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Crafting a tutto spiano

The Fun Pimps Entertainment ha portato il survival intitolato 7 Days to Die anche su console

RECENSIONE di Davide Spotti   —   04/07/2016
7 Days to Die
7 Days to Die
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Il survival 7 Days to Die, sviluppato dai ragazzi di Fun Pimps Entertainment, si è ritagliato un discreto seguito in ambito PC, nonostante il progetto si trovi in Early Access da un paio d'anni. Con oltre 1.5 milioni di copie vendute su Steam sarebbe stato lecito attendersi il completamento dei lavori e il lancio di una versione definitiva, invece lo studio ha preferito dedicarsi a una conversione console, che è approdata su PlayStation 4 e Xbox One lo scorso 28 giugno, attraverso l'etichetta Telltale Publishing. 7 Days to Die si propone come un titolo spiccatamente survival, nel quale il crafting delle risorse e la costruzione di strutture, con funzioni difensive, assumono il ruolo focale dell'esperienza interattiva. Le dinamiche che hanno fatto la fortuna di prodotti come Minecraft sono state accostate ad elementi ruolistici di crescita del personaggio, mentre il sistema di combattimento con visuale in prima persona va a collocarsi in un contesto sandbox post apocalittico che alterna periodi di esplorazione diurna, incentrati sul controllo delle risorse, a momenti notturni nei quali non si deve far altro che difendere l'integrità della propria base. Presentata in questa forma l'offerta ludica non sembrerebbe affatto male, tuttavia i buoni propositi sono prontamente venuti meno a causa di lacune evidenti, che hanno influito sulla qualità contenutistica complessiva e, in virtù di una realizzazione tecnica molto al di sotto degli standard attuali, ci sono apparse ulteriormente aggravate in questa conversione.

La versione console di 7 Days to Die presenta molti problemi, specialmente dal punto di vista tecnico

Di giorno crei, di notte sopravvivi

La modalità single player di 7 Days to Die permette di prendere parte a una campagna di sopravvivenza, interamente orientata alla raccolta e allo sviluppo di risorse in un contesto difficile. Prima di iniziare la propria partita è possibile impostare un discreto numero di settaggi e calibrare i principali aspetti del gioco. Innanzitutto sono presenti sei differenti livelli di difficoltà, dal più accessibile Scavenger fino al grado Insane. La velocità di circolazione degli zombie può essere modificata, sebbene l'impostazione di default preveda che le creature siano più lente durante il giorno e veloci dopo il calare delle tenebre. Altre impostazioni determinano il grado di aggressività dei nemici, la durata delle ore diurne rispetto a quelle notturne, la quantità di loot recuperabile all'interno della mappa oppure il numero di zombie che sarà collocato sul terreno all'inizio della partita.

Crafting a tutto spiano

Si può infine optare per la tradizionale mappa Navezgane o ripiegare sulla generazione casuale, nonostante le differenze tangibili tra l'una e l'altra categoria, una volta iniziata la partita, ci siano sembrate del tutto relative. L'elemento trainante del gioco è costituito dai molti materiali che possono essere personalizzati durante la campagna. Un breve tutorial permette di ricevere i rudimenti sulle tecniche di raccolta delle risorse e di costruzione delle armi principali, come l'ascia, la mazza e l'arco, ma anche sulla creazione di vestiti, la predisposizione di un fuoco da campo o la collocazione del letto dove riposare. Sono però i concetti di base per la costruzione di strutture di difesa - all'interno delle quali è di vitale importanza barricarsi - a rivestire uno dei ruoli più importanti, di pari passo con la necessità di ottenere cibo e acqua. Durante i primi minuti è consigliabile ottimizzare le limitate risorse a propria disposizione, magari provando a sfruttare uno dei pochi edifici fatiscenti nei quali capita di imbattersi lungo la mappa; in questo modo è un po' più semplice trovare riparo e rinforzare la difesa con l'ausilio di oggetti scarsi. Tuttavia per farsi strada nella mappa bisogna riuscire a sopravvivere all'impatto iniziale, una prerogativa che non è limitata alla semplice comprensione delle meccaniche di gioco. 7 Days to Die richiede infatti una notevole dose di pazienza, sopravvivere significa riuscire a ricavare una quantità sufficiente di risorse, ampliare le dimensioni del proprio arsenale e iniziare a muoversi con maggior sicurezza. Il problema vero è che la maggioranza dei giocatori non sarà affatto disposta a superare questo tipo di ostacoli, e ciò avviene anche a causa delle pesanti controindicazioni tecniche che inficiano questa conversione.

Trofei PlayStation 4

I Trofei di 7 Days to Die sono complessivamente 44. Alcuni obiettivi riguardano direttamente il crafting, altri sono invece basati sulla quantità di zombie uccisi, il numero di ore consecutive vissute in una singola partita o il potenziamento del personaggio.

Desolazione post apocalittica

L'estrema povertà di dettaglio e varietà delle ambientazioni è tra le principali note dolenti che balza agli occhi. Le risorse vanno ottenute in un contesto che definire brullo è davvero un eufemismo, con insediamenti pressoché inesistenti, flora e fauna minati da un'imbarazzante profondità visiva e un'insoddisfacente qualità di texture e poligoni. Per di più si deve fare i conti con un sistema di combattimento legnoso, aggravato da una qualità raccapricciante delle animazioni, da ripetuti freeze dell'immagine e cali di fluidità.

Crafting a tutto spiano
Crafting a tutto spiano

Il funzionamento dei menù complica un quadro già poco lusinghiero, mettendoci tra le mani un'interfaccia che mal si adatta all'impiego del joypad. Di conseguenza la raccolta delle risorse e il trasferimento del materiale si rivelano macchinosi e poco intuitivi, con una barra per l'equipaggiamento degli oggetti, situata nella parta bassa dello schermo, palesemente inadeguata. La seconda nota dolente, questa volta slegata dalla qualità intrinseca della conversione, riguarda l'assenza di uno scopo che guidi le azioni del giocatore e offra una ragione valida per continuare a costruire oggetti, perfezionare rifugi e superare le angosciose ore notturne. Senza alcun dubbio si sarebbe potuto organizzare un ecosistema più completo, fornendo almeno un contesto al quale fare riferimento, ad esempio attraverso la presenza di personaggi non giocanti con i quali interagire. Così facendo si sarebbe potuto trovare un compromesso più accettabile e una migliore gestione di mappe open world discretamente ampie, che peraltro risultano sempre troppo vuote ed eccessivamente anonime per diventare un'attrattiva di lungo periodo. Contrariamente alla versione PC, la conversione console è stata corredata anche da una modalità cooperativa in locale, che prevede la partecipazione di due giocatori attraverso lo schermo condiviso. Anche su questo versante i problemi superano le note positive. Se da un lato è evidente che la condivisione dell'avventura con un amico può servire a dimenticare alcune delle criticità appena sottolineate, la cattiva gestione delle partite non permette una condivisione efficace. Non è ad esempio possibile passarsi gli oggetti o interagire in qualunque modo nelle attività di costruzione e personalizzazione dei materiali. Inoltre, nell'eventualità in cui uno dei due partecipanti dovesse morire, il respawn non avverrà nella medesima mappa del compagno, costringendo assurdamente a riprendere la propria partita in solitaria. Esiste infine una modalità multigiocatore, nella quale è possibile entrare in mappe già popolate da altri utenti, creando nuovi insediamenti personalizzati o prendendo possesso delle strutture già disponibili.

Conclusioni

Versione testata PlayStation 4
Digital Delivery Steam, PlayStation Store, Xbox Store
Prezzo 39,99 €
Multiplayer.it
5.0
Lettori (24)
7.2
Il tuo voto

La conversione di 7 Days to Die si è dimostrata fallimentare, sotto quasi tutti i punti di vista. Le poche idee interessanti, garantite dall'ampio crafting degli oggetti e dalla costruzione delle basi, sono vanificate da una realizzazione tecnica approssimativa e da un'interfaccia poco funzionale. Per di più la totale assenza di una contestualizzazione e di uno scopo, uniti ai problemi che sussistono nel multiplayer locale, rendono davvero difficile appassionarsi a questo prodotto. Il gioco rimane pertanto sconsigliato, anche alla luce di un prezzo di vendita poco giustificabile rispetto alla controparte PC.

PRO

  • Ampio sistema di crafting
  • Sistema di progressione del personaggio

CONTRO

  • Interfaccia dei menù poco adatta al pad
  • Tecnicamente poverissimo
  • Ambientazioni troppo spoglie
  • Alcuni problemi per la co-op in locale