I confini dei generi si stanno via via assottigliando. I giochi di ruolo vengono influenzati da meccaniche proprie dei titoli d'azione, le avventure spesso introducono elementi di crescita dei protagonisti e scelte morali e persino gli sparatutto amano attrarre il giocatore con statistiche e percentuali legati ai danni delle armi. Drifting Lands è la dimostrazione di come questo incontro possa dar vita a idee interessanti e talvolta insolite e la bella pensata di inserire in uno sparatutto a scorrimento un sistema di equipaggiamenti alla Diablo ci ha stuzzicato sin da subito. Qualche screenshot ben fatto e un video di presentazione affascinante ci hanno convinto a mettere le mani sul titolo e provarlo in prima persona, così da poter parlare su queste pagine di un esperimento tanto originale quanto interessante. Le nostre più grandi paure, ovviamente, si celavano dietro alla ripetitività che questo genere di giochi si porta solitamente appresso ma la crescita delle astronavi poteva rappresentare sulla carta la soluzione a questo problema. Dopo diverse ore di gioco siamo quindi pronti al nostro verdetto finale.
Dimentichiamoci della trama
Non ci sono particolari premesse narrative a fare da sfondo a Drifing Lands, quanto meri pretesti per salire a bordo della nostra navicella e andare a far esplodere le decine di altre navette che si opporranno a noi. Tre i modelli base tra cui scegliere, dall'astronave rapida ma con bassa armatura fino al colosso lento e resistente passando ovviamente da quella bilanciata. Con solo tre navi a disposizione non ci si può aspettare chissà quale varietà in gioco ma ognuna di esse possiede un corredo di abilità che permette di avere un approccio differente alle battaglie, sufficiente per suscitare curiosità nel giocatore e instillargli la voglia di provare alternative differenti dall'opzione iniziale. Esattamente come se stessimo parlando delle classi di Diablo, infatti, ogni mezzo ha a disposizione differenti set di abilità, passive ed attive, che il giocatore può acquistare e selezionare in tutta libertà tra una partita e l'altra, in un hangar che funge da hub centrale. Non c'è nulla di complesso e se avete già avuto modo di mettere le mani su qualsiasi gioco di ruolo basato sui rami di talento saprete esattamente cosa vi attende su Drifting Lands. Ci sono poi anche punti statistica e caratteristiche da tenere sotto controllo per massimizzare il danno, le possibilità di critico o le resistenze, tutto in linea con i migliori hack 'n' slash là fuori. Purtroppo però, la produzione targata Alkemi, mostra il fianco proprio quando si esamina il gameplay, a causa di un ritmo lento e una varietà di nemici non esattamente eccelsa. I controlli sono tutto sommato responsivi ma non si percepisce la precisione indispensabile per poter apprezzare appieno i bullet hell. Manca insomma un po' di esperienza al team di sviluppo, manca la fluidità negli spostamenti della navetta e mancano anche stage in grado di restare impressi nelle memorie del giocatore. Se da una parte infatti la scelta di generare centinaia di schemi di gioco è una grande trovata per dare sostanzialmente longevità infinita al prodotto, dall'altra rende tutto troppo piatto e poco ricercato lasciando i giocatori più esigenti piuttosto freddi nei confronti del titolo. Anche i fondali non aiutano, con un aspetto molto pulito ma ben poco evocativo, finendo poi per forza di cose, visto appunto l'enorme quantità di stage, ad avere gli stessi asset riciclati fino alla nausea. Senza andare a scomodare i colossi come Ikaruga, dove imparare a memoria i pattern di attacco, le ondate e persino memorizzare ogni singolo colpo sparato era essenziale per riuscire a godere appieno dell'esperienza, su Drifting Lands il tutto è virato a un approccio molto più casual, dove arrivare vivi e vegeti alla fine della missione risulta assolutamente più importante che esibirsi in punteggi spettacolari. Drifting Lands diventa così un gioco dominato dal "farming" più accentuato, dove la necessità di ripetere livelli su livelli per migliorare la propria navicella rappresenta l'unico stimolo a proseguire. Un vero peccato se pensiamo alle potenzialità che questa produzione nascondeva sotto l'armatura. Il gameplay, piuttosto lento come dicevamo, viene arricchito da specifici moltiplicatori bonus, una barra di mana e una dell'energia della navetta, soluzioni che però non servono a migliorare il risultato finale.
A caccia del loot giusto
La vera differenza nello stile di gioco la fanno poi le armi che si ottengono per i livelli, più che le astronavi stesse, andando ad alterare in maniera significativa la tipologia di sparo. Abbiamo armi laser, fucili a pompa dal corto raggio e una quantità abnorme di mitragliatori dalla portata e dalla rosa di fuoco molto differenti tra loro. Il problema è che il giocatore si deve adattare a quanto il gioco mette sul piatto, dovendo preferire per forza di cose le armi più potenti per proseguire in scioltezza tra i vari livelli della storia. Abbiamo trovato per esempio molto più utile cambiare arma optando per quella con il danno per secondo maggiore piuttosto che mantenerne una meno forte ma che ci piaceva di più. Livelli e difficoltà salgono infatti indipendentemente dalla progressione del giocatore, costringendolo a continui update per restare al passo. A portare un pochino di varietà in tutto questo ci pensano alcune missioni secondarie che provano a variare leggermente il solito schema di distruzione totale, richiedendo magari di sganciare dell'equipaggiamento raro in un punto preciso del livello ma nulla che faccia davvero gridare al miracolo. A salvare dalla mediocrità la produzione ci pensa allora una soundtrack di ottimo livello, che rende le passeggiate nell'atmosfera meno pesanti da affrontare, un piccolo pregio buttato a casaccio tra una quantità di difetti difficilmente dimenticabili, inclusa una gestione dei menu e degli inventari davvero poco pratica, specialmente con il pad.
Conclusioni
Drifting Lands poteva davvero essere uno di quei titoli indipendenti da ricordare a lungo e invece si perde poi nelle cose più semplici. Gli sviluppatori di Alkemi sono partiti da un'idea giusta introducendo un sistema di bottini azzeccato e intrigante, dimenticandosi poi cosa rende davvero speciali gli sparatutto a scorrimento. Manca la precisione e la cura dei vari stage, così come mancano boss e nemici particolarmente memorabili e pure il sistema di crescita non riesce a convincere fino in fondo. In ogni singolo elemento della produzione ci sono alti e bassi, fatelo vostro solo se volete sperimentare qualcosa di nuovo, magari attendendo una forte offerta su Steam.
PRO
- Buona idea di base
- Il sistema di bottini spinge a proseguire nel gioco
- Ottima soundtrack
CONTRO
- Il gameplay non è abbastanza ricercato
- Schemi di gioco poco curati
- Nemici dimenticabili
- Menu piuttosto scomodi da navigare