Durante i primi anni '90 i Power Rangers erano un fenomeno di proporzioni considerevoli. Le televisioni li passavano in continuazione durante i programmi pomeridiani dedicati ai ragazzi e la struttura della serie, che vedeva sei eroi in tutina colorata combattere enormi mostri spaziali improbabili, si prestava alla perfezione per la proliferazione di merchandise di ogni tipo. Costumi, giocattoli e persino videogiochi affollavano gli scaffali dei negozi fino a che la moda, piano piano, non è svanita portandosi dietro il successo dei ranger. Il fenomeno però non è mai sparito del tutto e in Giappone, ma soprattutto negli USA, si sono continuate a produrre serie di diverso tipo abusando della solita costruzione narrativa che, a quanto pare, continuava a piacere ai fan rimasti. A memoria non ricordiamo tuttavia un buon videogioco sviluppato su licenza, se non forse per l'edizione 16 bit di Power Rangers pubblicato su SNES, e nel 2017 la storia torna a ripetersi con Saban's Mighty Morphin Power Rangers: Mega Battle. Molte, troppe cose però in questa produzione non funzionano come dovrebbero rendendo l'operazione nostalgia un fallimentare tentativo di cavalcare la spinta pubblicitaria del film, che arriverà nelle sale i primi di aprile.
Power Rangers: Mega Battle sbaglia veramente tutto, una produzione impossibile da salvare
GO! GO! Ma anche no...
Saban's Mighty Morphin Power Rangers: Mega Battle riprende il brand dei primi anni '90, con la malvagia Rita Repulsa decisa a conquistare la terra e a mettere una pietra tombale sopra i maledetti ranger. Tornano quindi Jason, il ranger rosso, torna Tommy, il green ranger e fanno la loro ricomparsa anche i Dinozord e il primissimo Megazord. Potremo così rivivere la nascita dei Power Rangers originali in un picchiaduro 2D a scorrimento che tenta di ricalcare i successi dei primissimi titoli arcade del genere, fallendo però miseramente sotto molteplici aspetti.Colpi veloci da concatenare in brevi combo, fendenti con le armi speciali che consuma
no energia e la possibilità di trasformarsi, sembrano essere tutte meccaniche base di successo ma bastano davvero pochissimi istanti di gioco per rendersi conto che la loro realizzazione è approssimativa e senza alcuna logica. Vi troverete così a sferrare continuamente calci e pugni per tutta la durata dei livelli, contro nemici sostanzialmente inermi e che mai metteranno a dura prova la vostra abilità di guerrieri. l'intelligenza artificiale resta spesso imbambolata ad osservarvi e solo alcuni nemici più coriacei che incontrerete con l'avanzare della storia, potrebbero rappresentare un pericolo. La barra di energia che troneggia nella parte superiore dello schermo vi consentirà ad ogni di assorbire qualche colpo dovuto alla disattenzione ma state attenti perché Mega Battle non prevede alcun checkpoint e nel caso di morte prematura l'unica vostra possibilità sarà quella di ricaricare il livello e ricominciare da capo. Ci sono sei stage in tutto, suddivisi in tre sezioni ciascuno, e per completare la storia principale vi saranno richieste meno di tre ore, tempo destinato a ridursi ulteriormente nel caso in cui decidiate di scendere in campo con altri tre amici nel multiplayer locale. Le cose migliorano leggermente in co-op, ma come potrebbero migliorare con il gioco della bottiglia o a una sfida di beer pong: con un paio di amici tutto diventa più divertente. Pur puntando così tanto sulla componente multigiocatore la produzione Namco è carente di qualsivoglia modalità online, cosa che limita tantissimo la rigiocabilità e riduce ulteriormente il valore del titolo. La scelta è insensata dato che, analizzando i rami di talenti dei vari ranger, grazie ai quali migliorarne le statistiche e acquisire nuove tecniche, si scopre che tutte le mosse speciali possono essere eseguite solo se sullo schermo presenziano più giocatori contemporaneamente, togliendo così dal gioco in solitaria alcune meccaniche piuttosto importanti per la varietà del sistema di combattimento. Ci sono altre cose di questo Saban's Mighty Morphin Power Rangers: Mega Battle che fanno capire quanto lo sviluppo sia stato affrettato. In alcuni livelli (senza alcun nesso con la trama) vi verrà richiesto di salvare alcuni ostaggi ma senza che questa cosa porti alcun beneficio in termini di punteggio o bonus di esperienza. È una cosa semplicemente fine a sé stessa, incomprensibile e buttata nel calderone solo per fare numero.
Sei ranger, ma poco cambia
Potrete scegliere di giocare con uno dei sei ranger disponibili, con il Green Ranger che si sblocca a metà della campagna, ma le differenze che intercorrono tra i personaggi sono davvero minime e l'impossibilità di cambiare eroe durante la partita, o tra un livello e l'altro senza tornare al menu principale, rende tutto talmente macchinoso che vi ritroverete a sceglierne uno all'inizio dell'avventura e a completare il titolo con quello.
Gli altri ranger compaiono in alcune cutscene solo per accennare poche righe di dialogo e poi sparire nuovamente come se nulla fosse. Persino durante gli scontri con i boss di fine livello, noiosi e ripetitivi al massimo, vi troverete da soli a governare il Megazord in versione tank o come robottone, una cosa completamente illogica per la filosofia del brand. Dal punto di vista del gameplay i boss sono divisi in tre fasi principali, la prima in cui dovrete usare le arti marziali per sconfiggerli, una fase arcade terrificante a bordo dei veicoli dove centrare alcuni bersagli con i cannoni, per poi concludere la battaglia con un noioso scontro a base di quick time event. Riavvolgete e ripetete per sei volte e avrete così ben chiaro quello che vi aspetta nella campagna. Non ci sono collezionabili e persino tecnicamente ci sono grossissimi problemi. I controlli non rispondono sempre in maniera appropriata e spesso i ranger si bloccano in attesa del comando successivo. Le hitbox dei nemici, inoltre, occupano uno spazio estremamente ridotto del piano di gioco su cui si trovano, problema che porta spesso il giocatore a sferrare pugni a casaccio senza colpire nessuno mentre il vostro bersaglio invece, nel caso in cui si svegliasse dal letargo e decidesse di rispondere, riuscirebbe a centrarvi senza problemi. Il sonoro è imbarazzante, con una soundtrack davvero pessima che si risolleva unicamente quando sarà l'iconico motivetto dei ranger a partire a tutto volume dandovi la carica, soffocato però da un quantità spasmodica di effetti sonori della più becera qualità. Siamo di fronte insomma a un titolo che potrebbe fare una mediocre figura tra i giochini freeware sviluppati in flash, inqualificabile quindi se paragonato ad alcune perle che si trovano regolarmente su Playstation Store o Xbox Live. Nel caso non ne aveste abbastanza infine, una volta completati tutti i livelli, si sbloccheranno alcune modalità extra che allungheranno di poco la longevità: uno scontro tra ranger in arena in una modalità PvP, una sorta di torre della resistenza e la possibilità di riaffrontare i boss in rapida successione. Troppo poco per risollevare dall'oblio una produzione che non riesce a reggersi con le proprie gambe. Un porting dei vecchi brawler a 16-bit, a questo punto, sarebbe stato sicuramente più appropriato e forse anche più adatto al target di riferimento, cercate di scansare questa produzione con tutte le vostre forze.
Conclusioni
Saban's Mighty Morphin Power Rangers: Mega Battle tenta di fare leva sull'amore dei vecchi fan e i nostalgici dei Power Rangers fallendo però nel modo più fragoroso possibile. Il sistema di gioco arretrato è degno di uno Flash Game mediocre e i difetti nel sistema di combattimento sono tanti e tali da renderlo frustrante e ripetitivo per tutta la sua, breve durata. Vi attendono tre ore di pura agonia se giocato in solitaria e alcuni dei peggiori boss che il mondo dei picchiaduro 2D ricordi.
PRO
- Il tema dei Power Rangers è sempre esaltante...
CONTRO
- Tantissimi problemi nella struttura di gioco
- Eccessivamente breve
- Alcune delle peggiori battaglie con i boss mai viste