sono anche quelli dotati della maggiore potenza di fuoco: "ragni" meccanici rossi, grossi robot bipedi, torrette che sparano in molteplici direzioni, "fantasmi" che emettono laser letali per poi scomparire e poi, naturalmente, i boss. Il lavoro svolto nella differenziazione delle varie unità ostili è encomiabile, e bastano pochi minuti per memorizzare il modus operandi dei diversi nemici che dovremo affrontare, attuando tattiche differenti e attaccando "di sponda" oppure frontalmente a seconda del caso. Gli stessi boss sono dotati di abilità peculiari e di un design discretamente originale, in tutti i casi con varie porzioni di energia vitale da svuotare con la nostra offensiva, che aprono ad altrettante fasi del combattimento.
L'importanza dei power-up
In Assault Android Cactus non sono presenti potenziamenti per i personaggi, che rimangono di fatto sempre uguali dall'inizio alla fine della campagna; tuttavia alcuni nemici rilasciano dei power-up che consentono di aumentare la velocità di movimento e attacco, utilizzare dei pod per ottenere fuoco addizionale, immobilizzare i bersagli per alcuni istanti e, infine, ricaricare le proprie "batterie". Un concetto, quest'ultimo, che assume maggiore rilevanza man mano che si procede nel gioco: se la nostra energia arriva a zero, è game over.
Concetti a confronto
La campagna di Assault Android Cactus può essere giocata da soli o in multiplayer cooperativo per un massimo di quattro partecipanti, ma solo in locale. La mancanza dell'online e una durata "pura" non superiore alle tre ore, unitamente alla grafica non particolarmente sofisticata, che soprattutto nei primi livelli lascia un po' indifferenti (pur riprendendosi alla grande nelle fasi avanzate) sono alla fine dei conti le uniche criticità di un prodotto che ingrana molto rapidamente e che, dopo i primi momenti di apprendimento, si trasforma in una girandola di emozioni, un'esperienza coinvolgente al punto che a ogni game over è impossibile resistere alla tentazione di riprovare lo stage fallito, magari cambiando personaggio.
Ed è qui che arriva il bello, perché il roster del gioco è composto da un totale di nove androidi (tutte femmine, come detto), ognuna delle quali possiede un approccio unico al combattimento. Bisogna muoversi con lo stick analogico sinistro e mirare col destro, azionando il fuoco tramite il grilletto destro e passando dall'arma principale a quella secondaria con il grilletto sinistro, ma al di là del layout a cambiare è l'equipaggiamento, e le differenze sono sostanziali. Prendiamo ad esempio Starch, un androide vero e proprio più che un essere umano con innesti cibernetici (tanto che il boss finale le dice "tu più di tutti dovresti capire cosa sto facendo!"), armata con un laser persistente e con un rapidissimo lanciamissili a ricerca; oppure Peanut, una "dura" dall'aspetto originale, in quanto composta da pezzi di fortuna, persino dotata di due corna (una delle quali spezzata) e priva di un occhio, ma capace di sparare metallo fuso e di azionare una dirompente trivella che "inchioda" i nemici distruggendoli; o ancora Aubergine, il personaggio più peculiare per quanto concerne l'equipaggiamento, dotata di una lama rotante che va "pilotata" verso i bersagli e di un cannone in grado di creare un piccolo buco nero. Ogni androide presenta un'esperienza diversa, e alla fine dei conti diventa una sorta di obbligo completare gli stage imparando a usarli tutti. Una "furbata" a cui gli sviluppatori non hanno pensato, in effetti, sarebbe stata quella di non rendere le singole missioni aperte ai cyborg sbloccati, obbligando dunque a rigiocare da capo la storia e magari inserendo qualche sezione alternativa (oltre ai semplici dialoghi, pur interessanti) per differenziare maggiormente la campagna e aumentarne la durata. A supporto di tale fattore troviamo infatti il solo discorso dell'high score, interessante ma fino a un certo punto, e un paio di modalità extra: un survival e un boss rush.
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- Processore: AMD FX 8320
- Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 970 Jetstream
- Memoria: 8 GB di RAM
- Sistema operativo: Windows 10
Requisiti minimi
- Processore: Intel Core 2 Duo
- Scheda video: Intel HD 4000
- Memoria: 2 GB di RAM
- Hard disk: 1 GB di spazio disponibile
- Sistema operativo: Windows XP
Requisiti consigliati
- Processore: Intel Core i5
- Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 460, AMD Radeon HD 6850
- Memoria: 4 GB di RAM
- Hard disk: 1 GB di spazio disponibile
- Sistema operativo: Windows 7
Conclusioni
Assault Android Cactus è un eccellente twin stick shooter, probabilmente fra i migliori disponibili su PC (e in arrivo in inverno anche su PlayStation 4, PlayStation Vita e Wii U). Gli sviluppatori hanno sfruttato al meglio le proprie risorse, faticando un po' a trovare la quadra dal punto di vista del level design, quantomeno all'inizio, ma consegnandoci fin da subito un'esperienza frenetica, spettacolare, coinvolgente e, soprattutto, divertente. Di quelle che ti spingono a fare quella partita in più, o a rigiocare i livelli alla ricerca dell'high score, magari sfruttando le sostanziali differenze fra i vari personaggi. Se vi piace il genere, non c'è davvero alcun motivo per cui non dovreste procedere immediatamente all'acquisto.
PRO
- Solido, divertente, spettacolare e frenetico
- Nove personaggi differenti e un'attenzione all'endgame
- Multiplayer cooperativo per quattro giocatori...
CONTRO
- ...ma solo in locale
- La campagna in sé dura due o tre ore
- Sulle prime la grafica non entusiasma