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Un carico di nostalgia nella recensione di Crossing Souls

L'avventura targata Fourattic si candida a diventare lo Stranger Things dei videogiochi: avrà lo stesso successo?

RECENSIONE di Rosario Salatiello   —   22/02/2018
Crossing Souls
Crossing Souls
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Perché gli anni '80 ci piacciono così tanto? Rispondere in modo esauriente a questa domanda richiederebbe tutto lo spazio che abbiamo a disposizione per questa recensione, e anche oltre. Il ventunesimo secolo sembra voler vivere sempre più di nostalgia per gli anni in cui Internet non aveva ancora penetrato tutti gli aspetti delle nostre vite, lasciando apertissime le porte dell'immaginazione mentre tecnologia e società muovevano passi da gigante nella loro evoluzione. Non è un caso che a piacerci ancora tanto di quel decennio lì siano le storie che durante esso ci sono state raccontate, quando tutto sembrava possibile. Storie che spesso vedevano come protagonisti dei semplici ragazzi, coinvolti in avventure fantastiche come quelle vissute in E.T., I Goonies, Stand By Me e così via. In tempi recenti, il fuoco della nostalgia per i "teen movie" anni '80 è di nuovo divampato con Stranger Things, serie televisiva alla quale i creatori di Crossing Souls si sono senza dubbio ispirati, insieme ai film che abbiamo citato poco fa. Tutto questo preambolo per dire che a distanza di circa un anno dall'antipasto concessoci dal team spagnolo Fourattic, è finalmente arrivato il momento di dare il nostro parere definitivo su quest'avventura a forti tinte nostalgiche, finanziata a fine 2014 via Kickstarter.

Un carico di nostalgia nella recensione di Crossing Souls

Ricordo di un’estate

La componente narrativa è naturalmente una delle basi di Crossing Souls, ambientato in una cittadina della California nel 1986. Se appartenete alla generazione che ha fatto diventare dei cult i film che abbiamo citato nell'introduzione saprete già più o meno dove si va a parare: siamo all'inizio dell'estate, in compagnia di un gruppo di amici che dopo aver fatto una macabra scoperta si ritrova nel bel mezzo di una straordinaria avventura, a metà tra la cospirazione politica e il paranormale. Le "anime attraversanti" che danno il titolo a questo gioco sono infatti quelle dei suoi stessi protagonisti, che ben presto saranno in grado di ottenere il potere di fondere il mondo dei vivi con il Duat, l'oltretomba dell'Antico Egitto dove dimorano le anime dei morti.

Un carico di nostalgia nella recensione di Crossing Souls

Uno straordinario potere, in grado di attirare l'attenzione del malefico Major Oh Rus, intenzionato insieme ai suoi scagnozzi a sfruttarlo per soddisfare la sua sete di conquista del mondo intero. Stando ben attenti a non svelare altro sulla trama, quello che possiamo dire su di essa è che nonostante la sua natura derivativa essa riesce a conservare una propria identità, spiazzando il giocatore proprio nei momenti in cui i cliché sembrano avere la meglio. In questo modo temi maturi e non banali riescono a convivere coi tanti elementi ereditati dalle storiche avventure degli anni '80, alternandosi tra momenti contraddistinti da un certo livello di drammaticità e altri in cui è la facile ironia a farla da padrona. Agli schemi classici appartiene anche la composizione del quintetto di protagonisti: il primo è Chris, leader del gruppo dal cuore generoso ma un po' troppo impulsivo. Ad accompagnarlo troviamo in ordine di apparizione Matt, figura corrispondente invece allo stereotipo del secchione occhialuto, in grado di sopperire con la sua intelligenza e le sue invenzioni (è dotato di una pistola laser e scarpe-razzo) alla mancanza di prestanza fisica. Big Joe è invece il tipo forzuto del gruppo, utile nel momento in cui c'è da spostare qualcosa di pesante o da cavarsela all'interno di una scazzottata, mentre la penultima figura è la Beverly Marsh (giusto per tirare in ballo anche It) della situazione: Charlie, ragazzina dal carattere forte alle prese con un padre problematico, per la quale più o meno tutti sembrano avere una cotta. L'ultimo del gruppo è Kevin, fratello di Chris all'apparenza abile solo a far scoppiare gomme da masticare e tirare sonore scorregge: anche lui andando avanti nella storia saprà comunque rendersi utile in un modo tutto particolare.

Tutti per uno, uno per tutti

Dopo essere partiti nei panni di Chris, la prima ora di Crossing Souls viene trascorsa a fare la conoscenza degli altri elementi che compongono la combriccola. Una volta raccolti tutti e cinque i personaggi, il giocatore continua a controllarne uno solo su schermo, con la possibilità di passare da uno all'altro in qualsiasi momento. Nel momento in cui c'è bisogno di arrampicarsi, per esempio, occorre fare uso di Chris e delle sue abilità, mentre per compiere lunghi salti tra una piattaforma e l'altra può essere necessario fare ricorso a Matt e alle sue scarpe speciali. Dalle prime fasi in cui si prende confidenza il gioco ci mette man mano di fronte a situazioni più complicate, dalle quali uscire facendo collaborare i protagonisti. Anche se è presente qualche enigma, Crossing Souls si avvicina più al mondo dei platform che a quello delle avventure grafiche, impostando quindi le proprie dinamiche sul meccanismo di "trial and error" che era comune nei videogiochi di una volta.

Un carico di nostalgia nella recensione di Crossing Souls

Niente di impossibile, intendiamoci, siamo sempre nel 2018 e la pazienza dei videogiocatori non è più quella di un tempo: il massimo che può capitare è dover riprovare un paio di volte una lotta contro un boss per impararne a dovere i pattern, o ricominciare da capo una serie di salti prima di arrivare al punto desiderato. Tra uno sviluppo e l'altro della trama non c'è modo di annoiarsi, anche grazie ad alcuni minigiochi che vanno anch'essi a omaggiare alcuni generi videoludici del passato: non andiamo oltre, per non rovinarvi il gusto di scoprire da soli di cosa si tratta. Volendo trovare un difetto alle dinamiche di Crossing Souls, possiamo dire che il trio spagnolo di Fourattic avrebbe forse potuto organizzare qualche fase per far collaborare in modo più profondo i protagonisti del gioco. Così come per gli enigmi, anche per i combattimenti il giocatore ha tante opzioni quanti sono i personaggi (meno uno): mentre delle abilità di Matt e Big Joe abbiamo già parlato, Chris ha a disposizione una mazza da baseball con cui respingere i colpi, mentre Charlie è dotata di una frusta utile per uscirsene in situazioni in cui si presentano più nemici. Questi ultimi molto spesso provengono dal regno dei morti, potendo godere così di abilità particolari. I vari boss sono tutti abbastanza ispirati e divertenti da fronteggiare: non vi aspettate avversari impossibili da battere, visto che come già indicato non si raggiungono le vette di difficoltà toccate dai videogiochi dell'epoca a cui Crossing Souls si ispira.

Un carico di nostalgia nella recensione di Crossing Souls

Nostalgia d’autore

La carica romantica di Crossing Souls trova un validissimo alleato nel comparto tecnico del gioco, completamente allineato anche da questo punto di vista agli anni '80. L'emblema di tutto ciò è rappresentato dalla camera di Chris e Kevin, mostrata all'inizio dell'avventura: una perfetta fotografia di quello che poteva essere l'angolo di vita di qualsiasi teenager, con una console attaccata a una televisione a tubo catodico, poster di Michael Jackson e dei Ghostbusters (le citazioni a questo e ad altri film dello stesso periodo sono molteplici) e una coppia di walkie talkie per comunicare a distanza. La grafica pixellosa ci riporta alle vecchie avventure grafiche targate LucasArts, con una cura dei dettagli pressoché maniacale. Dalle animazioni agli elementi su schermo, si vede che i tre ragazzi di Fourattic hanno dedicato molto tempo a rifinire l'aspetto della loro creatura, particolarmente ispirata anche nelle musiche affidate a Chris Köbke e Timecop1983. Per i dialoghi non esiste parlato ma viene tutto mostrato su schermo in inglese, lasciando spazio ad alcune scene animate d'intermezzo per i momenti più intensi della trama. Anche se giocate su PC, tenete presente che gli sviluppatori stessi consigliano l'uso di un controller per ottenere una migliore precisione nei movimenti, nonché una maggiore semplicità di gestione dei comandi.

Un carico di nostalgia nella recensione di Crossing Souls

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • Sistema operativo: Windows 10 - 64-Bit
  • CPU: Intel Core i7 920 @ 4,2 GHz
  • RAM: 16 GB
  • Scheda video: NVIDIA GTX 970

Requisiti minimi

  • Sistema operativo: Windows Vista o superiore
  • CPU: Intel Core2 Duo E4500
  • RAM: 1 GB
  • Scheda video: GeForce 9600 GT (256 MB)
  • Memoria: 4 GB di spazio disponibile

Requisiti consigliati

  • Sistema operativo: Windows Vista o superiore
  • CPU: Intel Core i3-2100
  • RAM: 4 GB
  • Scheda video: GeForce GTX 460 (1024 MB)
  • Memoria: 4 GB di spazio disponibile

Conclusioni

Versione testata PC Windows
Digital Delivery Steam, PlayStation Store
Prezzo 14,99 €
Multiplayer.it
8.0
Lettori (8)
6.2
Il tuo voto

Nonostante sia un gioco che fa della nostalgia il proprio punto di partenza, Crossing Souls è comunque in grado di ritagliarsi una propria identità. Una cosa per niente semplice quando si tirano in ballo certi stereotipi, della quale bisogna dunque dare atto ai ragazzi di Fourattic: pur attingendo a piene mani dalle tantissime opere a cui questo titolo dichiara il proprio amore, alla fine dei giochi Crossing Souls non risulta per niente scontato. Anzi, se proprio dobbiamo dirla tutta l'avventura di Chris e compagnia è molto più profonda di alcune storie "originali" provenienti dagli anni '80, per le quali a un certo punto non ci si sforzava più poi così tanto. Concludendo, se il vostro anno di nascita si aggira intorno al 2000 difficilmente riuscirete a cogliere il senso di quest'opera. Se invece avete qualche primavera in più sulle spalle, le circa otto ore necessarie a completare Crossing Souls vi riporteranno indietro nel tempo come una DeLorean, a un prezzo più che accessibile.

PRO

  • Un tuffo negli anni '80
  • Più profondo di quanto possa sembrare
  • Atmosfera perfetta, colonna sonora speciale

CONTRO

  • Solo per inguaribili nostalgici
  • Si poteva approfondire qualche aspetto
  • Qualche scelta poco coerente nello sviluppo della trama