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Un ponte verso il futuro

Dopo l'ottimo Human Revolution, Eidos Montreal torna con Deus Ex: Mankind Divided, un seguito sulle cui spalle gravano enormi aspettative

RECENSIONE di Aligi Comandini   —   19/08/2016
Deus Ex: Mankind Divided
Deus Ex: Mankind Divided
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Deus Ex ha cambiato faccia. Non è più una magnifica espressione digitale del cyberpunk di Gibson, e l'estetica cupa spezzata dai neon di Blade Runner compare tra le sue mappe come fosse un improvviso cambio di melodia. Con Mankind Divided l'ultra modernità del leggendario primo capitolo e del suo seguito si è allontanata, per venir parzialmente sostituita da un fortissimo collegamento con la nostra realtà di tutti i giorni.

Un ponte verso il futuro

Una realtà che, portata all'eccesso, non è poi meno dark di quella del magnifico lungometraggio di Ridley Scott. Solo che il nostro problema non sono i replicanti: sono il degrado, l'ottusità tipica dell'essere umano e, più forte che mai nel periodo recente, il razzismo; tutte tematiche che Eidos Montreal ha deciso di sfruttare per la costruzione di un poderoso universo. Non certo un compito facile quello della casa canadese, eppure Mankind Divided, seguito dell'apprezzatissimo Human Revolution, ha sempre dato l'idea di poter supportare un tale peso, vuoi per le solide basi poste dal suo diretto predecessore, vuoi per l'evidente cura riposta dalla software house nella creazione di un background narrativo granitico e ispirato. Ora che è in dirittura di arrivo abbiamo avuto la possibilità di giocarlo adeguatamente, e la nostra esperienza col gioco è fortunatamente di quelle che lasciano un ghigno compiaciuto sul volto. Attenzione però, non siamo davanti né a un ritorno alla libertà totale e al caos ordinato del primo titolo, né a un'incredibile ultimo fuoco d'artificio. Mankind Divided è infatti un nuovo inizio per la serie, un capitolo ponte da cui il Deus Ex Universe vuole ripartire con forza.

Deus Ex è un nome che ispira timore reverenziale nei giocatori: Mankind Divided lo avrà rispettato?

Pelle color acciaio

Human Revolution era un prequel con una storyline ben studiata e un finale forte che non abbiamo intenzione di anticiparvi in questa sede. Per continuare da lì, dunque, Eidos Montreal ha dovuto fare qualche opportuna modifica alla chiusura, in modo da reinserire Adam Jensen nella società sotto forma di super agente potenziato al servizio della Task Force 29 dell'Interpol. Dopo un filmato (saltabile) di circa 12 minuti che spiega a grandi linee tutto ciò che è successo nel titolo precedente, prenderete il controllo di Adam durante un'operazione antiterrorismo a Dubai, con tanto di agente infiltrato da salvare.

Un ponte verso il futuro

Si tratta di una sezione abbastanza lineare, pensata per far prendere ai giocatori dimestichezza coi comandi e abituarli alla possibilità di affrontare le situazioni con approcci alternativi, ma da lì prende il via una trama estremamente ramificata, ricca di personaggi e di scelte morali in scale di grigio tutt'altro che facili. L'esaltazione cala un po' quando, nella fase finale, ci si rende conto di avere per le mani una curatissima ouverture con molte domande lasciate senza risposta, eppure Mankind Divided riesce comunque a catturare completamente con i suoi coloriti personaggi e l'ambientazione eccezionale. Ad arricchire il tutto ci pensano le pesantissime tematiche che fanno da sfondo alle vicende di Jensen e compagni: ci troviamo in un mondo dove i potenziati sono ormai dei reietti - lontano dalla patinata utopia fantascientifica di Human Revolution - a causa di un terribile incidente che ha reso temporaneamente violenti tutti gli umani con arti bionici, provocando milioni di morti e feriti, e dando vita una crudele segregazione razziale. In quanto potenziato, pertanto, Adam ha a che fare costantemente con le forze dell'ordine, con gli sguardi torvi dei "normali" e con le ingiustizie gratuite a cui vengono sottoposti quelli come lui. Siamo in una situazione in cui la tecnologia è sfuggita completamente di mano alle umane genti, riversando fiumi di odio, paura e ignoranza nelle strade che hanno ormai infettato persino le istituzioni pubbliche. Un tipo di base narrativa che pochi hanno il coraggio di affrontare nel gaming attuale (e alquanto "scomoda", visti i parallelismi con la situazione globale odierna).

Cyber ninja, cyber warrior, cyber tutto

Un ponte verso il futuro

A livello di gameplay i cambiamenti forse non sono immediatamente percettibili quanto il cambio tonale della narrativa, ma risultano ugualmente sostanziosi. La base è dopotutto sempre quella di Human Revolution - con una discreta enfasi su esplorazione, meccaniche stealth, osservazione acuta delle mappe e varietà degli approcci disponibili - il numero di opzioni e la finezza delle stesse sono però aumentati sensibilmente, grazie all'introduzione di nuovi potenziamenti di Adam utilissimi, di una maggiore interattività ambientale e di un rinnovato sistema di dialoghi che permette di superare gran parte delle situazioni solo con il proprio carisma. I nuovi potenziamenti, peraltro, non sono nemmeno abusabili, poiché mandano Adam in "overclock", costringendo il giocatore (almeno per gran parte della campagna) a disattivare una delle altre opzioni per essere utilizzati. Tale soluzione costringe il giocatore a specializzare il protagonista verso una precisa strada, che può essere l'hacking e lo stealth quanto la violenza pura, con un occhio di riguardo verso la prima scelta. E questo non deriva tanto da dei "blocchi" forzati da parte del sistema, che permette senza troppi problemi ad Adam di diventare una macchina di morte (tra nanolame a distanza, una corazza rinforzata richiamabile e armi modificabili non ci vuole molto a fare massacri) bensì da un misto di legnosità del sistema del combattimento e narrativa ambientale. Puntare sull'hacking e il dialogo permette infatti di svelare sfumature della storia irraggiungibili con la semplice forza bruta, mentre lo shooting rimane legnosetto, con un marcato magnetismo quando si mira e scarsa fluidità nelle manovre di Adam. Non che sia il caso di spaventarsi per queste problematiche, poiché il gameplay di Deus Ex permette lo stesso di godersi gli scontri grazie alla sua notevole flessibilità...

Scelte vettoriali

Anche in combattimento, difatti, tra interattività ambientale, mappe complesse e poteri legati ai potenziamenti è possibile sbizzarrirsi, senza contare un curioso sistema legato alle resistenze nemiche che va a ricollegarsi al tipo di munizioni utilizzate. Le bocche da fuoco possono infatti sparare munizioni EMP contro droni, guardie dotate di esoscheletri potenziati e robot da combattimento, che li disattivano temporaneamente rendendo facile un esecuzione, oppure proiettili perforanti che devastano gli avversari corazzati in pochi secondi. Al contempo non mancano mine e granate con effetti vari, elementi della mappa esplosivi o che se distrutti rilasciano scariche elettriche, o semplici meccanismi difensivi hackerabili a proprio favore.

Un ponte verso il futuro

L'impossibilità di abusare delle abilità di Adam, peraltro - poiché queste richiedono energia che non si rigenera mai del tutto dopo l'uso - rende piuttosto tattici gli scontri a fuoco e costringe a dosare le risorse del protagonista per avere la meglio (specialmente se non ha speso punti nelle abilità letali e difensive). Lo stealth invece gode di un sistema di coperture che sfrutta dei vettori visibili per indicare gli spostamenti di Jensen, in grado di facilitare di molto la navigazione delle mappe ricche di guardie. Vista potenziata, dardi stordenti e possibilità di marchiare i nemici fanno il resto. Tornando poi ad hacking e conversazioni, entrambi godono di nuove meccaniche: il primo presenta un minigioco simile a quello visto in Human Revolution, ma offre facilitazioni extra contro i firewall nemici e connessioni dati alle volte oscurate in cui è obbligatorio andare a tentoni; i dialoghi invece possono venir sviscerati con un innesto bionico, che analizza i comportamenti degli interlocutori e indica con brevi flash le loro tendenze caratteriali, in modo da facilitare la scelta delle frasi da dire. Come abbiamo già precisato, la possibilità di superare quasi ogni situazione anche in maniera non violenta è una forza non indifferente per Mankind Divided, e la quasi totale assenza di boss (punto più basso di Human Revolution, finché non sono stati modificati) sottolinea ulteriormente la volontà degli sviluppatori di rafforzare le missioni della campagna, senza bisogno di momenti "wow!" forzati.

I see JC

Il gameplay giova moltissimo anche di una nuova direzione, che riavvicina il titolo al suo glorioso passato. Laddove Human Revolution era fortemente penalizzato da una struttura più lineare e "contenuta" rispetto al primo Deus Ex, pur mantenendo una discreta libertà di scelta, Mankind Divided gode di una complessità maggiore e di un sistema più facile da rompere e aggirare. Queste ultime due caratteristiche potrebbero venir percepite come negative, ma invero la casualità dei fattori in gioco e la capacità di mantenersi stabile nonostante l'imprevedibilità delle azioni del giocatore erano enormi punti di forza dell'antenato, che qui si ripropongono almeno in parte.

Un ponte verso il futuro

Certo, non avrete totale carta bianca con personaggi non giocanti e quest, ma tra motore fisico utilizzabile in modi creativi e vari ostacoli evitabili con l'aiuto della fantasia (abbiamo completato, ad esempio, una quest dove l'obiettivo era rapire un losco figuro lanciandolo oltre una serie di muri a mo' di pallina umana, invece di seguire il percorso più sensato), non mancano momenti in cui i ricordi di JC Denton e delle sue scorribande si rifanno sotto con una forza rara. A voler trovare dei difetti (oltre alla legnosità delle sparatorie descritta prima) siamo rimasti un po' insoddisfatti dall'intelligenza artificiale. I percorsi degli avversari sono abbastanza complessi, specie quando si tratta di nemici potenziati, tuttavia i loro movimenti sono circoscritti - al punto da permettere di evitare certe situazioni di allarme semplicemente con la chiusura di una porta - e può capitare di vederli agire in modi dissennati. La presenza di numerose guardie, sistemi di sicurezza e passaggi nascosti nelle mappe in modo spesso furbo rende però quasi ogni infiltrazione esaltante, nonostante i singhiozzi della CPU. Persino la longevità del titolo non delude, attestandosi sulla ventina di ore per chi ama esplorare e affrontare gli scontri con strategia e intelligenza.

Into the Breach

Nel caso comunque riteniate che, per un GDR ibrido come questo, si tratti di una durata troppo breve, sarete felici di sapere dell'esistenza in Mankind Divided di interessanti contenuti extra sotto forma della modalità Breach: una novità assoluta per la saga, che rimodella il gameplay attorno a una struttura quasi da puzzle.

Un ponte verso il futuro

Breach vi mette nei panni di un hacker impegnato a violare i sistemi della Palisade, che può agire nel mondo virtuale in modo simile a quello di Adam nel mondo reale, ma con qualche potere extra (tra cui un comodo doppio salto). I Firewall e le svariate difese della Palisade vi metteranno quindi di fronte a vari livelli ricchi di nemici e ostacoli, nettamente più limitati e lineari rispetto alle mappe della campagna, ma in grado di valorizzare ancor di più le meccaniche del titolo Eidos. Armi, consumabili e chicche varie vengono ottenuti grazie a delle carte equipaggiamento, accompagnate peraltro da uno sviluppo delle statistiche che vi faciliterà la vita non poco durante le missioni, in virtù dell'assenza di rigenerazione dei punti vita e della pericolosità di certi nemici. Una volta raccolti i dati inoltre - condizione necessaria al completamento dei quadri disponibili - dovrete tornare all'entrata entro un certo tempo limite, una trovata che costringe anche a studiare un rapido percorso di ritorno prima di interagire con tutte le colonne di una location. Breach non è dunque una trovata rivoluzionaria, ed è anche la modalità che porta il peso delle microtransazioni in Deus Ex Mankind Divided, ma è un extra gradevole che potrebbe attirare più di un giocatore a dispetto del suo ruolo inglorioso. Plausibilmente, la presenza di leaderboard e la chance di mandare sfide ad altri giocatori sulle varie missioni saranno gli elementi in grado di creare una community attorno a questa modalità dall'interessante estetica minimal.

Ammirare gli scatti di Praga

Laddove Breach offre un impatto visivo estremamente pulito, che a tratti ricorda la fusione di plastiche bianche e oro degli edifici del predecessore, Mankind Divided fa una secca virata dal punto di vista artistico con la città di Praga, dove Adam trascorre gran parte dell'avventura.

Un ponte verso il futuro

Praga è uno specchio della situazione geopolitica di Mankind Divided: una capitale europea splendida e divisa tra strutture futuristiche ed edifici storici, dove il declino dei potenziati ha colpito più duramente che altrove e nelle strade si annusa uno stato di controllo quasi da regime militare. I poliziotti sono ad esempio una presenza ingombrante e soffocante per le strade, e non esitano a maltrattare i passanti con arti meccanici per futili motivi. Lo stesso Adam viene costantemente bloccato fuori dalle fermate della metropolitana per vari controlli documenti, un furbo (seppur fastidioso) espediente per facilitare il rendering dei quartieri cittadini e al contempo aumentare la sensazione di angoscia e inadeguatezza del giocatore. La città in cui ci si muove è insomma tanto un incubo per chi la popola quanto una bellezza da osservare, per via di zone chiaramente ispirate da varie città europee e di un secco aumento nella mole poligonale di edifici e PNG. Queste migliorie però non sono arrivate senza intoppi, visto che la versione PlayStation 4 da noi provata ha dimostrato di arrancare più volte all'aperto, con significativi cali di frame rate anche dopo l'applicazione di una patch. Le migliorie chiaramente non si fermeranno alla versione da noi provata, tuttavia caricamenti lunghetti e qualche bug legato al ragdoll e alla fisica (che difficilmente verranno sistemati al lancio) ci hanno fatto scuotere la testa con una certa stizza a tratti. Non è ad ogni modo neanche lontanamente abbastanza per rovinare un'esperienza di rara profondità, che ha le carte in regola per ridare lustro al nome Deus Ex.

Conclusioni

Versione testata PlayStation 4
Multiplayer.it
9.0
Lettori (186)
8.4
Il tuo voto

Deus Ex: Mankind Divided è un capitolo ponte, ma si tratta di un ponte che poggia su basi solidissime e apre la strada a un universo ricco di potenziale nel modo migliore, ovvero riavvicinandosi alla filosofia del primo, storico Deus Ex. Non siamo ancora a quei livelli di caos controllato, ma se questo è l'inizio del nuovo Deus Ex Universe... il futuro è radioso.

PRO

  • Ambientazione ricca di fascino e storyline curatissima...
  • Offre numerosi approcci alle missioni
  • Meccaniche complesse e nuovi poteri
  • Si riavvicina alla libertà del primo, leggendario, capitolo
  • Breach è una gradita aggiunta, nonostante le microtransazioni

CONTRO

  • ...che, trattandosi di un capitolo ponte, cala nella fase finale
  • Singhiozzi tecnici su PlayStation 4, e qualche bug
  • Intelligenza artificiale non brillantissima