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The Long Journey Home ci porta nello spazio

Un titolo dalle molte particolarità, un mix tra FTL e No Man's Sky che non riesce però a colpire il centro del bersaglio

RECENSIONE di Tommaso Valentini   —   05/06/2017
The Long Journey Home
The Long Journey Home
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The Long Journey Home è quel titolo che arriva un po' in sordina, quel gioco di cui si è parlato poco e che, con buona probabilità, volerà sotto i radar dei giocatori dopo il lancio. Eppure noi ve lo abbiamo proposto qualche settimana fa in anteprima e oggi torniamo a parlarvene in sede di recensione, perché di idee interessanti, la nuova produzione di Daedalic Entertainment, ne nasconde davvero una valanga. Per scoprirle tutte però non vi basteranno certo una manciata d'ore e questo viaggio nella galassia si preannuncia difficile e particolarmente punitivo, tanto da richiedere impegno e dedizione assoluta per essere portato a termine. La volontà degli sviluppatori è infatti quella di offrire una moltitudine di esperienze di gioco differenti, di creare un dialogo tra i giocatori presenti nella community per far emergere quanti più segreti nascosti possibili, un intento nobile e mastodontico ma altresì particolarmente difficile da portare a termine. Di promesse di questo tipo negli ultimi mesi ne abbiamo sentite a decine e anche solo pensare a No Man's Sky dovrebbe darvi l'idea di quanto fragili siano gli equilibri di titoli pronti a darvi in mano lo spazio sconfinato promettendo variabili infinite. The Long Journey Home sarà riuscito invece nell'impresa?

Sweet Home Alabama

Un salto nell'iperspazio finito male, una navicella che si perde tra le galassie e un equipaggio di quattro membri che deve trovare da solo, con le poche conoscenze a disposizione, la via per tornare sulla Terra. Tre semplici elementi che rappresentano tutto ciò che vi basta sapere per iniziare questa nuova avventura spaziale. The Long Journey Home non si perde infatti in preamboli e, ad eccezione di un minuto tutorial, vi abbandona velocemente nello spazio profondo sperando sappiate cavarvela da soli: fidatevi se vi diciamo che non lo sarete. Le informazioni in vostro possesso prima di iniziare a giocare sono infatti poche e confusionarie. Vi sarà concesso di prendere a bordo quattro specialisti tra la decina a disposizione ma non avrete modo di conoscere in che modo questi potranno tornarvi utili nel corso dell'avventura e, a ben vedere, questa situazione si ripeterà anche per tutte le altre vostre partite. A proposito del vostro equipaggio è interessante scoprire i comportamenti dei vari protagonisti, le loro interazioni e le loro volontà ma tutto viene celato e nascosto sotto un tappeto inspiegabilmente. Una feature che spesso si perde colpevolmente, presi come sarete nel cercare il prossimo punto di rifornimento.

The Long Journey Home ci porta nello spazio

The Long Journey Home crea infatti proceduralmente una mappa stellare ad ogni vostra ripartenza, nasconde insidie inedite ad ogni salto tra un sistema e l'altro e vi metterà contro civiltà diverse, con desideri differenti di volta in volta. Come ogni roguelike che si rispetti la difficoltà quindi non è assolutamente valutabile perché, sostanzialmente, cambia a seconda della vostra fortuna. Se la dea bendata vi assisterà allora i membri del vostro equipaggio potrebbero avere in dote proprio le abilità utili a compiere le missioni, altrimenti vi troverete a zoppicare sin da subito in uno spazio ostile e deciso a stritolarvi. La casualità, in parole povere, la fa da padrone ancora una volta. Ci sono solo altri due fattori sotto il vostro controllo prima della partenza che riguardano sostanzialmente l'astronave che guiderete e la sonda per gli atterraggi, da poter selezionare tra una corta lista di velivoli (qualche nave in più non sarebbe stata male in effetti) e che vi indirizzeranno verso uno stile di gioco ben preciso. Da una parte ci sono navi cargo fatte per viaggiare lentamente e raccogliere grandi quantità di risorse e dall'altra navi fatte invece per poter fare meno salti nell'iperspazio ma di maggior lunghezza, richiedendo ovviamente meno risorse per la sopravvivenza. Qualsiasi sarà l'opzione scelta sarà poi la mappa interstellare a farvi capire se avrete avuto una buona idea o se la vostra si rivelerà una mossa avventata. Per cercare di limitare il fattore casualità, Daedalic ha poi pensato di inserire un codice univoco per la creazione dell'universo, una stringa legata indissolubilmente al vostro mondo di gioco così da poter riprovare a viaggiare in una galassia conosciuta, togliendo leggermente il gusto della scoperta ma rendendo più accessibile un titolo che spesso mostra una difficoltà esacerbante, soprattutto se preso sotto gamba nelle fasi iniziali.

Ma avevo parcheggiato così lontano?

Morirete spesso e nei modi più atroci: il vostro equipaggio verrà fatto a pezzi, verrà inondato da radiazioni, morirà soffocato, subirà fratture, si prenderà malattie aliene fatali e andrà in contro ogni altro terribile destino che possa venirvi in mente, più volte. Per evitare che ciò accada sarete chiamati a esplorare con calma la galassia, a raccogliere risorse dai pianeti e a stringere alleanze con le centinaia di specie aliene che popolano il vostro universo. Incontrerete popoli pacifici e amichevoli e altre razze feroci e assetate di sangue in un continuo susseguirsi di eventi che renderanno la vostra spedizione un vero incubo. Quando le cose si metteranno davvero male non potrete esimervi dall'armare i vostri cannoni e aprire il fuoco con meccaniche di combattimento estremamente semplificate sfruttando le porzioni della mappa astrale come arena. Il sistema di gioco vi metterà a disposizione tantissimi strumenti per il dialogo, vi fornirà opzioni per decidere cosa fare e come comportarvi e le vostre azioni potrebbero avere conseguenze anche sulla lunga distanza, o magari passare del tutto inosservate. Una volta che sarete soli ai comandi della vostra nave dovrete stabilire la rotta sfruttando la gravità dei pianeti come frusta per risparmiare carburante durante gli spostamenti ma anche calibrare alla perfezione la curva di attracco per mettervi in orbita. In questo caso il sistema di pilota automatico vi verrà incontro ma non è comunque così complesso governare la nave e i comandi intuitivi facilitano un compito che sarebbe potuto diventare davvero traumatico vista la quantità di volte che sarete chiamati a ripeterlo. Vi troverete così a saltare da un pianeta all'altro in scioltezza, a schivare meteoriti mentre fluttuate tra le stelle, con un occhio puntato alla corazza dello scafo e un altro al serbatoio di carburante.

The Long Journey Home ci porta nello spazio

Sono solo le prime galassie però ad essere davvero interessanti dopodiché tutte le buone idee fino ad ora citate vengono diluite, a causa di una ripetitività delle azioni marcata che porta purtroppo e inevitabilmente alla noia,nonostante una partita vi porterà via mediamente circa sei ore. Si viaggia così di pianeta in pianeta cercando solo quelli che possono essere utili alla missione, evitando volutamente quelli pericolosi o poco invitanti e il loro aspetto, anch'esso generato proceduralmente, viene messo in secondo piano, diventando un mero sfoggio di colori mentre il giocatore insegue i giacimenti di risorse o le strutture aliene da esplorare a mo' di avventura testuale. Ogni pianeta ha poi la sua gravità, la sua temperatura e diverse altre particolarità che ne modificano i metodi di approccio ma alla lunga, quando guiderete il lander per toccare terra ed estrarre i minerali, vi troverete ad agire sempre nel medesimo modo. L'Unreal Engine 4 utilizzato per dare vita a The Long Journey Home sembra quasi sprecato viste le numerose ore che passerete a scrutare mappe stellari in 2D senza particolari effetti. I modelli poligonali delle navi invece, più che eccellenti, li potrete visualizzare solo durante le mini schermate di transizione tra viaggio ed esplorazione, momenti tediosi e ripetuti fino allo sfinimento. Buona invece l'inventiva per le razze aliene e i loro vascelli, presenti in grandissima quantità e varietà. Ottime anche le musiche, capaci di cullare il giocatore nelle interminabili ore di esplorazione delle galassie. Un ultima nota è la mancanza completa dell'italiano, se volete cimentarvi in questa avventura spaziale, dovrete conoscere almeno un'altra lingua aliena.

The Long Journey Home ci porta nello spazio

Conclusioni

Multiplayer.it
7.0
Lettori (5)
6.6
Il tuo voto

The Long Journey home è molto difficile da decifrare data la sua natura casuale e punitiva. Gli universi creati in via procedurale possono offrire le esperienze più disparate ed è per questo che parlare in via univoca di come sia il titolo risulta estremamente complesso. Le meccaniche, invece, non presentano nulla di particolarmente originale ma si attestano su buoni livelli, rivelandosi apprezzabili sia dai veterani dell'esplorazione spaziale sia per chi si vuole avvicinare a questo genere per la prima volta. La scelta di fare vostro il titolo dovrà quindi vertere unicamente sulla voglia che avete di mettervi in gioco, di esplorare e di portare a casa il vostro equipaggio, ben consci che gran parte del vostro successo dipenderà unicamente dalla fortuna. A ogni giocatore insomma, il suo universo.

PRO

  • Universi procedurali virtualmente infiniti
  • Meccaniche semplici
  • Se siete portati per l'esplorazione vi aspettano centinaia di ore di gioco
  • Alcuni sistemi sono davvero suggestivi

CONTRO

  • A volte eccessivamente punitivo
  • Le scene di transizione diventano ben presto tediose
  • Avremmo gradito molte più tipologie di astronavi e lander