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Stranger of Sword City, recensione

Ecco un nuovo dungeon crawler per PlayStation Vita che vi farà sudare le proverbiali sette camicie: ne varrà la pena?

RECENSIONE di Christian Colli   —   21/04/2016
Stranger of Sword City
Stranger of Sword City
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In un panorama videoludico che è sempre più difficile contestualizzare, tra reboot e rimasterizzazioni, innovazioni rischiose e sequel sicuri, il vecchio genere dei dungeon crawler in prima persona si è scavato una piccola trincea soprattutto nel mercato delle piattaforme portatili. Se Atlus culla l'handheld Nintendo con la serie Etrian Odyssey, su PlayStation Vita sono le piccole software house come Experience Inc. a sperimentare e a tentare nuove vie per rinvigorire un genere che si sta pian piano estinguendo. Stranger of Sword City, in questo senso, è un'anomalia perché è uscito anche per Xbox e PC, ma si presta soprattutto alle partite fugaci che concede una console portatile per due semplici ragioni: primo, è meglio giocarlo a piccole dosi; secondo, è meglio tirare la PlayStation Vita fuori dalla finestra che prendere a calci prima l'Xbox One e poi lo schermo del TV. Vi sembra un tantino esagerato? Continuate a leggere...

Stranger of Sword City è un RPG tremendamente difficile che metterà a dura prova la vostra pazienza

Perduti dopo mezzanotte

La premessa di Stranger of Sword City è la parte migliore del gioco: ispirata probabilmente al racconto Quattro dopo mezzanotte di Stephen King e alla mitica serie televisiva Lost, l'avventura comincia a bordo di un aereo che parte dal Giappone e finisce in un'altra dimensione. Noi siamo i passeggeri, gli "Stranger" che, venendo da un'altra realtà, possiedono delle capacità soprannaturali un po' come i Kryptoniani che arrivano sulla Terra, ma senza tutine azzurre e rossi mantelli svolazzanti.

Stranger of Sword City, recensione

Anche se, in effetti, i secondi ci sono: basta immaginarli o, ancora meglio, scegliere un ritratto particolarmente fantasioso tra i tantissimi disponibili in doppia versione quando creiamo il nostro personaggio. Una delle idee migliori di Experience Inc. è stata quella di proporre un'opzione alla Star Ocean: The Last Hope International, grazie alla quale è possibile selezionare le bellissime illustrazioni di En Okishiji oppure quelle decisamente più cartoonesche e - ammettiamolo - più banali di Yoko Tsukamoto. Una volta creato il nostro alter ego e i suoi compagni, faremo la conoscenza dei bizzarri personaggi che vivono in questo mondo e scopriremo che l'unico modo per tornare a casa si nasconde nel sangue cristallizzato dei Lineage, mostri particolarmente insidiosi che solo noi siamo in grado di abbattere. Il problema è che a contendere questi cristalli ci sono ben tre fazioni, e spetterà noi scegliere di chi fidarci: le nostre decisioni influenzeranno la storia e il finale del gioco. Purtroppo la storia, che parte in quarta, lascia presto molto più spazio al gameplay, e per quanto possa sembrare un controsenso non si tratta di un fattore particolarmente positivo, poiché ben presto viene meno la spinta a giocare per scoprire i segreti di questo mondo e il destino che attende il nostro gruppo di stranieri, anonima carne da macello per i mostri che si nascondono in labirinti pieni di trappole e di bottini...

Trofei PSVita

Considerata la difficoltà generale del gioco, è ovvio che mettere le mani su 27 trofei di bronzo, 15 d'argento e due d'oro non sarà una passeggiata, se si punta a quello di platino. Oltre a completare il gioco, fra le altre cose, bisognerà dare la caccia a numerosi Lineage e trovare gli oggetti migliori.

Sei morto!

Il lunghissimo tutorial di Stranger of Sword City lascia soltanto intravedere le potenzialità del gioco e, anzi, rischia di annoiare chiunque abbia un minimo di esperienza coi dungeon crawler. Il titolo firmato Experience Inc. in effetti non propone nulla di particolarmente innovativo, a parte tutta una serie di disagi che ben presto finiscono col trasformarlo in uno dei più frustranti esponenti del genere.

Stranger of Sword City, recensione
Stranger of Sword City, recensione

Le fondamenta sono le solite: si crea un party, scegliendo con cura non solo le illustrazioni che ritraggono i nostri alleati, ma anche e soprattutto il ruolo che ciascuno di loro assumerà in combattimento nel tentativo di formare una squadra versatile sotto ogni aspetto. Quando finalmente si conclude la fase introduttiva e si è liberi di esplorare le prime aree di gioco, Stranger of Sword City è pronto a metterci in ginocchio e a farci pentire di essere nati. Le dinamiche sono quelle dei dungeon crawler in prima persona: si esplora un labirinto idealmente diviso in caselle in cerca di bottini, si uccidono i nemici, si guadagnano punti esperienza e si aumenta di livello per diventare più potenti e avere maggiori probabilità di sconfiggere i nostri veri bersagli. Il gioco propone anche l'inedita dinamica delle imboscate, che ci permette di fermarci in un punto della mappa e attendere, invisibili, il passaggio di un nemico più forte del solito: se lo sconfiggeremo prima che scappi, guadagneremo molti più punti esperienza e oggetti. Il problema, in effetti, è riuscire nell'impresa. La difficoltà di Stranger of Sword City è a dir poco surreale: già nel primo dungeon capita di eliminare in pochi secondi un nemico solitario per poi imbattersi, poco dopo, in un gruppo di avversari contro i quali non vi è alcuna speranza di vittoria. Non è facile stabilire l'equilibrio sopraffino di titoli come Etrian Odyssey, che hanno alle spalle svariate puntate e revisioni, ma Experience Inc. in questo caso non ci ha neanche provato, e l'impressione è che il gioco metta a dura prova la pazienza del giocatore e la sua volontà di dedicarsi a un grind esasperante di punti esperienza rilasciati col contagocce. Come se non bastasse, ci si mette pure la morte permanente delle unità: esiste un valore che dipende dall'età dei personaggi e che determina il numero di volte che possono morire prima di scomparire del tutto. Il costo per ripristinare tale valore è esorbitante - come ogni altra cosa nel gioco, del resto - e a un certo punto ci si ritrova a riavviare la partita per rimediare a qualche errore involontario che ci ha privati di un personaggio che avevamo cresciuto per ore e ore e per il quale non abbiamo alcun rimpiazzo. Il rovescio della medaglia, ovviamente, è l'enorme soddisfazione che si prova quando si sconfigge un nemico dopo aver pianificato attentamente la battaglia, ma quei pochi istanti di giubilo varranno davvero ore e ore di frustrazione?

Conclusioni

Multiplayer.it
ND
Lettori (2)
3.0
Il tuo voto

Le incantevoli illustrazioni di Stranger of Sword City tradiscono la pressoché totale assenza di animazioni, lo svolgimento superficiale della storia non sostiene la premessa veramente interessante che le dà inizio e le peculiari caratteristiche del gameplay mettono i bastoni tra le ruote a causa di un bilanciamento spietato. Ora potremmo discutere a lungo sull'importanza della difficoltà e sulla soddisfazione che si prova a superare un ostacolo apparentemente insormontabile, ma non è questo il caso di Stranger of Sword City, un gioco che riesce a essere così snervante da mettere a dura prova anche i fan sfegatati del genere.

PRO

  • Direzione artistica davvero splendida
  • Premessa intrigante

CONTRO

  • Lo sbilanciamento della difficoltà è frustrante
  • Alcune penalità sono fin troppo severe
  • La storia non spinge a faticare più di tanto