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La recensione di Age of Empires: Definitive Edition

Torna Age of Empires in un'edizione "definitiva", ma è un'operazione deludente

RECENSIONE di Luca Olivato   —   19/02/2018
Age of Empires: Definitive Edition
Age of Empires: Definitive Edition
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Alla fine i ragazzi di Forgotten Empires sono riusciti a rispettare l'ultimatum e l'edizione "definitiva" di Age of Empires, immortale RTS pubblicato nel 1997 da Microsoft e sviluppato dalla defunta Ensemble, è pronta per essere scaricata. Questa volta la velocità di download del Windows Store, unica piattaforma digitale su cui è possibile acquistarlo, è stata in linea con le performance di Steam e in breve tempo, grazie alla fibra ottica, siamo stati in grado di cliccare sull'icona del gioco. Il primo impatto con il comparto single player (di quello multiplayer avevamo già discorso nel provato di qualche giorno fa) è un vero e proprio tuffo al cuore. A parte uno striminzito restyling della schermata iniziale, comunque in linea con gli stilemi del gioco, sembra di essere catapultati nel mezzo degli anni Novanta, in un periodo in cui i videogame stavano trovando il proprio posto nel mondo dell'intrattenimento di massa e c'era ancora un certo spazio per delle idee "audaci" anche nei cosiddetti "tripla A", categoria nella quale Age of Empires si riconosceva completamente essendo il titolo di punta della nuova politica Microsoft che avrebbe portato, qualche mese più tardi, allo sviluppo della prima Xbox.

Backstreet's back, alright(?)

Erano gli anni di WarCraft e Command & Conquer, ma anche di Civilization, e Bruce Shelley (ex braccio di destro di Sid Meier alla MicroProse), assieme ai fratelli Rick e Tony Goodman e Brian Sullivan decisero di mettere nel frullatore le due diverse filosofie di strategia (seppur in misura non uguale) per dare vita al primo di una serie di giochi di cui stiamo aspettando il quarto capitolo, affidato a Relic Entertainment. Un breve ripasso per chi all'epoca era distratto e per i più giovani che non hanno avuto, per motivi di anagrafe, la possibilità di mettere le mani sul CD-Rom del primo Age of Empires: si tratta di un RTS che rispetta i postulati introdotti dai mostri sacri del genere aggiungendo però l'evoluzione tecnologica che è uno dei pilastri fondamentali della saga di Civ. Naturalmente mancano tutti quegli aspetti che una gestione in tempo reale avrebbe reso eccessivamente difficili da tenere a bada, ma alcune sfumature, come la possibilità di persuadere la CPU ad allearsi in cambio di risorse, o ancora l'abilità dei sacerdoti di convertire alla propria causa le unità nemiche, sono un evidente rimando a Civilization.

La recensione di Age of Empires: Definitive Edition

Hit me baby one more time

La partita tipica inizia con un lavoratore: unità tuttofare che, oltre a costruire gli edifici, può essere adibita alla raccolta di cibo, legname, pietra e oro, ossia le quattro risorse fondamentali. I primi minuti si passano ad esplorare la mappa alla ricerca delle zone più ricche e a realizzare le strutture base necessarie per poter progredire nei quattro stadi di progresso della propria civiltà. Ce ne sono addirittura sedici, ma l'albero di sviluppo è sfortunatamente uguale per tutte, a parte qualche unità specifica. Man mano che ci si evolve si rendono disponibili nuove strutture e militari mentre si sbloccano contestualmente potenziamenti per quelli esistenti.

La recensione di Age of Empires: Definitive Edition

L'entusiasmo nel riscoprire le vecchie meccaniche viene velocemente smorzato dalla riproposizione di limitazioni che forse potevano essere accettate una ventina d'anni fa, ma che oggi sono decisamente più difficili da mandare giù. Le nostre lamentele riguardano in particolare le logiche di path-finding delle unità, che spesso si incastrano restando alla mercé di eventuali nemici, o che si limitano ad attaccare in autonomia solo l'avversario più vicino; una volta eliminato rimangono ferme e costringono il giocatore ad agire col mouse per evitare uno stillicidio. Anche l'intelligenza artificiale è rimasta la stessa: per avere un buon grado di sfida è necessario impostare almeno il livello "difficile", ma ci si rende conto che per essere più temibile la CPU semplicemente "bara" con la velocità di raccolta delle risorse, arrivando più rapidamente a costruire le unità più potenti. In sostanza quindi è sufficiente resistere ai primi e numerosi attacchi per poi sferrare il contraccolpo con un esercito che pareggi in numero quello avversario; obbiettivo reso un po' più complicato che in passato perché con la Definitive Edition il limite massimo della popolazione è salito a 250. Per quanto ci sia una certa varietà in termini di fanteria, i duelli con la CPU premiano sempre le falangi composte dalle unità più potenti che, in ultima analisi, si continuano a preferire anche nelle sfide con l'intelligenza "umana".

Il peso degli anni

La modalità giocatore singolo permette di affrontare nove campagne: alle otto originarie (quattro delle quali presenti nell'espansione Rise of Rome, che qui è stata integrata) i programmatori di Forgotten Empires ne hanno aggiunta una nona, La Prima Guerra Punica, che vede come protagonisti ancora una volta i centurioni romani e che era presente nella demo dell'expansion pack. Sebbene in un primo momento fosse trapelata la presenza di nuove sequenze cinematiche a "legare" i vari scenari, abbiamo constatato con beffarda amarezza che i filmati, che pure erano presenti nella release del 1997, sono stati del tutto eliminati per far posto a delle asettiche schermate fisse in cui una fastidiosissima voce narrante ci presenta gli obbiettivi da completare. Come ovvio le campagne sono caratterizzate da situazioni e limitazioni del tutto particolari e non ripetibili nelle partite online e rappresentano, nonostante tutto, la portata più appetitosa della cena celebrativa preparata da Microsoft, ripercorrendo i momenti salienti nello sviluppo di una civiltà. Malgrado le primavere sul groppone, questa modalità può ancora dire la sua, ma in breve tempo mostra tutti gli acciacchi degli anni soprattutto se confrontata con le evoluzioni più brillanti del genere, tra cui è impossibile non citare il non più giovanissimo StarCraft II, la cui campagna Wings of Liberty è recentemente divenuta gratuita, che ha stabilito standard narrativi e di coinvolgimento di tutt'altro livello. Una volta completate (ci si impiegherà più di trenta ore) c'è poi la possibilità di affrontare il computer, o altri avversari in carne ed ossa, impostando una serie di parametri come la morfologia e la dimensione della mappa, le condizioni di vittoria, eventuali alleanze e via discorrendo.

La recensione di Age of Empires: Definitive Edition

Trasposizione svogliata

La cosa che più balza all'occhio è la grafica aggiornata: i programmatori hanno utilizzato lo stesso engine di vent'anni fa (il Genie), con un lavoro di cosmesi sia sulle texture di terreno ed edifici, sia sulle animazioni delle unità. Non si può certo dire che il risultato faccia strappare i capelli, tutt'altro: la sola consapevolezza di essere al cospetto di un mostro sacro del genere riesce a far accettare uno standard che, ai nostri tempi, rappresenta il minimo sindacale anche per una produzione indipendente. Il fatto di poter agire sullo zoom non fa altro che girare il coltello nella piaga, poiché avvicinando lo sguardo sugli sprite si nota un lavoro non certo all'altezza del blasone della saga. Naturalmente questa Definitive Edition si adatta perfettamente allo standard FullHD e persino al 4K, mantenendo dei requisiti di sistema assolutamente alla portata di tutti, ma resta una magra consolazione. L'impressione è che si sia voluto banchettare sul cadavere di Age of Empires con il minimo sforzo economico, ed è ancor più paradossale considerando invece quanto era stato investito a suo tempo. Molto più efficace la "rimasterizzazione" della colonna sonora, veramente gradevole nell'accompagnare il giocatore durante le sessioni, mediamente abbastanza lunghe, senza mai venire a noia. Non siamo in grado di esprimere un giudizio sul comparto online in quanto in possesso di una versione per la stampa specializzata: abbiamo semplicemente constatato che quei difetti tecnici che affliggevano la beta sembrano essere stati risolti, ma non è stato possibile unirsi ad alcuna partita.

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • Sistema Operativo: Windows 10 64bit
  • CPU: AMD Ryzen 7 1700
  • RAM: 16 Gbyte
  • Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 1080

Requisiti minimi

  • Sistema operativo: Windows 10 64bit
  • CPU: Intel Core i5 @ 1,8 Ghz
  • RAM: 4 GB
  • Scheda video: Intel HD 4000
  • Spazio su disco: 17 Gbyte

Conclusioni

Digital Delivery Windows Store
Prezzo 19,99 €
Multiplayer.it
5.5
Lettori (20)
7.3
Il tuo voto

Con una maldestra operazione nostalgia Microsoft ha affidato a Forgotten Empires l'ingrato compito di riportare sugli schermi uno dei titoli più amati della fine degli anni Novanta. Il risultato è una riproposizione mimetica del titolo del 1997, semplicemente sottoposto ad un maldestro update grafico. Purtroppo, assieme ai tanti pregi rappresentati da meccaniche di gioco coinvolgenti ed immediate, sono presenti tutti quei difetti che all'epoca erano comprensibili ma che oggi non possono più essere tollerati. Ad un prezzo di circa venti euro si trova decisamente di meglio.

PRO

  • Un mito del passato
  • Ci si affeziona facilmente

CONTRO

  • Tutto troppo vecchio
  • Realizzazione tecnica scadente
  • Prezzo esagerato per i contenuti