Sarà l'ondata di buonismo quasi forzato che stiamo attraversando negli ultimi anni, o la semplice volontà di creare prodotti apprezzabili da qualunque generazione senza polemiche di sorta, ma dai videogiochi è in larga parte sparito "il bordello". Avete capito bene, il bordello: il casino, il caos, la devastazione pura e senza cervello. Si trovano molteplici titoli in commercio dove la spettacolarità e l'eccesso fanno parte della formula, certo, ma non se ne vedono quasi più dove tutto gira esclusivamente attorno a quello. E in tutta sincerità è un peccato, perché se da una parte è bello vedere il medium evolversi, espandersi e sperimentare tra una miriade di generi e ibridazioni, dall'altra non è il caso di abbandonare del tutto quei giochi pensati semplicemente per farvi spegnere il cervello e combinare disastri, anche perché proprio per via della loro rozza natura possono venir sviluppati in una miriade di modi interessanti. Volition deve averlo intuito, o non si spiegherebbe la deriva chiassosa dei suoi prodotti dopo il terzo Saints Row, culminata nella produzione del videogioco di cui parliamo oggi: Agents of Mayhem. Abbandonata infatti qualunque velleità di sfidare gli open world comuni sul loro stesso campo, i titoli della casa hanno puntato in toto sull'azione e sulla demenzialità, pur mantenendo una certa concretezza generale di universo e personaggi. Agents of Mayhem non è però solo il loro nuovo progetto... rappresenta la prova del nove per vedere se la casa - dopo il disastro di THQ - ha davvero trovato la sua strada.
Una IP non così fresca
Non fatevi ingannare dal nome: Agents of Mayhem non è una nuova proprietà intellettuale, bensì un gioco strettamente correlato alla serie Saints Row, il cui universo deriva direttamente da uno dei finali dell'espansione Gat Out of Hell. Personaggi e situazioni in parte coincidono, così come è rimasto l'umorismo grezzo e sboccato con cui il marchio ha conquistato molti dei suoi fan; aspettatevi dunque doppi sensi, fiumi di imprecazioni, ultraviolenza quasi cartoonesca e una generale mancanza di freni durante la campagna. Quello che invece non dovete aspettarvi è una narrativa incentrata sulle gang e la criminalità di quartiere come quella dei primi capitoli della saga: con questo prodotto i Volition hanno dato un calcio al passato dei Saints, puntando tutto sull'humour spinto e sui personaggi.
Il risultato finale è piacevole, perché il gioco non trattiene i colpi e fa uso (per non dire abuso) di stereotipi razziali, battutacce spassose e personaggi memorabili; eppure siamo una spanna sotto al misto di metanarrativa e parodia del gaming del quarto Saints Row, che riusciva addirittura a nascondere parte delle sue pecche a forza di assurdità e trovate geniali. Agents, in parole povere, cerca di essere una versione caricaturale di un film d'azione anni '90, con protagonisti da fumetto e rimandi ai Saints buttati nel mix: diverte dall'inizio a fine, ma non è memorabile quanto il suo predecessore. La trama, peraltro, risulta meno solida anche a causa dell'assenza di un singolo eroe personalizzabile, sostituito da una miriade di personaggi giocabili che rappresentano il fulcro dell'esperienza. Questo titolo è infatti completamente costruito attorno ai Mayhem, un'organizzazione impegnata a salvare il mondo dalle malvagie forze dei LEGION, e popolata da combattenti a dir poco "eccentrici" che potrete sbloccare e utilizzare a piacere di missione in missione.
Esercito di pazzoidi
Chiaramente la scelta di mettere il giocatore nei panni di un'intera organizzazione ha rivoluzionato la struttura dei Saints Row, anche se a Volition si sono ben guardati dall'abbandonarla totalmente. Agents of Mayhem si svolge infatti a sua volta in una mappa aperta e completamente esplorabile - la città coreana di Seoul - che, esattamente come il mondo virtuale del quarto capitolo, risulta piuttosto concentrata e punta su un gran numero di missioni più che sull'estensione. La metropoli asiatica al contempo rappresenta, tuttavia, poco più che un contenitore per gli incarichi dei Mayhem, pertanto il gioco alla fin fine è uno sparatutto inserito all'interno di un grosso hub più che un open world reale (la totale assenza di minigiochi non fa che sottolineare questa scelta del team di sviluppo). Ora della fine, dunque, la varietà risiede tutta nelle sparatorie e nei protagonisti sopracitati, che fortunatamente fanno il loro sporco lavoro.
Partirete infatti con un gruppo di eroi non particolarmente carismatico, composto da un vanitoso attore/stuntman, un rude bestione con la barba armato di fucile e una agile combattente esotica con il pallino dei droni, eppure non passerà molto prima che diventino disponibili missioni pensate per rimpinguare le fila della vostra organizzazione con guerrieri ben più memorabili. Si va da una virologa indiana incredibilmente abile con l'arco a un mutante russo con cannone congelante, passando per una geniale modella italiana e una rozza alcolista armata di gatling; i Volition insomma ce l'hanno messa tutta per creare un cast colorito e valido, consapevoli che avrebbe rappresentato il cuore del loro videogame. Le abilità a disposizione di ogni personaggio, poi, sono variegate almeno quanto coloro che le utilizzano, e rappresentano lo scheletro attorno a cui è stato costruito tutto il gameplay.
Tricks of the trade
In pratica, ogni eroe dispone di poteri unici, oltre ad avere una mobilità variabile e un'arma specifica. Tutto normale, non fosse che il titolo permette di selezionare tre di questi combattenti prima di ogni missione, e di sostituire l'uno all'altro in qualunque momento durante la battaglia (con un breve tempo di ricarica da rispettare una volta avvenuta la sostituzione). Per intenderci, è lo stesso trucchetto usato dai Warriors Orochi, ma portato all'ennesima potenza per via delle abilità sopracitate e delle "specializzazioni" di ogni eroe. Ci sono tank, guerrieri in grado di infliggere status negativi ai nemici, e mostri offensivi il cui unico talento è la devastazione (provate Daisy, non ve ne pentirete), in un pacchetto che conta dodici scelte principali più due legate ai preordini. Il mutamento del gameplay è tale che potreste ripetere la stessa battaglia una manciata di volte e massacrare con calma tutti in modo completamente diverso ad ogni riavvio, e i Volition hanno addirittura rincarato la dose mettendo a disposizione dei Mayhem le tecnologie Gremlin: strumenti costruibili nel quartier generale ed equipaggiabili che permettono di fare ancor più casino durante le sparatorie con un misto di laser orbitali, esplosivi improbabili e barriere difensive.
A questa equazione scoordinata bisogna poi aggiungere tutta una serie di altri fattori, perché il team di sviluppo non si è certo sprecato per quanto riguarda la personalizzazione dell'esperienza. Ogni protagonista, difatti, possiede una abilità attiva e una poderosa Abilità Mayhem che si carica a forza di uccisioni, ma queste possono venir modificate con dei gadget trovati nelle missioni. Gli effetti sono moltissimi, e possono trasformare dei coltelli da lancio accecanti in un campo di forza magnetico per attirare i nemici, o permettere a una granata di attivare scudi temporanei di potenza direttamente proporzionale al numero di avversari colpiti. Se poi si contano anche le tecnologie LEGION - progetti accomunabili ai gadget appena descritti, che però offrono ulteriori bonus passivi - dei cristalli potenzianti sparsi per la mappa, e delle statistiche modificabili salendo di livello, potete star pur certi di trovare il vostro equilibrio perfetto prima della fine del gioco.
La versione PlayStation 4
Se sulla nostra configurazione PC il titolo viaggia senza problema alcuno, lo stesso non si può dire della versione PlayStation 4 (base, su Pro la situazione è ben diversa), piagata da un frame rate ballerino. Si fatica a tenere i 30 frame stabili quando lo schermo si riempie di esplosioni, e credeteci se vi diciamo che si tratta di un'eventualità tutt'altro che rara in questo gioco. Il sistema è comunque strutturato abbastanza furbescamente da permettere di godersi comunque le sparatorie senza troppi problemi, ma è chiaro che l'esperienza viene in parte ridimensionata da questa situazione, pertanto riteniamo la versione per la piattaforma di Sony inferiore a quella da noi provata.
Una marea di roba
Questa massa la si ritrova anche nei contenuti classici, nonostante le dimensioni non esagerate della mappa di Seoul. Lo ripetiamo, si tratta per lo più di un hub, inserito per dare agli sviluppatori la possibilità di inserire automobili, missioni di guida e corse tra i tetti, e ai giocatori la chance di massacrare a casaccio dei poveracci innocenti; al suo interno però troverete una miriade di missioni primarie e secondarie - le primarie si attestano attorno alla cinquantina - dedicate rispettivamente ai Mayhem e alla improbabile galleria di cattivoni LEGION. Non è certo una struttura rivoluzionaria, e bisogna dire che dopo un po' di ore le location tendono a ripetersi (i covi, in particolare, vi annoieranno rapidamente); eppure il gioco riesce a mantenersi fresco e soddisfacente a lungo, vuoi per la validità degli eroi utilizzabili, vuoi per l'interessante sistema dedicato alla difficoltà, che permette di attivare nemici sempre più incavolati e ai livelli massimi porta a dover combattere contro truppe d'élite dotate di scudi e corazza (alcuni eroi hanno bonus al danno permanenti pensati proprio per contrastare questi tipi di difese).
Meno bene la difesa globale, una serie di mappe dove potrete spedire gli eroi inattivi ad ottenere contratti - achievement interni scaricabili anche online - a causa di missioni aggiuntive nei covi troppo ripetitive, ma è comunque difficile criticare la presenza dell'opzione. Persino il quartier generale dei Mayhem, l'Arca, contiene missioni virtuali aggiuntive e una galleria con informazioni nascoste dei protagonisti da sbloccare a forza di obiettivi realizzati. In poche parole: Agents of Mayhem è un gioco pensato per i completisti, che ci metteranno una vita a sbloccare tutto lo sbloccabile, portare i propri agenti al limite e ottenere ogni possibile chicca inserita nella mappa di Seoul. Al di fuori della ripetitività di certe mappe, comunque, l'unica vera debolezza del gioco risiede nel comparto tecnico, purtroppo deludente. Su computer infatti tutto fila liscio come l'olio grazie alla scalabilità del motore, ma graficamente non siamo certo davanti a un prodotto splendido (nonostante lo stile cartoon aiuti ad attutire il colpo e faccia risultare il tutto piuttosto pulito) e i bug non mancano. Ci è capitato - seppur di rado - di dover riavviare dei checkpoint per via di obiettivi bloccati o nemici misteriosamente spariti, o di osservare fenomeni grafici inspiegabili per le strade della città coreana. Sono inezie che non rompono il gioco, ma risultano comunque fastidiose e appartengono a un prodotto inequivocabilmente abbastanza rozzo in vari aspetti. Lo stesso shooting è tutt'altro che rifinito: gli aiuti alla mira sono mostruosamente marcati e tutto si concentra sul movimento (certi attacchi nemici sono addirittura indicati da aree colorate, a mo' di MMORPG) e sulla devastazione provocata dalle abilità, nonostante non manchino eroi specializzati nei colpi di precisione. Inspiegabile, inoltre, l'assenza di una modalità cooperativa: ci rendiamo conto del fatto che avrebbe "rotto" il gioco senza appello, ma sarebbe risultata a dir poco spassosa, aumentando il caos dell'azione a dismisura. Chissà se arriverà mai in futuro.
Conclusioni
Sarà pure lontano dall'eccellenza e tutt'altro che rivoluzionario, ma Agents of Mayhem rappresenta comunque un passo avanti rispetto agli ultimi giochi di Volition, grazie a un gameplay variegato e tamarro come non mai, e alla capacità di offrire un po' di divertimento puro con il suo umorismo eccessivo e politicamente scorretto e le sue caotiche battaglie. Pur con i suoi difetti, c'è bisogno ogni tanto di giochi caotici e ricchi come questo nel panorama.
PRO
- Eccessivo, tamarro, grezzo e politicamente scorretto
- Ricchissimo di contenuti, eroi, gadget e personalizzazioni
- Gameplay caotico e spassoso, con difficoltà modulabile a dovere
CONTRO
- Tecnicamente non eccelso, con alcuni bug fastidiosi
- Situazioni e location alla lunga si ripetono eccessivamente