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I quattro dell'Ave Maria: la recensione di Ghost Recon Wildlands

Cinque anni dopo Future Soldier, i fantasmi di Ubisoft tornano con Tom Clancy's Ghost Recon Wildlands

RECENSIONE di Tommaso Pugliese   —   06/03/2017
Tom Clancy's Ghost Recon Wildlands
Tom Clancy's Ghost Recon Wildlands
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Bolivia, due anni da oggi: l'organizzazione criminale Santa Blanca, che gestisce il traffico di cocaina ed esporta i propri prodotti verso Messico e Stati Uniti, è diventata talmente potente da piegare ai propri voleri la politica e le forze dell'ordine, arrivando a porre le basi per un vero e proprio "narcostato". Fautore di questa straordinaria ascesa è un uomo, El Sueño, "il boss dei boss": fanatico al punto da considerarsi egli stesso un santo, assolutamente spietato e carismatico, si è circondato di uomini e donne capaci di tenere insieme una struttura malavitosa di proporzioni enormi, che presidia e controlla ogni villaggio e ogni città del paese.

I quattro dell'Ave Maria: la recensione di Ghost Recon Wildlands

Qualcuno però deve fermarlo, e per riuscire là dove le truppe ribelli non possono ecco arrivare i Ghost: un'unità composta da soli quattro uomini, veri e propri fantasmi rapidi e letali, che rappresentano il meglio che l'esercito americano possa esprimere. Inviato sul posto in seguito al ritrovamento del cadavere di Ricardo Sandoval, un agente della DEA che operava sotto copertura, il gruppo mette subito in atto l'Operazione Kingslayer: una serie di missioni mirate a destabilizzare la Santa Blanca, individuarne i leader ed eliminarli uno a uno, fino ad arrivare appunto a El Sueño. Tom Clancy's Ghost Recon Wildlands ci accoglie così, con una trama tutto sommato tradizionale, che può però contare sull'indubbia atmosfera creata dalla voce di Luca Ward, che conferisce carattere e spessore alla nemesi principale, per molti versi vicina al Kingpin della serie televisiva "Daredevil". Una collaborazione storica, quella fra l'attore romano e Ubisoft, che si rinnova rinfocolando una questione di scottante attualità, se è vero che da una parte c'è chi sceglie di non investire nel doppiaggio italiano per i propri titoli di punta, a dispetto della loro stessa storia, e chi invece, come la casa francese, non rinuncia a questo aspetto della produzione.

Tom Clancy's Ghost Recon Wildlands segna un ottimo debutto per la serie nel genere degli open world

Santa Blanca, prega per noi

Per il proprio debutto negli open world, Tom Clancy's Ghost Recon punta sulla mappa più grande di sempre per un gioco Ubisoft, realizzata attraverso una documentazione certosina della geografia boliviana e una riproduzione per molti versi accurata del paese, diviso in ventuno regioni controllate da altrettanti ufficiali. Durante la campagna saremo liberi di muoverci ed esplorare lo scenario, nonché di cimentarci con le missioni che desideriamo, consapevoli però di un grado di difficoltà crescente che sta lì a suggerire un certo tipo di percorso.

I quattro dell'Ave Maria: la recensione di Ghost Recon Wildlands
I quattro dell'Ave Maria: la recensione di Ghost Recon Wildlands

Per quanto sia grande la libertà d'azione che ci viene fornita nel gioco, infatti, dovremo per forza di cose sconfiggere tutti i miniboss che ruotano attorno a quattro comandanti della Santa Blanca per poterne individuare la posizione sulla mappa, e solo una volta eliminati i venticinque ufficiali potremo affrontare El Sueño. Ciò si traduce in una struttura particolarmente ricca, composta da un centinaio di missioni principali e da un grandissimo numero di missioni secondarie, che vanno completate sia per acquisire ulteriori informazioni sul cartello, sia per sbloccare abilità extra e il supporto da parte delle truppe ribelli. Ciò che però conta davvero è la natura delle missioni, che nella maggior parte dei casi ruotano attorno all'attacco di un presidio nemico, ma anche e soprattutto la varietà di approcci e ambientazioni che il gioco sa offrire: potremo metterci alla guida di qualsiasi auto, moto, furgone, autocarro, elicottero o aereo che troveremo a tiro, utilizzando il GPS per marcare le destinazioni (sebbene il tracciato sulla mini mappa non sia sempre visibilissimo e crei qualche grattacapo: speriamo venga reso più leggibile con i prossimi aggiornamenti) o, meglio, spezzando per i campi laddove possibile al fine di risparmiare un bel po' di strada. Le distanze, com'è facile immaginare, sono difatti piuttosto ampie e percorrerle porta via molto tempo (fortuna che si può ricorrere agli spostamenti rapidi verso le basi già scoperte), con i veicoli volanti che da questo punto di vista non facilitano più di tanto le cose, rivelandosi inspiegabilmente lenti e avendo dunque l'unico concreto vantaggio di fornire una traiettoria dritta, in linea d'aria, verso la meta. Tutto questo per dire che nel (poco) tempo che ci è stato concesso dal publisher per la recensione abbiamo raggiunto il 33% di completamento del gioco, portando a termine trentacinque missioni principali e una ventina di missioni secondarie, oltre a cimentarci per alcune ore con il multiplayer online cooperativo. Parliamo dunque di un prodotto che richiede un centinaio di ore per essere sviscerato, la cui valutazione verrà rimaneggiata nel caso in cui, nei prossimi giorni, dovessero emergere criticità o pregi tali da giustificare una rettifica.

Modus operandi

Pensavamo che la conferma della visuale in terza persona e l'impostazione open world potessero snaturare l'esperienza profondamente tattica e ragionata dell'originale Ghost Recon del 2001, invece non è accaduto: le tante novità introdotte nel gameplay da parte degli sviluppatori hanno lasciato intatta la pianificazione e la strategia che caratterizzano il franchise fin dagli esordi, arricchendo l'impianto con ulteriori, variegati elementi. C'è anche qui una grande distanza fra le dinamiche del single player e quelle del multiplayer cooperativo, quest'ultimo inevitabilmente più complesso e difficile, anche solo da inquadrare, ma ci arriveremo fra poco.

I quattro dell'Ave Maria: la recensione di Ghost Recon Wildlands
I quattro dell'Ave Maria: la recensione di Ghost Recon Wildlands
I quattro dell'Ave Maria: la recensione di Ghost Recon Wildlands

Dopo aver determinato l'aspetto del nostro personaggio utilizzando un semplice editor, faremo la conoscenza dell'agente CIA Karen Bowman, che si occuperà di fornirci supporto via radio e di coordinare le nostre operazioni. Le sequenze che la vedono coinvolta si pongono come il collante narrativo della campagna, che però come detto non brilla da questo punto di vista; anche sul fronte tecnico, dato che avremmo decisamente preferito quattro personaggi ben caratterizzati e definiti per la squadra Ghost anziché modelli modificabili (solo inizialmente, occhio) ma privi di spessore, realizzati peraltro maluccio anche quando il motore grafico standard cambia i propri parametri per le cutscene, come da tradizione Ubisoft, pompando effettistica e dettaglio al fine di presentare volti e corpi più belli e convincenti: nel caso di Wildlands un lavoro fatto maluccio. Partendo da una delle basi già sbloccate, dovremo metterci alla guida di un veicolo e muoverci verso i marker gialli sulla mappa, missioni di intel in cui bisogna raccogliere documenti o violare computer per ottenere informazioni sull'ufficiale della Santa Clara di zona e far comparire le quest principali che lo riguardano. Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di intrufolarsi all'interno di un presidio nemico, scegliendo se farlo in maniera silenziosa o a pistole spianate, ma curando in tutti i casi la fase tattica attraverso l'uso del cannocchiale e del drone. Quest'ultimo, debitamente potenziato, semplifica le cose al punto da influenzare in maniera sostanziale il gameplay, togliendoci di fatto il grosso delle responsabilità e deputando ai nostri infallibili compagni di squadra, controllati dall'intelligenza artificiale, l'eliminazione silenziosa delle guardie tramite il "colpo sincronizzato", un'abilità che necessita di una ventina di secondi per ricaricarsi ma che permette di segnare fino a tre bersagli e ordinarne l'uccisione contemporanea, mentre noi magari ce ne stiamo dietro un cespuglio, trecento metri più in là, a sorseggiare un caffè. Le meccaniche che caratterizzano la ricognizione col drone, la segnalazione dei nemici e la loro eliminazione "automatica" sono ben implementate e divertenti, il problema è che più le cose si fanno complesse e più finiscono per sostituire l'azione in prima persona; anche perché i nostri colleghi riescono apparentemente a inquadrare i bersagli persino laddove si trovino in posizioni impossibili, ad esempio dietro una collina, e l'unico momento in cui hanno delle difficoltà è quando la guardia di turno entra in un edificio. Si tratta certamente di una semplificazione eccessiva, e magari rendere più realistico questo aspetto avrebbe giovato alla sfida in generale, tuttavia capitava anche nell'originale Ghost Recon di affidare ai propri compagni l'incombenza di effettuare determinate eliminazioni: l'elemento strategico è sempre stato nel DNA del franchise anche se, come detto, qui la cosa appare un po' troppo marcata.

Quando il nemico s'incazza

Il "colpo sincronizzato" svolge insomma un ruolo di primo piano nell'ottica del gameplay di Tom Clancy's Ghost Recon Wildlands, risolvendo molte situazioni ma non tutte. Quando si gestiscono eliminazioni di gruppo, infatti, bisogna fare attenzione a colpire nemici isolati, altrimenti i loro compagni si accorgeranno di essere sotto attacco e attiveranno una serie di contromisure più o meno insidiose a seconda della difficoltà della missione: il richiamo di truppe di supporto dall'esterno, l'accensione di allarmi acustici (che però possiamo preventivamente distruggere con un tiro silenziato) e finanche della contraerea nel caso di un approccio dall'alto.

I quattro dell'Ave Maria: la recensione di Ghost Recon Wildlands
I quattro dell'Ave Maria: la recensione di Ghost Recon Wildlands

Non bastassero i narcotrafficanti, nel gioco dovremo vedercela anche con l'Unidad, militari boliviani corazzati e ben armati che intervengono laddove si verifichino pesanti disordini, ma sono composti per lo più da agenti sul libro paga di El Sueño. Combattere la milizia porta inevitabilmente a situazioni spiacevoli, innalzando il tradizionale livello di attenzione nei nostri confronti e determinando la rapida comparsa di blindati ed elicotteri che ci attaccano dall'alto. La gestione dell'energia vitale passa per alcuni potenziamenti che rendono noi e i nostri compagni più resistenti ai proiettili, ma in linea di massima il sistema adottato è di tipo "ricaricabile", ovverosia basta mettersi al riparo qualche secondo per recuperare l'energia che ci è stata sottratta. Laddove non si riesca a farlo e si finisca a terra, gli altri Ghost accorreranno in nostro aiuto in modo scaltro, eliminando eventuali avversari nelle vicinanze prima di rianimarci, senza dunque mostrare il fianco a criticità dell'intelligenza artificiale in cui un compagno non si rende conto della presenza di unità ostili e si finisce tutti a terra in sequenza. La rianimazione è comunque limitata a una sola volta per sessione: nel caso ci abbattano nuovamente, sarà game over e dovremo ricominciare la missione da capo. Se l'intelligenza dei membri della nostra squadra appare convincente, finanche infallibile quando si tratta di cecchinare, con pochi svarioni in cui un personaggio si incanta da qualche parte e lo si lascia indietro (salvo poi ritrovarselo in automatico alla fermata successiva), non si può ovviamente dire lo stesso dei nemici, la cui abilità si adatta a un contesto stealth discretamente permissivo. Quando si finisce in uno scontro conclamato, bisogna apprezzare il fatto che gli avversari cerchino di accerchiarci, cosa che capita soprattutto durante le missioni in cui attiviamo un particolare interruttore e dobbiamo resistere per qualche minuto a un vero e proprio assedio di forze ostili. Negli appostamenti, tuttavia, il loro comportamento è abbastanza prevedibile: tergiversano a lungo sotto copertura, ma non si spostano né caricano a testa bassa come invece accade in altri titoli. Tale approccio risulta particolarmente deludente durante i boss, che alla fine dei conti boss non sono: i comandanti hanno le stesse caratteristiche dei soldati standard e possono essere eliminati con facilità, anche ricorrendo al "colpo sincronizzato", dunque l'unico fattore che differenzia quel tipo di situazione dagli altri combattimenti è magari la necessità di effettuare un rocambolesco inseguimento oppure di addentrarsi in un seminterrato alla ricerca dell'ufficiale nascosto.

Liberi e felici

L'inevitabile grado di ripetitività delle missioni, che come detto consistono nella maggior parte dei casi nell'attacco di postazioni nemiche, il comparto narrativo inconsistente e la generale mancanza di personalità di Tom Clancy's Ghost Recon Wildlands non vanno fortunatamente a minare quelli che sono gli aspetti di maggiore impatto del titolo Ubisoft, il primo dei quali naturalmente è la grande libertà che l'esperienza concede.

I quattro dell'Ave Maria: la recensione di Ghost Recon Wildlands

Da buon open world, il gioco consente infatti di appropriarsi di qualsiasi veicolo per raggiungere le proprie mete o semplicemente per esplorare l'immenso scenario, che con i suoi undici differenti ecosistemi garantisce una certa varietà sul piano visivo, al di là delle differenze fra le regioni determinate dalla presenza di più o meno basi ostili e di un grado di difficoltà maggiore. Si passa così da strade sterrate e fangose, che anche grazie al supporto dell'HDR e alla sua capacità di vivacizzare i colori in situazioni diurne riportano alla mente alcuni stage di Uncharted 4: Fine di un Ladro, all'asfalto di zone urbane sotto la pioggia, dal volo notturno a bordo di un elicottero sopra sconfinate foreste al motocross sfrenato per i campi e le steppe, dall'esplorazione di lande innevate a bordo di un pickup alla navigazione sulla costa, passando infine per la scalata di irte montagne in cui i vari veicoli rivelano di essere affetti dalla sindrome dei cavalli di Skyrim, riuscendo a condurci fino in cima anche con pendenze spaventose, quasi verticali. Espedienti e semplificazioni su cui si chiude un occhio, in quanto introdotti per evitare la frustrazione di situazioni in cui l'inaccessibilità di una zona impervia avrebbe potuto obbligarci a fare lunghi giri. L'handling ci è sembrato molto simile a quello di Watch Dogs 2, dunque non aspettatevi una grande consistenza e una resa realistica dei pesi, bensì un approccio per forza di cose arcade, votato all'accessibilità e al divertimento.

La componente multiplayer

Come accennato in precedenza, l'esperienza di Tom Clancy's Ghost Recon Wildlands cambia in modo drastico laddove la si affronti in singolo o in cooperativa online, ma anche quest'ultima modalità è soggetta a sostanziali modifiche nel caso si ricorra al matchmaking normale o si giochi insieme a un gruppo di amici. Nel multiplayer viene a mancare la semplificazione di alcuni meccanismi tattici, dunque le missioni risultano fondamentalmente più complesse, specie quelle avanzate, e bisogna agire in prima persona anziché deputare il lavoro sporco a compagni che infallibili non sono più e anzi spesso si dimostrano meno attenti e meno amichevoli rispetto all'intelligenza artificiale.

I quattro dell'Ave Maria: la recensione di Ghost Recon Wildlands

Il trasporto delle unità non è automatico, dunque se parte del gruppo si avvia su di un elicottero e vi lascia indietro dovrete materialmente raggiungerli, ma soprattutto capita spesso che dopo un ferimento non ci sia nessuno a recuperarvi e rianimarvi, obbligandovi dopo un minuto a un distante (e dunque frustrante) respawn. Chi avvia la partita può portare gli altri a giocare le missioni che ha completato, anche se loro ancora non l'hanno fatto, e a quanto pare tale elemento viene poi trasferito nella campagna in single player, sbloccando tali quest. Non pensiamo però si tratti del modo migliore per procedere, e sebbene la componente narrativa di Wildlands appaia poco ispirata, sbloccare in questo modo situazioni più avanzate rispetto a quelle che abbiamo già visto potrebbe rovinare l'esperienza. Meglio dunque essere metodici e organizzarsi con tre amici fidati per giocare l'intera campagna a tappe, progredendo in contemporanea, oppure ricorrere alla possibilità di accedere al matchmaking esclusivamente per le missioni in corso, evitando così di avanzare in modo indebito. C'è di buono che si tratta di possibilità fra cui scegliere liberamente, nell'ottica di un sistema che durante i nostri test non ha mai mostrato il fianco a problematiche legate a tempi d'attesa eccessivi o lag. Certo, bisognerà vedere come e quanto cambierà la situazione dopo il lancio del 7 marzo, ma siamo discretamente fiduciosi.

Trofei PlayStation 4

Come spesso accade per i titoli open world, i quarantaquattro Trofei di Tom Clancy's Ghost Recon Wildlands ruotano soprattutto attorno alle azioni ripetute e/o eseguite per la prima volta. Troviamo così achievement che si ottengono percorrendo un tot di chilometri in auto, effettuando skydiving per un certo numero di volte, interrogando una determinata quantità di nemici e completando le missioni chiave della campagna, nonché portandola a termine.

L'aspetto tecnico

Brutti personaggi e splendidi paesaggi: potremmo riassumere così l'analisi tecnica di Tom Clancy's Ghost Recon Wildlands, che come spesso accade negli open world offre panorami mozzafiato (in particolare, come detto, sui televisori che supportano l'HDR) e una mappa estremamente vasta, che viene caricata tutta insieme e solo in determinate situazioni (il volo in aereo, nella fattispecie) mostra il fianco a effetti di pop-up o a un brevissimo "blocco" dovuto allo streaming degli asset.

I quattro dell'Ave Maria: la recensione di Ghost Recon Wildlands

Spostarsi liberamente fra le ventuno regioni boliviane, selezionare le missioni con cui cimentarsi e i veicoli da utilizzare per raggiungerle rappresenta senza dubbio uno dei più importanti aspetti del gioco, e fortunatamente i lati positivi sono superiori alle mancanze. Come detto, infatti, la scarsa caratterizzazione dei personaggi, l'uso di modelli poligonali relativamente semplici, un set di animazioni solo discreto, un'effettistica talvolta povera e alcuni interni spartani cozzano in modo evidentissimo con la cura che è invece stata riposta nella realizzazione degli esterni, con qualche scena particolarmente significativa in tal senso: quando ci si reca nello studio del medico ribelle, durante una delle prime missioni, sembra di trovarsi di fronte a un titolo vecchio di due generazioni; ma poi si esce, si sale in groppa a una moto correndo verso il tramonto e ci si dimentica di tutto. Sembra inoltre siano stati fortemente limati i glitch che affliggevano la beta, con un numero di compenetrazioni e criticità tutto sommato accettabile, mentre in termini di fluidità si nota qualche svarione nel frame pacing durante i cambi di direzione marcati per strada, ma nessun vero e proprio calo, quantomeno su PlayStation 4 Pro. Sul fronte sonoro, la già citata prestazione maiuscola di Luca Ward e dei suoi colleghi disegna il quadro di un doppiaggio davvero ottimo, che riesce a tenere su un comparto audio che in termini di effetti fa bene il suo dovere, pur senza stupire, ma soffre un bel po' la monotonia latina della radio boliviana, che tenderete a spegnere ogni volta che salite su di un nuovo veicolo.

Conclusioni

Versione testata PlayStation 4
Multiplayer.it
8.0
Lettori (174)
7.8
Il tuo voto

Tom Clancy's Ghost Recon Wildlands segna un ottimo debutto per la serie nel genere degli open world, pur senza rinunciare agli aspetti strategici che da sempre caratterizzano il franchise. Si tratta di un titolo in grado di offrire davvero tanto in termini numerici, con una quantità enorme di missioni principali e secondarie, una libertà assoluta in termini di approccio e movimento, nonché un set di panorami fantastici che è possibile ammirare durante le varie fasi della giornata. Allo stesso tempo, però, si riscontra un'evidente mancanza di personalità, il comparto narrativo risulta poco convincente e le situazioni tendono a ripetersi, ma soprattutto alcune scelte nell'ottica del gameplay sembrano pregiudicare la sfida, introducendo eccessive semplificazioni. Da questo mix di sentimenti contrastanti emerge tuttavia l'idea di un gioco divertente, supportato da un multiplayer cooperativo dotato di grande potenziale, che non mancherà di darvi qualche bella soddisfazione.

PRO

  • Campagna estremamente corposa
  • Mappa enorme, diversificata e affascinante
  • Multiplayer dal grande potenziale
  • Preserva e rilancia i meccanismi classici di Ghost Recon...

CONTRO

  • ...talvolta esagerando un po'
  • Personaggi e trama poco convincenti
  • Un po' ripetitivo