Il marchio Pokémon non è nuovo alle contaminazioni, e questo lo sa bene chiunque segua anche soltanto da pochi anni l'universo di Pikachu e di tutti gli altri mostriciattoli tascabili. Tra roguelike, puzzle game e flipper abbiamo visto ormai un po' di tutto, ma un picchiaduro ci mancava. Eppure è un'idea che ha perfettamente senso.
Al di là dei messaggi positivi che il brand vuole trasmettere, strizzando l'occhio all'importanza di rispettare gli animali e la natura in generale, non si può sorvolare sul fatto che in Pokémon ci si picchia di brutto, anche perché la serie madre ruota tutta intorno alle battaglie tra allenatori di mostri, con tanto di torneo finale. Insomma, che prima o poi si arrivasse a questo punto era anche un po' scontato, ma Nintendo doveva inquadrare il contesto giusto e trovare l'hardware e il momento opportuni per sviluppare bene l'idea. Ecco perché Pokkén Tournament è arrivato dapprima in sala giochi per poi essere convertito per Wii U e ritagliarsi un piccolo spazio al prossimo EVO Tournament, in un momento in cui la console Nintendo aveva bisogno di un'altra piccola iniezione di energia e si poteva spingere il brand in almeno due direzioni diverse contemporaneamente, avvicinandolo a chi ama i picchiaduro ma conosce poco Pokémon e viceversa. Per riuscire nell'impresa non si poteva certo affidare il tutto al primo che passava, ragion per cui sono stati chiamati in causa nientepopodimeno che Katsuhiro Harada, storico producer della serie Tekken fin dal 1994, e Masaaki Hoshino, producer a sua volta di un'altra serie targata Bandai Namco, Soulcalibur. Grazie a questa specie di allineamento astrale straordinario, Nintendo ha vinto una scommessa importante, anche se non ci ha convinto fino in fondo.
Pokkén Tournament non ridefinisce né il genere né Pokémon, ma è un buon punto d'incontro
L'ombra di Mewtwo
A scanso di equivoci, vale la pena chiarire subito che Pokkén Tournament di RPG ha ben poco, anche se è possibile migliorare le statistiche dei mostri ogni volta che aumentano di livello tra un combattimento e l'altro. Persino la "modalità storia", che il gioco chiama Lega Ferrum e rappresenta il fulcro dell'esperienza single player, è incredibilmente risicata, pur introducendo tutta una serie di novità che arricchiscono l'universo di Pokémon e potrebbero verosimilmente far capolino nei prossimi episodi principali della serie, a cominciare da Sole e Luna.
Parlare di "storia" è molto coraggioso perché c'è, ma annaspa in una marea di scontri casuali che, se volevano imitare la progressione del giocatore nei Pokémon RPG, dobbiamo dire che ci sono riusciti malissimo. La Lega Ferrum si suddivide in cinque leghe a sua volta, ciascuna delle quali segue un iter ben preciso. La prima cosa da fare sarà piazzarci tra i primi otto allenatori della lega di turno, e questo significa che dovremo combattere svariate sequenze di cinque match alla volta per scalare una finta leaderboard. Una volta raggiunta la top ten, dovremo affrontare un torneo a eliminazione, costituito essenzialmente da tre scontri; dopodiché, sarà la volta di quello che potremmo definire il "capopalestra", e cioè un avversario che, una volta battuto, ci garantirà l'accesso alla lega successiva. A quel punto si ricomincia da capo, ma gli scontri necessari a raggiungere la top ten aumentano di numero. L'esperienza è fortemente ripetitiva - anche perché non è possibile modificare il livello di difficoltà - ma tra una lega e l'altra dovremo affrontare il misterioso Mewtwo Nero, intorno al quale ruota tutta la storia di Pokkén Tournament: dopo aver completato la terza lega, infatti, abbandoneremo temporaneamente i ring ufficiali per affrontare una serie di scontri fortemente narrativi che spezzano un po' la terrificante ripetitività della modalità single player, purtroppo necessaria a sbloccare non solo i due personaggi segreti, ma anche i vari pokémon di supporto che possiamo richiamare durante gli scontri. La Lega Ferrum è, insomma, un noiosissimo step praticamente obbligatorio se si vuole sbloccare ogni contenuto di Pokkén Tournament, ma il problema non è legato tanto alla sua struttura monotona, quanto alla discreta varietà di avversari che dovremo affrontare decine e decine di volte.
Senza esclusione di pokémon
Il roster di Pokkén Tournament ha fatto molto discutere i fan della serie, soprattutto in queste ultime settimane quando i leak e l'attenta osservazione di foto e filmati hanno confermato il numero di "combattenti" selezionabili, che al momento dell'uscita del gioco saranno quattordici, ai quali si aggiungono i due pokémon "segreti" Mewtwo e Mewtwo Nero.
Sedici pokémon in totale, insomma, e quattro spazi vuoti decisamente ovvi, nella schermata di selezione, che Nintendo potrebbe riempire con futuri DLC come è accaduto col recente Super Smash Bros. Il problema non risiede certo nel numero, perché nessuno vuole scomodare le decine di lottatori nei roster di Ultra Street Fighter IV e Ultimate Marvel Vs. Capcom 3, senza contare che nel prossimo paragrafo scoprirete che il team di Harada ha garantito una varietà davvero encomiabile. No, a scatenare molte polemiche è stata proprio la selezione dei mostri in questione, il che era piuttosto prevedibile quando bisogna sceglierne meno di venti attingendo a un PokéDex che ad oggi ne conta più di settecento. Tuttavia, il roster stilato da Bandai Namco presenta delle incongruenze curiose. Al di là dei due Mewtwo, spicca subito la limitata presenza di pokémon di tipo Lotta, sicuramente i più indicati a figurare in un picchiaduro, con assenti illustri come Hitmonchan e Hitmonlee, Hawlucha, Pangoro o Hariyama. Abbondano, invece, i pokémon di tipo Fuoco, ma soprattutto lascia più che perplessi la presenza di Pikachu: ovviamente il topo elettrico giallo doveva esserci a tutti i costi, essendo la mascotte del brand, ma l'inclusione di una sua versione femminile e mascherata, Pikachu Wrestler, è davvero discutibile. Fortunatamente possiamo tranquillizzare tutti quelli che temevano in un semplice "clone", praticamente un costume extra; i due Pikachu, in effetti, sono personaggi completamente diversi, dotati di mosse, combo e animazioni uniche. Resta il fatto che quello slot appare un po' sacrificato, come quelli concessi a Chandelure o Gardevoir. È chiaro che Bandai Namco ha operato una scelta sulla base degli indici di gradimento, non a caso Chandelure è uno dei pokémon più popolari in Giappone. Il roster dei pokémon di supporto, invece, appare subito molto più nutrito. I mostriciattoli in questione sono divisi in coppie fisse e legati a un indicatore che si riempie col passare del tempo o soddisfacendo determinate condizioni: una volta caricato, basta premere il tasto dorsale sinistro per richiamare la creaturina in campo, che attaccherà l'avversario o ci garantirà un bonus temporaneo prima di sparire. Man mano che si scalano i ranghi della Lega Ferrum, si sbloccano sempre più combinazioni di supporto, le quali includono anche pokémon leggendari come Celebi, Shaymin, Yveltal o Reshiram.
Il torneo del pugno d'acciaio
Il sistema di controllo di Pokkén Tournament e la peculiarità delle dinamiche di gioco possono generare qualche preoccupazione per quel che riguarda la profondità e la complessità del gameplay, ma c'è una semplicissima modalità di gioco che in pochi minuti spazza via ogni timore, e cioè l'Allenamento. Suddiviso in varie categorie, l'Allenamento offre ai neofiti del genere un lungo ed esauriente tutorial che spiega sostanzialmente ogni meccanica di Pokkén Tournament, nonché due modalità di gioco in cui è possibile imparare le mosse basilari di ogni pokémon ma anche alcune tra le combo più complicate che è possibile inanellare.
E il tutto si appoggia alla semplice combinazione dei tre tasti d'attacco con la croce direzionale, relegando una combinazione di pulsanti alla presa e una al cosiddetto contrattacco. Mantenendo la configurazione predefinita, con un dorsale si chiamano i pokémon di supporto; con l'altro dorsale si para; infine, con uno dei pulsanti frontali si salta. La pressione simultanea dei due tasti dorsali consente di potenziare il pokémon per un breve lasso di tempo quando l'indicatore della Risonanza è completamente carico: in questo frangente, gli attacchi infliggono più danni e sono leggermente diversi, in più è possibile lanciare una specie di super attacco estremamente spettacolare. Ogni match, poi, comincia in quella che viene definita Fase panoramica, con la telecamera che inquadra il nostro pokémon da dietro e la possibilità di muoversi liberamente per l'arena. Colpendo l'avversario con alcuni attacchi particolarmente potenti, si innesca la Fase di duello, fondamentalmente bidimensionale, in cui le combo e gli attacchi cambiano leggermente. Il giocatore deve quindi apprendere due liste di attacchi e di combo per personaggio, e imparare i momenti migliori per parare, saltare, sfondare una difesa, afferrare l'avversario e sfruttare le barriere invisibili per infliggere ancora più danni e concatenare un maggior numero di colpi. Pokkén Tournament, insomma, è un picchiaduro estremamente intuitivo e immediato nei controlli ma decisamente più profondo di quanto possa far credere la semplicità del gameplay o il soggetto stesso del gioco. Ci sono alcune diluizioni nelle dinamiche da picchiaduro che potrebbero deludere i patiti del genere, questo è vero. Non è possibile attaccare "on the ground", per esempio, e l'animazione dei pokémon di supporto rende veramente difficile incastrarli nelle nostre combo, anche se con molta bravura è possibile riuscirci, ma dipende sempre dal pokémon e con alcuni è realisticamente infattibile. La Fase panoramica sulla carta è una buona idea, ma dobbiamo ammettere che Pokkén Tournament avrebbe funzionato perfettamente, e forse anche un po' meglio, se si fosse concentrato soltanto sulla Fase di duello, specialmente quando si combattono avversari come Chandelure, Braixen o Gengar che possono abusare di una gran varietà di colpi a distanza.
Botte da orbi
L'ultima critica, paradossalmente, ci permette di premiare l'inventiva del team di Harada nella creazione di questi "pokélottatori": ispirandosi alle mosse storiche della serie Pokémon e agli attacchi più famosi dei combattenti di Tekken, gli sviluppatori sono riusciti a dare al roster una grandissima personalità. Il risultato è una varietà insospettabile di possibilità e di stili di lotta che strizza l'occhio contemporaneamente ai casual e ai fan duri e puri del genere.
Nonostante i nostri timori, il roster ci è apparso decisamente bilanciato, specialmente dopo le modifiche apportate ad alcuni personaggi - stiamo parlando di te, Gengar! - in seguito alle critiche rivolte qualche mese fa alla versione arcade. Riconoscere le animazioni e le mosse speciali dei pokémon di Pokkén Tournament diventa quasi un gioco nel gioco sia per i fan di Tekken, sia per quelli della serie madre, ma non è l'unico dettaglio che coglieranno gli sguardi più attenti. I ring, per esempio, sono un tripudio di particolari e citazioni, coi pokémon e gli allenatori che fanno il tifo sullo sfondo di arene ricche di dettagli. È un vero peccato, da questo punto di vista, che non si sia spremuto di più l'hardware di Wii U. Il downgrade, rispetto al cabinato da sala giochi, è evidente fin dai primi istanti, quantomeno per quel che concerne la definizione generale dell'immagine, che appare eccessivamente sporca e "impastata", soprattutto nel caso di Pokémon "pelosi" come Lucario o Suicune, poiché il forte aliasing tradisce la tecnica del fur shading che avrebbe dovuto renderli più realistici. A quanto pare è il prezzo da pagare per un'effettistica sopra le righe che rende i combattimenti molto più spettacolari e pirotecnici - basta guardare gli attacchi di Blaziken o Braixen - ma soprattutto per i granitici 60 fotogrammi al secondo che garantiscono una fluidità pressoché perfetta. In questo senso è chiaro che Pokkén Tournament, al di là dei contenuti single player alquanto scarni, è stato pensato per combattere tantissimo contro gli altri giocatori al fine di guadagnare il denaro necessario ad acquistare ogni tipo di collezionabile: esistono decine e decine di costumi e accessori con cui personalizzare le illustrazioni del nostro alter ego e della sua coach, la chiacchierona Nia (della quale, grazie al cielo, possiamo frenare un po' l'entusiasmo nelle opzioni). La modalità multigiocatore prevede due semplici possibilità: possiamo affrontare i nostri conoscenti tramite codice amico o in locale, in partite amichevoli, oppure combattere gli altri allenatori online e scalare la leaderboard mondiale. Le partite in locale, sfortunatamente, obbligano uno dei due giocatori a concentrarsi sullo schermo del GamePad proprio per via delle dinamiche visive imposte dalle due Fasi che si alternano durante lo scontro, a frame rate dimezzato per giunta. In alternativa, si possono collegare in LAN un paio di Wii U, ma si tratta di un compromesso poco verosimile. Per quanto riguarda l'online, purtroppo il numero risicato di giocatori in possesso di un codice review di Pokkén Tournament ci ha impedito di trovare regolarmente dei match - anche perché, quando i tempi di attesa si fanno troppo lunghi, il gioco provvede a farci affrontare la CPU come passatempo - ma quando abbiamo affrontato altri avversari umani siamo riusciti a verificare il buon comportamento del netcode in partite senza lag o rallentamenti di sorta. Ai giocatori più competitivi farà piacere sapere, inoltre, che Bandai Namco ha introdotto delle penalità per punire i famigerati "rage quitter".
Conclusioni
Pokkén Tournament rappresenta la più spettacolare espressione degli scontri tra Pokémon, dato che li concretizza con una dinamicità che finora abbiamo potuto vedere solo nei cartoni animati. Non si tratta di un picchiaduro perfetto, ma di un buon titolo "entry level" per chi si avvicina a questo genere: in questo senso, il suo più grande merito è proprio quello di attirare l'attenzione dei fan di Pokémon che non hanno mai giocato veramente un picchiaduro e, contemporaneamente, degli appassionati del genere che magari hanno sempre guardato i Pokémon di traverso. In termini di grafica e contenuti si poteva fare sicuramente qualcosa di più, ma chissà che Nintendo non riesca a sorprenderci a colpi di DLC...
PRO
- Si sente tutta l'esperienza dei creatori di Tekken
- 60 fotogrammi al secondo senza incertezze
- Buona varietà di personaggi e di stili di combattimento
CONTRO
- Roster discutibile
- La Lega Ferrum è tremendamente ripetitiva
- Grafica un po' troppo sporca