Torniamo a vestire i panni di un allenatore di basket nel nuovo capitolo di una serie che colma una lacuna, quella dei gestionali dedicati alla pallacanestro, piuttosto importante visto il numero di appassionati che seguono le vicende dello sport a cinque più celebre del mondo. I libri di storia ci dicono che il basket è nato dalla mente del canadese James Naismith, professore della YMCA di Springfield incaricato di scovare una disciplina da praticare al chiuso per sostituire la ginnastica durante i mesi invernali. Ma le radici di questo sport vanno ben oltre il mero bisogno di una disciplina fatta di scatti e elevazioni. Regole simili le ritroviamo nel gioco Duck on a Rock, che si dice sia stata la fonte primaria d'ispirazione per Naismith, e guardando indietro troviamo ancora più analogie in sport praticati dalle grandi civiltà precolombiane anche se pare che la palla, spesso, fosse un teschio umano.
Oggi per fortuna si gioca con una sfera di gomma e in questo caso non serve nemmeno quella, visto che la nostra partita si gioca da bordo campo. A occuparsi della nuova incarnazione della serie è ancora una volta Cyanide, in collaborazione con i ragazzi di Umix, e questa volta partiamo senza dubbio da una base più solida visto che non c'è traccia dei bug che hanno accompagnato il lancio del capitolo precedente. Con questa premessa la serie Cyanide affronta un appuntamento importante, considerando che l'ultimo capitolo ha già mostrato indubbio potenziale ma si è rivelato incapace di centrare pienamente il bersaglio. Partiamo col dire che il buono sembra esserci ancora tutto. Come nello scorso capitolo il titolo mette a disposizione del giocatore tutto il necessario tra statistiche articolate, rumor, gestione delle finanze, inconvenienti, infortuni, allenamento individuale e di squadra condito con le statistiche di freschezza e felicità, che ci costringono a badare con attenzione alla micro gestione visto che un giocatore scontento gioca male e uno stanco può infortunarsi più facilmente. Il calendario si trova in alto a destra e cliccando su una specifica data è possibile simulare tutte le giornate che ci separano da un dato appuntamento. In attesa degli incontri, le giornate passano una per una tra convocazioni delle nazionali, allenamenti, voci di corridoio, conti e la simulazione di una tonnellata di campionati, compresi alcuni femminili, strutturati da regole attinenti a quelle delle manifestazioni reali. In tutto questo migliaia di atleti si evolvono, cambiano squadra e si infortunano alterando il quadro generale e le nostre possibilità di ingaggiare un giocatore di successo. Per farlo senza spendere una fortuna è necessario passare dagli scout che sono pagati parecchio, costituendo una spesa importante per la squadra, ma possono essere spediti in una specifica nazione e possono essere guidati con una nutrita serie di parametri in modo da scovare proprio il giocatore che ci serve in un dato momento. Come nella scorsa incarnazione è anche possibile decidere, e questa volta in modo decisamente più semplice grazie alle due opzioni full database e light database, se simulare tutto o ridurre il numero di competizioni calcolate in modo da accorciare il tempo di attesa durante il calcolo di quello che succede in una giornata.
Cyanide torna sotto canestro con Pro Basketball Manager 2016
Voglia di vincere
Il roster può essere stabilito in qualsiasi momento, ma prima di una partita è ovviamente possibile mettere mano alla formazione e assegnare ai giocatori ruoli supplementari come difesa, sesto uomo o go-to-guy che si carica della responsabilità di segnare i punti decisivi. In questa fase c'è l'assistente automatico che cerca di darci una mano assegnando i ruoli principali in base alle statistiche ma cliccandoci su un po' di volte consecutivamente risulta chiaro che in alcuni casi l'aiutante virtuale ha le idee un po' confuse e questo significa, cosa prevedibile, che la formazione più efficace la può formulare solo il giocatore.
Le statistiche contano parecchio nel determinare l'esito delle partite ma non è sufficiente creare una squadra di campioni e trovare la tattica più adatta alle caratteristiche della compagine. Avere giocatori dotati è molto importante, ma lo è anche cambiare tattica ed effettuare le sostituzioni nel corso di una partita tenendo conto delle prestazioni, del tipo di gioco, della stanchezza e dell'umore. Il titolo ci permette di farlo, così come ci permette di cambiare ruoli, di assegnare un marcatore specifico a un avversario, di suggerire alla squadra di non lesinare in falli difensivi, di cambiare la tattica difensiva e di decidere quella offensiva con tanto di slider per indicare il gioco di palla voluto e la distanza dei tiri. Inoltre accanto al nome dei giocatori spiccano quattro caselle che ci permettono di comunicare ai nostri giocatori se vogliamo o meno che effettuino tiri da tre, da due, sotto canestro e penetrazioni. Inoltre possiamo anche decidere influenzare una singola azione, assegnando al volo a un giocatore una delle opzioni succitate e infine possiamo incoraggiare la squadra con la classica frase di motivazione che ha tanto più effetto quanto più si adatta alla situazione. Nonostante la complessità della gestione da bordo campo, Pro Basketball Manager ci permette ovviamente di simulare le partite evitandoci rischi di infarto. E la micro gestione a palla ferma è talmente ricca da includere un editor degli schemi che esalta il ruolo del giocatore e incrementa ulteriormente la complessità del manageriale Cyanide, ma che non è per nulla semplice da maneggiare. Per questo ringraziamo gli sviluppatori che hanno blindato alcuni schemi lasciandoci delle scappatoie sicure nel caso in cui il nostro ego superi la nostra competenza.
Questione di feeling
Una volta assodato che statistiche e scelte hanno un effetto tangibile sull'esito delle partite, possiamo passare all'interfaccia che ha un ruolo fondamentale in un titolo di questo genere. Le schermate sono molto simili a quelle del capitolo precedente ma sono più leggibili e sono state arricchite con grafici e altri elementi che rendono il tutto più piacevole nonostante i menù non siano tra i più intuitivi in circolazione. Da questo punto di vista, comunque, è stato fatto un passo in avanti ed è davvero un peccato non poter dire lo stesso in merito alla rappresentazione visiva delle partite. Come in molti manageriali possiamo osservare i match in chiave bidimensionale o tridimensionale, ed è qui che incontriamo il primo vero punto dolente della produzione Cyanide. La visuale tridimensionale ci propone modelli d'altri tempi che si affrontano tra collisioni vintage e animazioni non certo esaltanti e lo fanno di fronte a un pubblico la cui qualità è paradossalmente superiore a quella dei giocatori, con tanto di riflesso sul parquet.
Peccato che gli spettatori siano immobili come statue di sale portandoci, assieme a tutto il resto, a preferire la visuale bidimensionale e a chiederci perché Cyanide e Umix non si affidino a una soluzione diversa, magari ancora più modesta ma capace di trasmettere qualche emozione. Eppure quello di cui stiamo parlando lo troviamo già nei ritratti che, pur stilizzati e non molto vari, risultano senza dubbio l'elemento artistico di maggior valore dell'intera produzione. D'altronde, cosa prevedibile, la colonna sonora è interamente affidata alle immancabili musiche plastificate che caratterizzano lo stile Cyanide. Qualche brano è persino ascoltabile, soprattutto quando entrano in campo pianoforte e percussioni di stampo latino, ma dopo una manciata di loop è quasi inevitabile ricorrere al mute e lanciare la propria colonna sonora custom. E mentre lo facciamo ci accingiamo a chiudere parlando di un elemento, quello emotivo, che forse non importerà ai fanatici delle statistiche ma quando si parla di videogiochi può pesare come un macigno. Il manageriale Cyanide include la soddisfazione del pubblico, legata anche a serie di vittorie e recuperi, e quella del consiglio direttivo, che può portarci al licenziamento, oltre a consentirci di premiare i giocatori e di osservare il comportamento di ogni singolo membro della squadra. Ma vista l'evoluzione del genere manageriale ci saremmo aspettati una dimensione psicologica più marcata, la presenza tangibile dei media e qualche novità capace di rendere un titolo unico al di là della complessità delle statistiche o del micro management. Tutto questo in Pro Basketball Manager 2016 manca ancora e la combinazione con un comparto artistico non certo esaltante è letale per il coinvolgimento. Da questo punto di vista il colpo di grazia parrebbe darlo la mancanza dell'adattamento in italiano anche se, tolte le voci di corridoio, è sufficiente conoscere una manciata di termini sportivi e lo slang del basket per orientarsi egregiamente.
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- Sistema operativo Windows 7
- Processore Intel Core i5 4440
- 16 GB RAM
- Scheda video GeForce GTX 780
Requisiti minimi
- Sistema operativo Windows Vista, Windows 7, Windows 8, Windows 10
- Processore AMD/Intel Dual Core da 2.5 GHz
- 4 GB di RAM
- Scheda video Radeon HD 5670 o GeForce GTX 260
- Connessione richiesta per l'attivazione del gioco
Conclusioni
Statistiche a profusione, competizioni in abbondanza, editor del database, regolamenti dettagliati, interfaccia più leggibile, ranking online e diverse possibilità di interagire con la squadra durante le partite fanno di Pro Basketball Manager un titolo dalle fondamenta robuste che ha però qualche difficoltà a coinvolgere il giocatore e non può certo essere paragonato a calibri come Football Manager. Per di più il comparto tecnico lascia a desiderare e lo stesso vale per i brani di accompagnamento che fanno rapidamente rimpiangere i campionamenti dell'era a 16 bit. Ciononostante le alternative sono nulle e Cyanide si è indubbiamente data da fare per regalarci un'esperienza più rifinita e accessibile di quella precedente.
PRO
- Il lato manageriale è davvero molto ricco
- Statistiche in quantità che hanno effetti tangibili sulle prestazioni
- Interfaccia più gradevole e comprensibile...
CONTRO
- ...ma manca ancora di intuitività
- Contorno e comparto artistico mancano di qualità e carattere
- Gli effetti sonori sono da dimenticare