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Ray Gigant, recensione

Experience ci riprova con un nuovo dungeon crawler per la console portatile Sony

RECENSIONE di Christian Colli   —   29/04/2016
Ray Gigant
Ray Gigant
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Neanche due settimane fa vi abbiamo parlato di Stranger of Sword City, il gioco di ruolo per PlayStation Vita e Xbox One che Experience ha realizzato pensando ai fan sfegatati dei sempre più rari dungeon crawler: pescando a piene mani nell'eredità di Wizardry e Eye of the Beholder, lo sviluppatore nipponico ha sfornato un titolo di genere veramente spietato che solo i migliori giocatori riusciranno a completare senza prorompere in qualche brutta bestemmia. Ray Gigant, invece, inforca un sentiero completamente diverso. Sviluppato anch'esso da Experience, questo nuovo dungeon crawler si pone come l'alternativa ideale per avvicinarsi al genere, specie se finora si è vissuto di pane e Final Fantasy: in un certo senso, in effetti, questo strano ibrido ricorda molto i JRPG classici, ma se sia un bene o un male lo scoprirete soltanto continuando a leggere la nostra recensione...

Ray Gigant è un discreto punto d'inizio per chi non si è mai avvicinato al genere dei dungeon crawler

Scuola di mostri

La prima cosa che bisogna capire, quando si cerca di inquadrare Ray Gigant, è che Experience questa volta ha preferito allontanarsi da uno dei canoni che caratterizzano spesso i suoi RPG: invece di proporre una storia vaga che lascia molto più spazio al gameplay, lo sviluppatore nipponico si è concentrato sulla sceneggiatura e sulla caratterizzazione dei vari personaggi, ricamando intorno ad essi una struttura che ricorda solo in parte i suoi soliti dungeon crawler come Demon Gaze o il summenzionato Stranger of Sword City. Il risultato è interessante, ma non convince del tutto.

Ray Gigant, recensione
Ray Gigant, recensione

La quantità di testi - completamente in inglese - da leggere tra una missione e l'altra è spesso esorbitante e, dopo aver cominciato la prima partita, si mette piede nel dungeon introduttivo dopo quasi venti minuti di dialoghi. Questo setup è tuttavia necessario per stabilire il contesto della vicenda e presentare il protagonista di Ray Gigant, nonché i suoi comprimari iniziali, ai quali si aggiungeranno i vari personaggi intorno ai quali ruotano i capitoli successivi e i diversi punti di vista che offrono sulla storia. Il problema della sceneggiatura, però, non sta nella lunghezza delle conversazioni, ma nel modo in cui sono state scritte o, per meglio dire, tradotte: il linguaggio impiegato in sede di adattamento è davvero puerile e spesso sembra di star leggendo il fumetto di un autore alle prime armi. Purtroppo l'impressione è consolidata dalle premesse decisamente poco originali: in un futuro prossimo, il mondo si trova sotto l'assedio dei Gigant, mostri enormi che l'esercito non riesce minimamente a combattere. Alcuni individui, però, cominciano a manifestare i devastanti poteri degli Yorigami, entità simbiotiche che appaiono sotto forma di armi e possono possedere e trasformare i corpi dei loro ospiti: il protagonista Ichiya Amakaze lo scoprirà a sue spese, distruggendo mezza Tokyo, ma un'associazione segreta si prenderà cura di inserirlo nella sua scuola per, uh, giovani dotati, in modo che possa imparare a usare i suoi nuovi poteri per sconfiggere i Gigant. Come avrete intuito, la trama del gioco è un gigantesco cliché dell'animazione nipponica che mescola gli elementi chiave di serie famose come Evangelion, Attack on Titan o Project ARMS. E fin qui non ci sarebbe nulla di male, se la maggior parte dei personaggi non fosse terribilmente antipatica. Non è certo la prima volta che il destino del mondo finisce nelle mani di un adolescente impacciato, ma i toni insofferenti con cui i vari comprimari si rivolgono a Ichiya rendono pesante la lettura delle loro interazioni, e non è facile restare coinvolti nell'intreccio di Ray Gigant quando il protagonista è più imbranato di Shinji Ikari.

Trofei PSVita

I 42 Trofei disponibili si dividono in 24 trofei di bronzo, 16 d'argento e 3 d'oro, ai quali va aggiunto l'inevitabile trofeo di platino. La maggior parte si sblocca strada facendo, completando le varie missioni del gioco e mettendo in pratica quanto spiegato nei tutorial, ma alcuni richiederanno maggior impegno e meticolosità.

Il labirinto del kaiju

A scuola è possibile socializzare con gli altri personaggi, salvare la partita, gestire l'inventario e mangiare alla mensa comune: quest'ultima attività dimostra già il modo in cui Ray Gigant cerca di diversificarsi dai soliti dungeon crawler, implementando il meccanismo del peso. Quando i personaggi mangiano fuori e durante i combattimenti, infatti, mettono su qualche chilo, diventando più forti e resistenti, ma anche più impacciati: in termini di gameplay, si traduce nella necessità di trovare l'equilibrio individuale di ogni personaggio, tenendo conto che le azioni compiute durante gli scontri bruciano le calorie assunte e riducono il peso.

Ray Gigant, recensione
Ray Gigant, recensione

In questo senso, Ray Gigant è ricco di trovate originali che stratificano la sua componente ruolistica. L'esplorazione si svolge in prima persona, come da tradizione nei dungeon crawler, in labirinti graficamente un po' grezzi che cominciano a mostrare i muscoli dello sviluppatore soltanto dal secondo capitolo in poi: se i primi dungeon possono apparire fin troppo semplici e prevedibili, i successivi cominciano a servire trappole e trabocchetti che obbligano a ragionare tridimensionalmente. I nemici sono visibili sulla mappa sotto forma di teschi e i colori di queste icone rappresentano la difficoltà dello scontro, anche se non nel senso tradizionale: i nemici sono fondamentalmente gli stessi, ma le azioni selezionate durante la battaglia consumano più o meno Action Point. Intorno a questo indicatore ruota infatti l'intero sistema di combattimento. Ogni personaggio ha a disposizione tre azioni (anche se diventano sei, a un certo punto del gioco) che è possibile configurare a piacimento selezionando quelle già apprese. Ogni azione consuma AP e il giocatore è libero di scegliere il numero di azioni che ciascun combattente deve effettuare, scegliendo se e quanto scaricare la riserva comune di Action Point. L'indicatore si ricarica tra uno scontro e l'altro, ma mai del tutto; bisogna quindi valutare se affrontare un nuovo scontro senza possibilità di difendersi oppure battere in ritirata, riprendersi e tornare all'attacco successivamente. In questi momenti prorompe la natura dungeon crawler di Ray Gigant, anche se meccaniche strampalate come lo Slash Beat Mode (una sorta di rhythm game che permette ai personaggi di attaccare violentemente i nemici) o il sistema Parasite, che prosciuga i punti vita al posto degli AP, ci ricordano ogni volta che ci troviamo di fronte a qualcosa di molto diverso dal solito. Allo stesso modo, il sistema di crescita decisamente originale ci ha lasciati un po' interdetti. I personaggi non aumentano di livello guadagnando punti esperienza come in quasi tutti gli altri RPG; è il giocatore a decidere come spendere le risorse raccolte nei dungeon negli alberi delle abilità individuali, aumentando non solo i parametri dei vari personaggi, ma insegnando loro attacchi e incantesimi, oppure potenziando le loro armi. È un sistema più facile da utilizzare che da spiegare, ma purtroppo Experience non è riuscito a bilanciarlo a dovere, e basta accumulare risorse nei primissimi dungeon, quando la difficoltà - comunque mai particolarmente elevata - è più permissiva, per potenziare eccessivamente anche soltanto un personaggio col quale diventerà una passeggiata asfaltare ogni nemico in pochi attacchi, boss compresi.

Un anime inanimato

A proposito dei boss, dobbiamo ammettere che gli scontri con i veri Gigant, quelli giganteschi che mettono a ferro e fuoco la città nei momenti culminanti del gioco, sono tra i più spettacolari che abbiamo mai giocato in un gioco di ruolo nipponico. In questi frangenti il party è costretto a dividersi e ad attaccare il nemico da angolazioni completamente diverse: in termini pratici non cambia praticamente nulla, ma la soluzione congegnata da Experience serve non solo ad aumentare la tensione, ma anche e soprattutto a rendere le battaglie davvero memorabili.

Ray Gigant, recensione

Stiamo parlando di creature che torreggiano sui grattacieli di Tokyo, esseri gargantueschi che il piccolo schermo di PlayStation Vita non riesce a raffigurare nella loro interezza. Nei momenti in cui dobbiamo scegliere le azioni dei nostri personaggi, il gioco li inquadra da dietro, mentre mulinano le loro armi con animazioni fluidissime davanti al brutto muso del mostro di turno che non vede l'ora di divorarli: tra l'angolazione della telecamera e le posture dei combattenti, sembra letteralmente di star guardando un cartone animato giapponese, mentre i dettagli dei bellissimi sprite che rappresentano le creature nemiche ci ricordano la natura del gioco. L'illusione purtroppo decade nel preciso momento in cui si conferma la scelta delle azioni e inizia il combattimento vero e proprio: allora la telecamera passa a inquadrare l'azione in prima persona, come da tradizione dei dungeon crawler, e ogni attacco è rappresentato attraverso un banale effetto grafico accompagnato da un effetto sonoro altrettanto comune. Gli eccellenti sprite dei nemici sono animati a malapena, a prescindere che si tratti di semplici servitori o dell'immenso Gigant di turno, e se non fosse per le brevi cinematiche a cartoni animati innescate dallo Slash Beat Mode ci sarebbe davvero ben poco di spettacolare nei combattimenti del gioco. Il discorso completamente opposto vale invece per la colonna sonora, composta da Jimbo Naoaki: il nome di questo musicista forse non vi dirà nulla, ma ha talento e i suoi brani ci hanno piacevolmente accompagnato per ore, non solo nel modo più azzeccato possibile, ma anche sorprendendoci con la loro varietà strumentale.

Conclusioni

Multiplayer.it
ND
Lettori (1)
7.0
Il tuo voto

Ray Gigant avrebbe potuto essere un titolo migliore, ma bisogna riconoscere che Experience ha quantomeno tentato di rinnovare la solita formula con tutta una serie di trovate, sia visive che di gameplay, con cui non ci siamo trovati sempre d'accordo, è vero, ma che hanno contribuito a rendere l'esperienza un po' più fresca e originale. Ray Gigant, insomma, è un dungeon crawler discreto, pensato per chi non mastica il genere e vuole provare un RPG diverso dagli altri: in questo senso, lo sviluppatore ha centrato quasi perfettamente il bersaglio.

PRO

  • È un dungeon crawler diverso dal solito
  • Sistema di combattimento innovativo
  • C'è una forte enfasi sulla storia

CONTRO

  • I personaggi sono discretamente antipatici
  • Il sistema di crescita non ci ha convinto pienamente
  • Durante i combattimenti le animazioni si riducono all'osso