Probabilmente uno dei sequel più discussi e controversi degli ultimi tempi, Dead or Alive Xtreme 3 è stato una mossa alquanto sorprendente da Koei Tecmo Games, considerando lo scarso successo del secondo episodio della serie. Lo spin-off estivo e sexy della saga di Dead or Alive fece il suo debutto nel lontano 2003, come esclusiva assoluta Xbox, assecondando un'idea del leader storico di Team Ninja, Tomonobu Itagaki. Il titolo rispecchiava tutta la sua ossessione per riproduzioni mozzafiato di fanciulle sensuali e procaci, in una forma comunque allineata ai parametri giapponesi. La volgarità della messa in scena era relativa, per non dire inesistente, e anzi si respirava un'ingenuità in grado di suscitare tenerezza in un occidentale. A prescindere da questo, Dead or Alive Xtreme Beach Volleyball era anche un titolo sorprendentemente fresco, divertente e diverso grazie alla sua natura fuori dagli schemi classici, oltre a essere un grandioso showcase grafico per Xbox. La piccola schiera di appassionati ha girato le spalle al seguito su Xbox 360, meno divertente e ispirato, lasciando intuire che probabilmente non c'erano i margini per una serializzazione. Tredici anni dopo Team Ninja ha tentati di riprovarci, con Yosuke Hayashi alla guida. L'assenza di Itagaki però ha lasciato un vuoto che lo studio non è mai riuscito a colmare, perdendo parte della sua visione e abbandonandosi troppo alla prospettiva del facile guadagno attraverso i DLC. Dead or Alive Xtreme 3 prosegue questa discutibile filosofia.
Dead or Alive Xtreme 3 recupera la vecchia formula senza novità rilevanti
Tredici anni e sentirli
Fin dalla sua presentazione, Dead or Alive Xtreme 3 ha generato una lunga serie di discussioni, a causa di un tira e molla con l'utenza alquanto fastidioso di Hayashi: in un primo momento il titolo fu annunciato per il solo Giappone, lasciando però intendere che ci sarebbero state possibilità per una release occidentale. Infine si è deciso di tornare al piano originale, con motivazioni che hanno lasciato più dubbi che chiarimenti: la società ha deciso di non distribuirlo per non incorrere in potenziali polemiche per lo sfruttamento dell'immagine femminile.
In effetti il clima nel mondo dei videogiochi ha assunto contorni da inquisizione, ma provando a fondo il titolo siamo finalmente riusciti a focalizzare una certa fondatezza nei timori della casa giapponese. Preferiamo però pensare a una concomitanza di cause. Rispetto ai predecessori, Dead or Alive Xtreme 3 si rivela una produzione a basso budget che sfrutta larga parte degli asset dei due capitoli precedenti. Ci sono anche delle defezioni: è sparita la slot machine dal casinò e le gare con le moto d'acqua, guadagnando però un nuovo evento alquanto bizzarro, che richiede alle ragazze di scalare una parete rocciosa. Il roster riflette inoltre i gusti giapponesi: le nove prescelte sono state selezionate da un sondaggio e vedono in prima fila le recenti entrate Honoka e Marie Rose. La prima esageratamente formosa e la seconda esageratamente giovane, anche se le informazioni sull'età cercano di sviare l'imbarazzo. Vengono tagliati fuori quasi tutti i personaggi occidentali, quindi niente Tina Armstrong, Christie e Lisa, che hanno goduto di minore popolarità in Dead or Alive 5: Final Round. Le iconiche Kasumi, Hitomi e Ayane sono presenti, insieme a personaggi inaspettati, come la maliziosissima Nyotengu. Per fortuna è rimasto anche il beach volley, emerso con ritardo preoccupante nel battage pubblicitario, e che ancora una volta rappresenta il punto forte della produzione. Il profilo è quindi quello di un titolo fortemente pensato per il mercato giapponese e asiatico; proprio da quest'ultimo ci siamo procurati la versione PlayStation 4, chiamata Fortune, che presenta i testi in inglese e risulta quindi perfettamente fruibile.
Il beach volley è sempre divertente
Il titolo è ancora sviluppato come i predecessori: il giocatore è libero di scegliere una tra le nove ragazze, aiutandole a passare due piacevoli settimane di vacanza nell'isola tropicale di Zack, che però questo giro non c'è, un po' per risparmiare sugli asset, ma soprattutto per giustificare la nuova modalità gestore. La scelta su come investire i quattordici giorni spetta al giocatore, scegliendo tra varie attività (i famigerati minigiochi), shopping sfrenato e gestione dei rapporti con gli altri personaggi.
Ogni giorno è diviso in tre fasi, mattina, pomeriggio e sera, in quest'ultima la scena passa dalle spiagge all'hotel, dove viene aperta la possibilità di recarsi al casinò e incrementare la valuta interna, gli Zack Money, giocando a poker, blackjack e la roulette. Gli Zack Money sono il motore propulsivo di tutto il gioco, ogni progresso è governato dalle monete accumulate, che consentono di acquistare nuovi costumi per la nostra eroina, ma anche regali per incrementare il livello dei rapporti sociali con le compagne. Per giocare a beach volley è obbligatorio muoversi in coppia, una condizione perentoria che viene immediatamente calibrata proponendo una partner al giocatore. Si può decidere di accettare o meno la proposta, ma nel secondo caso potrebbe essere complesso trovare una nuova compagna, rischiando di saltare diverse partite. Gli altri mini giochi sono come detto quasi tutti presenti; al netto delle defezioni, ritornano le varie gare in piscina, il ruba bandiera in spiaggia e la già citata scalata della montagna. I sistemi di controllo sono variabili, nel pieno stile delle produzioni multi evento, ma solo apparentemente semplici. Salti in Piscina richiede il superamento di un percorso costituito da galleggianti, Battaglia del Fondoschiena e la Corda sono gare strategiche, in Ruba Bandiera è necessaria la rapida pressione dei tasti, in pieno stile Track & Field, mentre la Montagna è il classico quick time event, privo però di esiti spiacevoli: è impossibile cadere (non sarebbe molto rilassante), ma è importante arrivare alla vetta nel minor tempo possibile. Tra tutti, il Beach Volley rimane l'evento più ambiguo e soddisfacente: il gioco spiega solo parzialmente i controlli, limitandosi nel tutorial a descrivere i vari tipi di servizio, ma c'è molto altro dietro una struttura subdolamente essenziale. Nulla a ogni modo è cambiato rispetto ai precedenti episodi, inclusa l'inquadratura vagamente isometrica, non sempre comodissima.
La mia isola
Le vere novità di questo terzo capitolo sono rappresentate dal sistema di missioni e la modalità gestore dell'isola. Il primo è un'aggiunta stimolante, che imprime un timbro preciso all'aspetto strategico del titolo, donandogli sfumature da gioco di ruolo. In sostanza vengono proposti gli obiettivi più disparati per agevolare i guadagni e i punti esperienza, completamente indipendenti dai Trofei, che permettono un approccio diverso alle dinamiche del titolo.
Per fare un esempio, si passa da compiti semplici, come acquistare un nuovo costume da bagno o fare un regalo, a missioni più complesse, come giocare determinate volte al casinò. È sempre possibile terminare prematuramente le missioni, che sono comunque a tempo, se non si è in grado di soddisfarne i requisiti. La modalità gestore è accessibile premendo il touch pad del Dual Shock 4, risultando quindi perfettamente integrata in quella principale. Lo switch deve diventare una pratica naturale nell'economia del titolo, poiché le missioni sono alternate tra le due modalità. È proprio il proprietario a guadagnare punti esperienza dopo aver completato le missioni, salendo di livello e permettendo l'accesso a nuovi oggetti disponibili nel suo negozio personale. A prescindere da tutto, il gioco terminerà comunque al quattordicesimo giorno, lasciando in memoria sia gli oggetti conquistati che il livello di rapporti tra le ragazze e con il gestore. In questo caso si parla addirittura di due distinti parametri, quello di simpatia tra le ragazze e il livello di soddisfazione nei confronti del proprietario. Il grind conseguentemente risulta più esasperato che in passato, le prime partite saranno poco produttive in termini di risultati e dovremo fare il callo a molti rifiuti e atteggiamenti ostili. Scordiamoci i costumi più ambiti e succinti da subito, soprattutto nell'interscambio tra ragazze, che rappresenta l'aspetto più intrigante considerando che ognuna ha uno suo preciso stile. A ogni modo la perseveranza premia e il tutto è stemperato dal fatto che non esista un vero scopo se non passare due settimane in spensieratezza. Ogni partita non è mai fine a se stessa e rappresenta un tassello per il conseguimento di nuovi risultati.
Anche il paradiso ha qualche difetto
Un altro aspetto che dimostra il budget limitato di Dead or Alive Xtreme 3 è quello grafico. Il gioco è indubbiamente un piacere da guardare e punta tutto sulla realizzazione delle ragazze, le vere protagoniste della produzione e motore che alimenta la sua appetibilità. Il Soft Engine si fa sentire nella realizzazioni di anatomie mozzafiato, forse senza precedenti nel settore, impreziosite da tonnellate di motion capture che si sfogano nelle varie scene "gravure", dove le ragazze si dedicano a varie attività sotto l'occhio attento della telecamera.
La versione PlayStation 4 presenta inoltre caratteristiche peculiari, come una resa della fisica dei seni, tutti abbondanti e perfetti, davvero impressionante, effetti di abbronzatura progressivi, con tanto di segni del costume, e bikini che si spostano in caso di contatto con l'acqua. Tuttavia non mancano lati meno convincenti, le animazioni spesso risultano legnose e si vede che sono ricavate in larga misura dai capitoli precedenti, gli scenari sono totalmente riciclati e sentono il peso di due generazioni, con sporadici eccessi difficili da digerire, inoltre si presentano fenomeni di compenetrazione poligonale particolarmente severi nel caso della resa dei capelli, anche questa poco sofisticata. Lo stile è quello che contraddistingue la serie, vagamente cartoonesco con un'impronta da anime giapponese. La risoluzione è stata portata a 1080p nativi (sempre a sessanta fotogrammi), un fattore che consente una grande nitidezza, ma che per contro mette ancora più in evidenza i difetti citati. I costi hanno intaccato anche le musiche su licenza, completamente assenti e sostituite da audio prodotto internamente da Team Ninja, comunque sorprendentemente piacevole e in tema.
Trofei PlayStation 4
Dead or Alive Xtreme 3 presenta 50 Trofei da conquistare. La maggior parte risultano lineari, in quanto conseguibili nel corso delle normali partite, altri richiedono un maggiore impegno, come il trofeo che richiede una valutazione S alla fine della vacanza. In linea di massima, in poche ore è possibile conquistare il 30% dei trofei.
Rimettiamoci la maglia, i tempi stanno per cambiare
La natura di prodotto fan service è palese fin dalle prime battute, così come sempre è stato questo spin-off, quindi è un fattore che non deve stupire. La sua filosofia del guardare e non toccare è tipica della cultura sessuale giapponese; il lato maggiormente scabroso è proprio quello legato al voyeurismo, elevato a potenza in ogni linea di codice e incentivato dal gameplay stesso, viene infatti anche richiesto di scattare foto alle ragazze per accumulare punti esperienza.
Questo terzo capitolo si dimostra generalmente meno aperto nei confronti del mercato occidentale, rivelandosi un prodotto molto mirato, ma che comunque non mancherà di esercitare una fascinazione nei confronti degli amanti della cultura orientale. Arriva però fuori tempo con una formula che non apporta nessuna novità rilevante rispetto al passato: i minigiochi rimangono sempre i soliti e sono un piacevole contorno al beach volley, che rappresenta ancora l'attività maggiormente interessante e proficua, ma si gioca esattamente come il 2003. Un altro aspetto che non ci ha convinto è quello delle micro transazioni, presenti nel gioco e non accessorie, che influenzano pesantemente la modalità gestore. In questo caso l'unica fonte di guadagno, escluse le missioni dedicate, è rappresentata dal casinò, tra l'altro con un cap fissato a un milione e mezzo di monete Zack. I costumi da bagno speciali, che vengono sbloccati nel negozio esclusivo e che accoglieranno probabilmente i DLC futuri (Tecmo Koei ha già confermato il loro arrivo), sono costosi e difficili da ottenere. Ecco che entrano in ballo i Premium Ticket, acquistabili con soldi veri e che permettono di risparmiare tempo e risorse. Anche in questo caso però non è garantito il successo, poiché le ragazze possono tranquillamente rifiutare i regali, vanificando gli acquisti e costringendo a spendere ulteriori soldi per impacchettare nuovamente l'oggetto. Le microtransazioni sono irrilevanti per gli utenti europei, in quanto non è possibile collegarsi con il server per riscattarle, ma resta il fatto che influenzano l'equilibrio del gioco stesso, rendendo lento e gravoso il sistema di progressione.
Conclusioni
Dead or Alive Xtreme 3 non fa nulla per nascondere la sua natura fan service, rivelandosi ancora un prodotto fuori dagli schemi, divertente nella sua formula e in grado di esercitare una certa fascinazione. Ma le ambizioni sono basse, poco e niente è cambiato dai vecchi episodi, con un budget chiaramente ridotto che ha portato addirittura a tagli. Il roster delle ragazze è meno appetibile per il mercato occidentale, la realizzazione tecnica non è del tutto convincente e la presenza delle microtransazioni rende la progressione lenta e talvolta frustrante. A questo punto l'ago della bilancia è rappresentato dalle aspettative del giocatore: chi cerca un titolo dove passare saltuariamente qualche ora di svago, ammirando riproduzioni impressionanti di corpi femminili, può concedere una chance a questo terzo capitolo, tutti gli altri possono passare tranquillamente oltre.
PRO
- Il beach volley è sempre divertente
- Le ragazze sono le vere protagoniste, e non deludono
- Nuovo sistema di missioni azzeccato
CONTRO
- Uguale ai precedenti...
- ...ma con meno contenuti
- Microtransazioni che influenzano l'equilibrio generale