Nani. Impossibile non amarli. Eppure, nonostante questa razza sia una di quelle su cui il genere fantasy ha basato le proprie fortune, non sono poi così tante le opere in cui compaia come protagonista un personaggio corto e barbuto insieme alla sua ascia. Pur potendo contare su una fama da temibilissimi guerrieri, spesso ai nani capita infatti di vedersi affidare il compito di alleggerire il tono della narrazione, attraverso gag di vario genere: per averne un esempio, basti pensare al modo in cui Gimli è stato rappresentato nella trilogia cinematografica de Il Signore degli Anelli. A risvegliare l'orgoglio nanico, duro come le incudini che si trovano nel cuore di Forgiardente, ci ha pensato King Art Games, team di sviluppo della serie di avventure The Book of Unwritten Tales. Dopo un passaggio su Kickstarter da 310.000 dollari, a fine 2016 è finalmente uscito The Dwarves, titolo che vede come assoluto protagonista un nano. Scopriamolo insieme, nella nostra recensione.
Affilate l'ascia e ordinate la vostra barba: si parte per l'avventura nanica di The Dwarves!
Made in Germany
Se il nome The Dwarves ha fatto suonare un campanello nella vostra testa, vuol dire che conoscete bene il panorama fantasy internazionale. L'ambientazione del gioco non è infatti farina del sacco degli sviluppatori, ma riprende quanto raccontato all'interno dell'omonimo romanzo (Die Zwerge in lingua originale) scritto nel 2003 dal giornalista tedesco Markus Heitz.
Il libro, tradotto anche in italiano col nome Le Cinque Stirpi, dà in realtà il via a una saga composta da altri quattro albi, l'ultimo dei quali è stato pubblicato dalle nostre parti nel 2016. Dopo la doverosa introduzione letteraria passiamo al The Dwarves videogioco, che come dicevamo riprende la storia narrata nel primo capitolo per calarci nei panni di Tungdil Manodoro. Pur vivendo in un mondo in cui i nani sono divisi tra ben cinque stirpi (da qui il nome del libro), Tungdil non ha mai conosciuto nessuno della propria razza. Sin dalla tenera età è stato infatti cresciuto tra la fucina e i libri da Lot-Ionan, un potente mago che col suo potere contribuisce a difendere la regione delle Terre Nascoste dall'invasione delle immancabili forze nemiche di natura malvagia. L'occasione di partire per l'avventura si presenta a Tungdil quando Lot-Ionan lo incarica di effettuare una consegna a un suo collega mago: un compito apparentemente facile, che ben presto si rivelerà molto più complicato del previsto, portando il protagonista in giro per Girdlegard. Con l'armata degli orchi ormai alle porte, le forze dei nani saranno fondamentali per sventare una rovinosa invasione. Senza svelare altro sulla trama, possiamo dire che proprio questo aspetto è stato uno di quelli che abbiamo maggiormente gradito all'interno di The Dwarves. Pur affidandosi ad alcuni canoni del fantasy diventati ormai classici, la storia è in grado di farsi seguire nel corso della sua intera durata: non avendo letto Le Cinque Stirpi non possiamo dare giudizi sulla qualità dell'adattamento, ma dopo aver giocato a The Dwarves quello che possiamo dire è che siamo adesso invogliati ad approfondire le opere di Markus Heitz.
Dalla mappa alla battaglia
Le meccaniche di gioco di The Dwarves si basano su due componenti principali: la mappa, dove vengono eseguiti gli spostamenti del gruppo, e le fasi di combattimento in tempo reale. Volendo essere precisi c'è anche una terza parte, dedicata ad alcune fasi dove il protagonista indaga su quanto accaduto in sua assenza.
La mappa presenta una serie di territori, su cui sono collocati alcuni segnaposto: il primo di questi è naturalmente associato al gruppo del giocatore, ma se ne trovano anche altri legati alle forze nemiche o a dei mercanti itineranti. Gli spostamenti sulla mappa permettono a The Dwarves di sviluppare la propria trama, approfondendo nel frattempo la conoscenza dei vari personaggi. Nonostante la presenza di un filone principale di storia ben definito, non è comunque esclusa la possibilità di esplorare l'intera mappa, percorrendo i waypoint che la compongono a proprio piacimento. Qua e là è possibile incontrare qualche quest secondaria o incappare in un punto di scelta, che però ha conseguenze limitate sul proseguire dell'avventura. Rispetto a una trama che è già stata scritta per filo e per segno in un libro, è inutile aspettarsi chissà quali deviazioni. È però bene sapere che ci sono casi in cui una scelta sbagliata può portare direttamente alla morte e di conseguenza al game over, costringendo quindi il giocatore a riprendere dall'ultimo salvataggio. Prima di passare al combattimento, dobbiamo dire che questo è l'aspetto del gioco che ci ha convinto di meno, insieme alla limitatissima possibilità di personalizzazione che ci viene offerta da The Dwarves, che ricordiamo viene descritto come gioco di ruolo. Nonostante l'accumulo di punti esperienza e la presenza di livelli, l'unica scelta che il giocatore può compiere è legata alle abilità speciali da assegnare ai singoli eroi, per i quali punti ferita e tutto il resto vengono aumentati automaticamente. Dimenticate anche armi e armature: l'unico tipo di equipaggiamento che si può dare ai combattenti è legato a un singolo slot, al quale associare un amuleto con un determinato bonus o una pozione.
Quattro contro mille
La fase di combattimento di The Dwarves è anticipata da una schermata di scelta dei personaggi da impiegare, simile a quella vista in The Banner Saga.
A differenza della fatica di Stoic Studio, in The Dwarves l'azione si svolge in tempo reale, offrendo al giocatore la classica possibilità di mettere in pausa con la barra spaziatrice per impartire ordini agli eroi. Si tratta di una fase cruciale, in quanto Tungdil e gli altri si ritrovano a fronteggiare un numero di forze molto elevato, tipicamente composto da varianti di orchi, ma all'occorrenza anche da zombie resuscitati dalla magia degli albi, creature simili agli elfi ma malvagie fino al midollo. La pianificazione come dicevamo è tutto, insieme allo studio dell'ambiente circostante. La prima cosa a cui fare attenzione sono i punti azione con cui attivare le varie abilità, da usare prevalentemente per controllare l'afflusso di nemici. In secondo luogo è possibile usare lo scenario a proprio vantaggio, ricorrendo per esempio a un'abilità di crowd control per buttare giù i nemici da un dirupo, risparmiandosi così la fatica di doverli bastonare ulteriormente. Occorre anche fare attenzione al "fuoco amico", in quanto i colpi inferti dai nostri eroi possono danneggiare gli altri membri del gruppo. Morto anche un solo personaggio, la battaglia si chiude con la sconfitta e la possibilità di ricominciarla dall'inizio. Quando tutto quello che abbiamo descritto funziona a modo, The Dwarves riesce ad accendere anche nel combattimento una miccia che per la maggior parte del tempo resta purtroppo a sonnecchiare. Tanto per iniziare, avremmo apprezzato una maggiore possibilità nel distinguere i propri eroi dall'orda di nemici, visto che la confusione può portare a esiti letali come una caduta accidentale in un burrone, o a infliggere un colpo letale a un proprio alleato. In secondo luogo, avremmo preferito dei campi di battaglia più ariosi, in cui cimentarsi in guerre di sopravvivenza fino all'ultimo colpo d'ascia. Il design dei livelli scopre inoltre il fianco ad azioni furbesche da parte del giocatore, soprattutto nel caso in cui l'obiettivo sia andare dal punto A al punto B del luogo dove si svolge la battaglia. Perché affaticarsi a eliminare i nemici, se in un modo o nell'altro è possibile puntare subito a quel determinato luogo senza rischiare la pelle? Il trucco funziona più volte di quante si possa credere, finendo così per svilire il gameplay messo in piedi da King Art Games, che in realtà sarebbe anche piuttosto impegnativo. Per quanto riguarda la varietà degli eroi, la scelta non manca: il poker da schierare in campo può essere formato tra un massimo di quindici elementi, diversi dei quali sono ovviamente dei nani. Tungdil deve essere sempre impiegato, quindi in realtà la scelta è ridotta a tre eroi.
Unity per la vittoria
La scelta di usare Unity come motore grafico non ha impedito agli animatori di King Art Games di fare un buon lavoro con The Dwarves. Tungdil e tutti gli altri personaggi offrono un livello di dettaglio abbastanza bello da vedere, così come le scene d'intermezzo si fanno apprezzare al netto di qualche caricamento un po' troppo abbondante in termini di frequenza.
Dobbiamo complimentarci per il doppiaggio, presente in lingua tedesca e inglese: in quest'ultimo caso, si tratta senza esagerare di uno dei migliori tra quelli in circolazione, sia tra le produzioni paragonabili a The Dwarves ma anche oltre. L'italiano è invece presente solo in forma testuale, con qualche piccola imperfezione legata sia all'interfaccia, con la sovrapposizione di alcuni testi, sia con una traduzione dal parlato non sempre impeccabile. Anche in termini tecnici, purtroppo, The Dwarves mostra un fianco scoperto che va a intaccare anche il gameplay: si può ruotare la telecamera o scegliere il suo livello di zoom, non è possibile muovere liberamente la visuale. Ci si ritrova quindi agganciati a un singolo personaggio quando questo viene selezionato, obbligati a compiere dei veri e propri miracoli per riuscire a gestire situazioni in cui i quattro eroi si trovino in punti diversi del campo di battaglia. Un mezzo suicidio, per un titolo di questo genere. La durata dell'avventura si colloca intorno alle dieci ore, con possibilità di ricominciare da zero nel caso in cui si voglia provare il livello di sfida più impegnativo.
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- Sistema operativo: Windows 10 - 64-Bit
- CPU: Intel Core i7 920 @ 4,2 GHz
- RAM: 16 GB
- Scheda video: NVIDIA GTX 970
Requisiti minimi
- Sistema operativo: Windows 7, 8, 10
- CPU: Q9650 / AMD Phenom II X4 940
- RAM: 6 GB
- Scheda video: GTX660 / Radeon 7870 / 2GB
- DirectX: Versione 11
- Spazio su disco: 25 GB
Requisiti consigliati
- Sistema operativo: Windows 7, 8, 10
- CPU: Intel Core i7 3770 3,9 Ghz / AMD FX-8350 4 GHz
- RAM: 8 GB
- Scheda video: GTX770 / R9 290 / 4GB
- DirectX: Versione 11
- Spazio su disco: 25 GB
Conclusioni
Se amate i libri di Markus Heitz o credete che per troppo tempo i nani siano stati bistrattati, The Dwarves fa sicuramente al caso vostro. Storia e barbe sono infatti gli elementi maggiormente apprezzabili dell'opera confezionata da King Art Games, che tuttavia cede sotto il peso della sua stessa ambizione. Chiamare The Dwarves gioco di ruolo è senza dubbio fuorviante: vista la preponderanza della sua componente narrativa potremmo identificarlo come una sorta di visual novel con componente strategica, in cui tuttavia le meccaniche di gioco soffrono di alcuni problemi strutturali.
PRO
- Storia intensa ed avvincente
- Doppiaggio e caratterizzazione a ottimi livelli
- Sfida piuttosto impegnativa
CONTRO
- Design dei livelli non all'altezza
- Telecamera non controllabile a dovere
- Personalizzazione prossima allo zero