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Ora vale la pena combattere?

Dopo una lunga attesa la modalità storia di Street Fighter V è finalmente disponibile, ma sarà sufficiente a soddisfare i fan?

SPECIALE di Aligi Comandini   —   04/07/2016
Street Fighter V
Street Fighter V
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Abbiamo dovuto aspettare a lungo, molto a lungo. Persino più a lungo di quanto inizialmente previsto, in verità, visto che lo story mode di Street Fighter V è arrivato alla fine di giugno e non a metà del mese come molti si aspettavano. Però finalmente una campagna giocabile per l'ultimo picchiaduro di Capcom è scaricabile gratuitamente per chiunque abbia acquistato il titolo base, ed è ben diversa dall'accozzaglia di schermate statiche e di brevi filmati a cui la storica serie ci ha abituato. A Shadow Falls, questo il nome della storia interattiva appena giunta tra noi, è infatti una modalità molto più vicina a quanto mostrato negli ultimi anni da NetherRealm e Arc System, con un gran numero di cutscene e una trama discretamente complessa a sorreggere il tutto. Con qualche timore l'abbiamo affrontata in questi giorni e prevedibilmente non si tratta del miglior story mode mai visto in un picchiaduro, eppure (specie considerando le ultime mosse della casa nipponica) il suo arrivo è senza dubbio alcuno un toccasana per Street Fighter V. Anche perché questa particolarissima storyline non è arrivata da sola.

Street Fighter V ora ha una modalità storia: ecco cosa ne pensiamo dopo averla completata

La strada del guerriero è piena di difficoltà

Considerate le tante problematiche di Street Fighter V al lancio, ancora in larga parte non risolte per quanto riguarda l'online del gioco, non erano pochi gli appassionati che avevano già messo da parte qualunque aspettativa nei confronti dello story mode.

Ora vale la pena combattere?

Noi stessi eravamo intimoriti dalla possibilità di trovarci di fronte una modalità programmata malamente, troppo breve e mal costruita, ma da molti punti di vista abbiamo mal riposto la nostra negatività. A Shadow Falls è infatti una storia abbastanza longeva: ferma la lancetta sulle 2 ore circa, che per una campagna di un picchiaduro è una durata onesta - al pari di quanto visto in Guilty Gear Xrd - e permette al giocatore di vestire i panni di quasi tutti i combattenti del roster, intervallando i match con cutscene di buona fattura che sfruttano il motore del gioco. Abbiamo avvicinato la campagna più al picchiaduro di Arc System che a quello di NetherRealm perché, pur contenendo incontri giocabili come in Mortal Kombat, questi sono brevi e non presentano particolari variazioni al combat system. La storia in stile anime di Guilty Gear è quindi più simile a quella di Street Fighter V, laddove in Injustice e Mortal Kombat IX e X anche i match venivano diversificati abbastanza da rendere interessante il giocato (in Mortal Kombat X molto di meno). La strada scelta da Capcom non manca però del tutto di sorprese. Durante la campagna potrete infatti utilizzare personaggi non acquistati dallo store, e addirittura combattenti non ancora presenti nel roster, tra cui le due personalità più forti sono indubbiamente Urien e Juri. È evidente che i due personaggi non siano ancora stati bilanciati, ma la loro lista mosse è già completa nei pochi incontri in cui sono utilizzabili, e abbiamo apprezzato parecchio la possibilità di testarli prima del tempo. Parliamo pur sempre di un paio di aggiunte tra le più curiose dell'intero gioco, con attacchi che rinnovano completamente due stili già visti e apprezzati in capitoli passati della serie.

Sotto il completo, la mutanda

La presenza di Urien e Juri merita un'analisi dettagliata, se non altro perché in questo story mode sono proprio le loro comparse i momenti più alti.

Ora vale la pena combattere?

Juri ha mosse simili alla sua versione in Street Fighter IV, ma è diventata una combattente molto più incentrata sull'attacco serrato e la corta distanza, che può eseguire combo dannosissime e molto rapide una volta attivato il V-Trigger, ed eseguire rapidi scatti alle spalle del nemico per prenderlo di sorpresa (o allungare una combinazione). Urien invece mantiene molte tecniche prese di peso dal Third Strike, ma il suo Aegis Reflector (la barriera energetica che poteva materializzare a piacere) è legato al V-Trigger, quindi può utilizzarlo limitatamente. Giusto così: nonostante il danno scali parecchio dopo l'uso dell'Aegis, infatti, le combinazioni eseguibili con quella mossa superano anche i 20 colpi e risultano molto difficili da contrastare. Altra cosa da tenere in considerazione è poi la cura riposta nei modelli 3D di questi due guerrieri, che pare discretamente maggiore rispetto a quanto visto per il resto del cast. Pare che la motivazione sia da ricercare nel parziale outsourcing operato da Capcom nella creazione dei modelli 3D, ora affidata ad altri programmatori più abili di quelli che hanno lavorato sul gioco in passato. Il risultato sono appunto combattenti più carismatici e curati, privi del fastidioso clipping che piaga i capelli e gli oggetti "penzolanti" degli altri guerrieri. Ah, per la cronaca, il clipping non è affatto sparito, e lo noterete parecchio durante le cutscene, specialmente considerando le molte inquadrature ravvicinate. Si tratta comunque di un problema tecnico minore, che non ci ha infastidito più di tanto. Di certo altri potrebbero però non apprezzare la storia vera e propria...

Storyline ubriache

Il motivo è semplice; la trama dello story mode di Street Fighter V è una mezza boiata. Arduo non essere lapidari a riguardo, dopotutto c'è un mix di elementi che possono far parte solo delle peggiori accozzaglie buttate lì per dare una continuità a un titolo dove un sacco di personaggi si riempiono di botte: una terribile minaccia che rischia di portare il mondo verso il caos, scusanti ridicole per coinvolgere tutti i combattenti nel mix, scene non particolarmente divertenti che spezzano la storia per allungare un po' il brodo e via così, per un risultato finale che lascia abbastanza a desiderare.

Ora vale la pena combattere?

È tutto molto sopra le righe, non mancano i momenti esaltanti, e tanti fan apprezzeranno il collegamento diretto al Third Strike (cronologicamente A Shadow Falls si pone tra il quarto e il terzo capitolo), ma tra personaggi atroci (Fang è assolutamente insopportabile dall'inizio alla fine, Helen non è particolarmente meglio), scene spezzettate che si susseguono a raffica, momenti davvero privi di senso logico e una lunga serie di scelte assurde da parte dei cattivi, dovrete davvero spegnere l'interruttore del pensiero per godervi il tutto senza strane rotazioni della testa. L'impegno ad ogni modo c'è ed è evidente; lo story mode pertanto migliora parecchio l'esperienza, e arriva con uno store finalmente del tutto attivo e con altri personaggi nuovi come Balrog e Ibuki. In generale, pur rimanendo scettici sulla validità del modello commerciale di Street Fighter V, è innegabile che al momento sia un titolo più completo di quanto non fosse al lancio, nonostante il matchmaking e il netcode continuino a fare le bizze per molti utenti. Completando A Shadow Falls peraltro otterrete trentamila Fight Point, utili per avvicinarvi all'acquisto di uno dei nuovi personaggi senza dover sborsare un soldo. Per i costumi speciali però dovrete tirar fuori i dindini obbligatoriamente, quelli sono solo a pagamento.